Il castello San Mauro partecipa alla campagna “I Luoghi Del Cuore” promossa dal FAI |
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sabato 27 giugno 2020 10:30 |
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Una bellezza senza tempo che potrebbe essere destinatario di un progetto da parte del FAI. Il castello di San Mauro, o quello che di esso ne resta, è tra i beni architettonici che quest’anno partecipano alla campagna de “I Luoghi Del Cuore”, la campagna nazionale per i luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano (FAI) in collaborazione con un gruppo bancario italiano. Una iniziativa che se sostenuta, potrebbe contribuire fattivamente a ridare la giusta dignità ad un luogo storico, simbolo dimenticato delle origini di Corigliano, oltre che ad arricchire il patrimonio artistico architettonico del nuovo comune. Non si tratta di una prima esperienza per l’imponente roccaforte medievale, che però non ha goduto di supporto, riuscendo a raccogliere appena una manciata di voti tra le campagne che si sono succedute tra il 2004 e il 2018. Non era andata meglio per il Monastero del Patire, che ora grazie al sostegno della città scala la classifica. Si spera che la stessa attenzione possa essere focalizzata anche per il Castello, che tra le sue mura custodisce segreti, storia e leggende. L’imponente castello rappresenta, infatti, uno dei più interessanti modelli di architettura rinascimentale dell’intera Calabria. Il fabbricato odierno, risalente al XVI secolo, dovrebbe insistere sui resti di un edificio medievale, probabilmente un monastero. Secondo le fonti questo edificio fu costruito presso la distrutta Copia-Turio, probabilmente edificata intorno al 190 a. C. dal Senato Romano, i cui ruderi fornirono le pietre usate per la costruzione delle sue mura. La trasformazione in palazzo fortificato avvenne nel XVI secolo ad opera dei Principi Sanseverino. In questi anni ospitò Carlo V D’Asburgo di ritorno dalla Tunisi, che, secondo la leggenda, fu ammaliato dalla bella consorte del principe Pietro Antonio Sanseverino, Giulia Orsini di costumi disinvolti la quale cedette alle avances dell’imperatore. Partito Carlo V, però, di lei non si seppe più nulla, forse vittima del marito. I lavori di recupero e riammodernamento della struttura furono eseguiti sotto il Ducato di Giacomo Saluzzo, per tutto il Seicento ed il secolo successivo. Gli interventi cercarono di mantenere inalterati gli ornamenti originali, come lo stemma dei Sanseverino rimasto intatto presso l’ingresso. Nel 1828 con il passaggio di proprietà sotto Giuseppe Campagna, ha inizio il lento abbandono della masseria. C’è tempo fino al 16 dicembre di quest’anno per esprimere il proprio voto sul sito ufficiale del FAI, appositamente dedicato all’iniziativa.
Antonella Balestrieri
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Fonte: Gazzetta del Sud
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