Corigliano-Rossano: La Festa di Sant’Antonio al tempo del Covid 19 |
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Messaggio di don Gaetano Federico alla comunità |
martedì 16 giugno 2020 13:52 |
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Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie a Dio e a Sant’Antonio di Padova per essere tornati alle celebrazioni comunitarie. È dal 18 maggio scorso che sperimentiamo questa fase nuova, dopo oltre due mesi di totale quarantena, a causa del nuovo Coronavirus. Anche se in clima di restrizioni per la fase 3 in cui tuttora ci troviamo abbiamo avuto modo di celebrare degnamente la Tredicina e la festa di Sant’Antonio, seppur solo in ambito religioso. Ogni sera abbiamo avuto una presenza stabile di 100 persone circa, mentre le due domeniche abbiamo fatto il “tutto esaurito”, sempre rispettando il distanziamento sociale e la capienza massima della chiesa. Siamo certi dell’intercessione del Santo dei miracoli per questo grande regalo, dandoci la possibilità di lodare, supplicare e ringraziare il Signore nella sua casa, nel tornare a frequentare le piazze e gli altri luoghi pubblici. Quest’anno siamo stati accompagnati durante la Tredicina dall’enciclica di Papa Francesco “Laudato si” in occasione del V anniversario della sua promulgazione. Le comunità cattoliche (e non solo) del mondo sono state invitate dal 16 al 24 maggio scorso a prendere parte a questo progetto attraverso seminari online e iniziative di approfondimento, che hanno mirato a promuovere una riflessione regolare e valide strategie per preservare la salute della nostra casa comune e degli esseri viventi che la abitano. Papa Francesco ha invitato ciascuno ad aderire alla campagna mondiale di sensibilizzazione, esordendo con un quesito: “Che tipo di mondo vogliamo lasciare a quelli che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”. Questa domanda iniziale, che racchiude un forte richiamo alla responsabilità individuale, è il punto di partenza per cambiare mentalità e fornire delle risposte all’attuale crisi ecologica. Come ha ricordato il pontefice, “Il grido della terra e il grido dei poveri non possono più aspettare. Prendiamoci cura del creato, dono del nostro buon Dio Creatore”. La nostra Diocesi, su indicazione dell’Arcivescovo mons. Giuseppe Satriano, ha aderito a questa iniziativa. L’Arcivescovo così ha affermato: “Quanto accade nella nostra Calabria, dove spesso si sono registrati reati contro l’ambiente a scapito della salute di tanti cittadini,e nel nostro territorio diocesano, ancora impegnato nella risoluzione di problematiche ambientali, ci rimanda ad una società che fa fatica a dare un senso valoriale al quotidiano e a scelte significative per la vita di ogni giorno». Durante tutta la Tredicina abbiamo sviluppato i sei capitoli di cui è composta l’Enciclica cercando di coniugarla e contestualizzarla nell’ambiente in cui viviamo, richiamando tutti ad una mentalità nuova, sollecitata anche dalla “palestra obbligata” a cui ci ha sottoposti l’emergenza Covid 19 e di assumere nuovi stili di vita. Cari fratelli e sorelle, il nostro riferimento costante è Padova, luogo in cui Sant’Antonio concluse la sua vicenda terrena a soli 36 anni, centro nevralgico per il culto del Santo, che è il più venerato al mondo. Proprio a Padova, dopo secoli, la statua processionale di S. Antonio oggi non ha attraversato le vie della città. È stato possibile invece la benedizione dall’alto di un elicottero, messo a disposizione dall’esercito, a far sentire la presenza del Santo. Un modo non solo alternativo rispetto alla tradizionale processione, ma pure funzionale a far giungere l’intercessione del Santo in particolare nei luoghi dove l’epidemia si è fatta sentire con tutta la sua virulenza nel Veneto, come Merlara, Vo’ e Schiavunia. In questo 2020 si fa memoria degli ottocento anni della vocazione francescana di sant’Antonio. In occasione di questo anniversario Papa Francesco ha scritto una lettera al ministro generale dell’Ordine dei Frati minori conventuali”. Di quanto scrive il Papa, mi colpiscono due parole, riferite in particolare ai giovani. La prima è “passione”:Passione nel senso dell’appassionarsi alla vita, dell’entusiasmarsi alla verità e alla giustizia. Non basta offrire ai giovani oggetti o esperienze per godersi la vita. Il coronavirus smaschera ancor più il bisogno di ragioni di vita. Non basta garantire il benessere alle nuove generazioni, è necessario per noi adulti un essere-ben radicati nella nostra vocazione, credere cioè noi per primi nella verità e nella giustizia ed esserne testimoni credibili e affidabili. Solo così si genera passione alla bellezza del vivere. Solo così i nostri giovani possono affrontare l’angoscia provocata dal pessimismo crescente, che diventa sfiducia nelle istituzioni e in un futuro incerto”. L’esempio di Antonio può sUscitare dunque la speranza dell’impossibile reso possibile. Dei sogni che diventano realtà, dei progetti realizzabili e realizzati”. La seconda parola è fecondità: La generazione giovanile si coniuga con la fecondità. Possiamo infatti vivere una vita sterile. Possiamo rischiare di buttare via la nostra vita. Perciò, siamo responsabili della nostra vita affinché non si perda. Per questo bisogna che la vita sia generativa. Abbiamo bisogno di giovani generativi. Per generatività intendo quanto qualche anno fa come Diocesi abbiamo affermato, attraverso la Lettera Pastorale del nostro Vescovo. Non si tratta solo di pensare che i giovani si sposino e siano procreativi. Si tratta di uscire dal nostro delirio di autonomia e onnipotenza tecnologica, per cui siamo concentrati solo su noi stessi. In tal senso, il coronavirus ci ha edotti sulle nostre fragilità, sul rischio di generare solitudine e non futuro. Serve domandarci come e dove essere generatori di vita, capaci di donare, di vivere una vita generosa, che si spende per amore degli altri. Chiediamo allora a san Francesco di Assisi e a sant’Antonio di Padova passione e spirito generativo, perché senza queste qualità non c’è possibilità di ripartenza dopo la pandemia. Il Santo possa essere per le nuove generazioni un modello da seguire per rendere fecondo il cammino di ciascuno. La pandemia da Covid-19che ha colpito tutto il mondo ha travolto e stravolto come un uragano le nostre vite. Anche la festa del Santo ne subisce le conseguenze. Come a Padova, anche a Corigliano quest’anno, dopo chissà quanti anni la statua di Sant’Antonio non ha potuto attraversare le vie della nostra parrocchia, della nostra città. Una rinuncia obbligata che però ci offre l’occasione per riflettere, mettendo al centro l’aspetto cultuale che si deve tradurre in atteggiamenti e stili di vita che abbiano il sapore della prossimità e vicinanza verso chi è solo, impaurito da questa pandemia, chi è malato o afflitto da preoccupazioni e ansie della vita. Esperienze vissute a livello diocesano e inter-parrocchiale. Basti pensare all’impegno profuso dai nostri volontari nei mesi da marzo a giugno, nell’andare incontro ai bisogni di intere famiglie, fornendo loro viveri e beni di prima necessità, per non soccombere nella rassegnazione e in gesti di disperazione. A questo proposito sento il dovere di ringraziare quanti si sono spesi in tal senso nelle nostre due comunità di Sant’Antonio e Santa Maria Maggiore. Un pensiero va al Comune di Corigliano-Rossano e ai suoi amministratori. Sono momenti difficili di scelte a volte impopolari. Preghiamo affinchè ogni scelta legata alla funzionalità delle sedi comunali sia ben ponderata e non affrettata, senza far intendere come si suol dire “di spogliare un altare per vestirne un altro”. Inoltre sollecitiamo un atteggiamento di vicinanza e prossimità verso i bisogni di tutto il territorio, fatto non solo di centri urbani, ma di frazioni e contrade che meritano attenzione costante. Nessuno sia lasciato solo, a tutti siano date risposte alle varie domande e attese. Si ascoltino i bisogni di tutti e ad essi si diano sempre risposte, anche se a volte non potranno che essere negative, ma si diano sempre risposte. Lo scorso anno dal 13 al 16 settembre abbiamo ricevuto tre doni importanti, uno dei quali in modo permanente: la presenza dei frati Conventuali provenienti direttamente da Padova, le Reliquie ufficiali del Santo che girano tutto il mondo e la reliquia ex massa corporis che questa sera è incastonata in questo bel reliquiario, che col vostro contributo abbiamo acquistato. A Sant’Antonio, alla sua potente intercessione vogliamo rivolgerci e avremo sempre la possibilità di rivolgerci, visto che, attraverso la reliquia, il santo sarà in mezzo a noi. Auguri a tutti coloro che portano il bel nome di Antonio, Antonella, alla comunità, auguri all’intero territorio e che Sant’Antonio ci aiuti a camminare e a vedere al più presto in piena Luce.
Don Gaetano Federico, Parroco e Vicario zonale
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COMUNICATO STAMPA
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