Solo chi ama la propria terra ha il diritto di parlarne male |
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Stamattina mi sveglio, penso alla mia Calabria e cerco affannosamente risposte. |
sabato 2 maggio 2020 15:26 |
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Non ricordo con precisione la frase ma ricordo più o meno queste parole di una citazione fatta da una giornalista del tg regionale riferendola a Gratteri che per la sua terra dà anima e corpo da anni. Stamattina mi sveglio, penso alla mia Calabria e cerco affannosamente risposte. Dopo ricerche su varie enciclopedie online, concentrando la lettura sui paragrafi dedicati all’ “Economia della Regione“, so che la mia bella terra è in testa alla classifica delle Regioni Italiane più povere. La Calabria ha basso reddito annuo pro capite (che - per chi, come me, ci capisce poco di economia - significa, più o meno, quante pagnotte all’anno produce ogni calabrese). Al contrario, la Regione ha un elevato tasso di economia sommersa (che vuol dire che ci sono tante attività che contribuiscono alla ricchezza ufficiale della Calabria ma che non sono regolarmente registrate e tassate). Tale ultimo fenomeno è anche dovuto alle quasi inesistenti attività di supporto alle imprese (che sarebbero quelle che aiutano gli imprenditori a trovare risorse, ad affermarsi in un determinato settore e a sviluppare la loro attività) che generano riflessi negativi sulla capacità competitiva delle aziende locali, le quali fanno un fortissimo ricorso al lavoro sommerso. A ciò si aggiunge la questione delle infrastrutture che da sempre sono una delle vere e proprie piaghe della Regione: strade, reti ferroviarie e porti sono, infatti, insufficienti (il loro sviluppo è penalizzato anche dalla geografia fisica della terra calabra: la punta dello stivale è lunga e stretta con al centro rilievi montuosi importanti che si snodano in molte aree collinari e poche zone di pianura). Non mi soffermo sulla larga diffusione della criminalità organizzata (settore quello che non conosce crisi ed è sempre in espansione in una Regione che non offre molte alternative). L’economia calabrese si fonda sull’agricoltura (che però occupa, di fatto, una bassa percentuale della popolazione ed è, comunque, in diminuzione). La gran parte dei calabresi occupati, invece, è alle dipendenze di una pubblica amministrazione. L’industria è scarsamente sviluppata (pochi sono gli occupanti nel settore) e concentrata solo in alcune zone (Gioia Tauro con il porto industriale e commerciale - previsto originariamente come supporto logistico ad un insediamento siderurgico mai realizzato - è attualmente il principale centro di trasbordo merci in container nel Mediterraneo e Crotone che è l’unico centro industriale che si distacca dal semplice livello manifatturiero con impianti metallurgici e chimici, peraltro in fase di riconversione). Gli investimenti pubblici nel settore industriale non sono stati pochi ma si sono rivelati di scarso successo a causa della cattiva (chiamiamola così) gestione. In ultimo, alcune zone della Calabria basano l’intera economia sul turismo, settore però confinato alla sola stagione estiva e fortemente penalizzato dallo scarso sviluppo delle infrastrutture e degli altri servizi.
Roberta Chiaro
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Roberta Chiaro
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