Corigliano-Rossano: La lotta al Covid-19 si fa con il quarantenato e non per il primariato |
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Serve davvero un POLO COVID-19 a Rossano? A chi? Sarebbe per davvero un luogo di lavoro e cure sicuro? |
lunedì 20 aprile 2020 16:21 |
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La problematica del polo COVID-19 a Rossano è, con ragione, assurta a momento di discussione politico-amministrativa alla quale non bisogna sottrarsi. Vale a mio giudizio la pena, fornire alcuni spunti di riflessione in merito alla vicenda. TERAPIA INTENSIVA: In Calabria, sono attivi circa 150 posti (di cui una quarantina allestiti per questa emergenza) di terapia intensiva. Nelle settimane “calde” dell’infezione da Coronavirus, i pazienti lì ricoverati sono stati al massino una ventina. Nel momento in cui scrivo, i presenti sono 8 in tutta la regione. Significa che, nonostante si ancora al di là da venire la fine della pandemia, molto probabilmente il numero di questi pazienti sarà prossimo allo zero. Bene chiedere nuovi posti di terapia intensiva anche per il futuro. Male mettere in piedi tutto questo gioco pericoloso, forse solo per agevolare le ambizioni personali di qualcuno. HUB e SPOKE: è fin troppo chiaro che, ovunque ma soprattutto in Calabria, la gestione dell’emergenza pandemica può essere garantita solo dagli ospedali HUB. Quelli più grandi, quindi. Innestare, negli ospedali come i nostri, che vivono tra mille difficoltà sulle spalle degli operatori, oltre a rappresentare una aberrazione, rischia di renderli luoghi di amplificazione del contagio. E’ proprio questo invece, il momento di pretendere, battendo i pugni sul tavolo (ma non a parole..) la riorganizzazione dei nostri due ospedali! Diffidando, se necessario chiunque per ottenere le garanzie che in nuovo ospedale si faccia, presto, bene e completamente. Se pretendessimo di completare gli organici e l’arrivo delle strumentazioni per ordinario, potremmo – avendo già ottime risorse professionali- supplire non solo alle carenze storiche del nostro territorio, ma attrarre i ricoveri ordinari dagli ospedali HUB ora sotto pressione per il COVID-19. Bene quindi ottenere la Pneumologia, ma quando arriva il tempo di sanare questioni profonde, come l’implementazione dei Pronto Soccorsi di Corigliano e Rossano, la chiusura di Neurologia, il potenziamento dell’area Materno-Infantile e dell’Ortopedia, e svariati altri reparti che lavorano da anni grazie al sacrificio infinito del personale? Credo, fermamente, che quel tempo sia adesso. Questa era il momento politico di rivendicare il giusto. Ed il necessario. Non di fare voli pindarici o chilometri per essere, nuovamente come territorio, presi per i fondelli (“ vi daremo per il futuro nuovi posti letto”). Il rischio, è che, con una logica molto calabra, si stia ancora una volta trasformando una tragedia collettiva in un’opportunità per pochi. AFFARI: si muovono parecchi soldini, intorno a questa faccenda. Come (e da chi?) saranno gestite le gare di appalto, vista la ristrettezza dei tempi e l’eccezionalità del momento per il polo COVID-19? ASSUNZIONI: come avverrà il reclutamento del personale medico, tecnico amministrativo ed assistenziale? Per chiamata diretta? O sarà l’ennesima occasione per chiamare chi si vuole? STRUTTURA: tecnicamente, è quella di Rossano una struttura adeguabile ( seriamente…) a necessità del genere? Perchè se così non fosse, rischieremmo di creare un luogo di contagio in primis, per gli operatori sanitari (a cetraro, un’ infermiera del reparto è risultata positiva ieri) e poi per tutti i pazienti non COVID-19……In tal senso che questi “esperimenti di provincia” siano non solo fuori logica ma anche pericolosi, lo afferma proprio oggi il Ministro Speranza: “Occorre avere più sicurezza nei luoghi di lavoro. Gli ospedali misti moltiplicano il contagio”. LOTTA AL CORONAVIRUS: giocare “in casa”. Come abbiamo visto, il virus sta diventando multiforme. Un dato è certo però: scende, fortunatamente, il numero degli ospedalizzati per condizioni medio-gravi. Un grande risultato sicuramente ( che rende ancora più ridicolo il farsi scaricare sul groppone il Polo COVID-19 a Rossano) Però non consente di proclamare la nostra vittoria. In attesa del vaccino, è chiaro che la partita si sposta su un altro terreno: quello del controllo dei positivi. Dell’epidemiologia, quindi. Agevolati dal prossimo (si spera) arrivo dei test, la nostra assicurazione sulla vita sarà capire gli ambiti del contagio, controllandone le possibili vie di ampificazione. L’immediato futuro è l’espansione dell’Igiene Pubblica, del controllo “a casa” del coronavirus. In questa direzione, i miei ringraziamenti da cittadino e medico, vanno al dottor Martino Rizzo, che proprio in tal senso si sta prodigando, confermando che la via obbligata, per ora è quella di sapere come si muove il virus sul nostro territorio, per potergli tagliare ogni via, isolandolo. Stasi: bene, quando ha posto, su indicazione delle autorità sanitarie, in quarantena un congruo numero di persone; malissimo quando ha accettato a Cosenza il baratto di promesse di futuri reparti e posti, con la fregatura dell’inattuabile “polo”. Solo col l’estensione del quarantenato e con la gradualità consapevole della fase 2 usciremo da questo triste periodo. PROPOSTE: le istituzioni tutte,hanno quindi l’obbligo di invertire la rotta e lavorare insieme nella direzione “ domiciliare” della lotta al COVID-19-19. L’Amministrazione deve essere il faro della “RETE DI ASSISTENZA TERRITORIALE E DOMICILIARE”, perché ne possiede la conoscenza e le competenze,; deve chiedere ed agevolare la nascita in questo territorio di quante più U.S.C.A possibile ( Unità Speciali di Continuità Assistenziale, previste dal decreto legge numero 14 del 9 marzo scorso) formata da equipe medica che si occuperanno dell’assistenza durante l’isolamento domiciliare dei pazienti positivi al Coronavirus, alle quali dare il massimo supporto logistico comunale. I medici e gli infermieri dell’U.S.C.A. si rapportano con i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i medici di continuità assistenziale e i medici della centrale unica 118, per l’aggiornamento sul decorso clinico dei pazienti. Le cure, quindi a casa dei pazienti. Non i pazienti positivi assieme a quelli con appendicite, fratture, mal d’orecchi o infarti, tutti insieme appassionatamente. Il nostro Comune istituisca un Centro Epidemiologico Comunale, composto da professionisti (di varie discipline) che sia da supporto alle istituzioni sovracomunali, che aggiorni sulle traiettorie intraprese dal virus nel nostro territorio e orienti la politica (tutta, non solo quella di mezzanotte) alle scelte. MANZONI: Consiglio molto umilmente il rinfresco delle parole di don Abbondio quando afferma: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”, all’esimio collega medico e membro della “ maggioranza” che propone lezioncine di virtù per medici e consiglieri comunali, salvo poi perdere la voce quando esponenti della stessa maggioranza offendono il coraggio e la dignità di medici e operatori sanitari.
Gino Promenzio Consigliere Comunale
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COMUNICATO STAMPA
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