“La Giustizia“, componimento di Luigi Visciglia |
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sabato 21 ottobre 2017 19:27 |
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la giustizia 19 ottobre 2017
Hammurabi! Una bellissima donna idealizzò, di porpora e seta la vestì, di una spada armò la mano sinistra, una statera a due piatti le mise nella mano destra, con dorata corona le cinse la testa; la spada per giustiziare, la stadera per pesare e giudicare. Dal Codice nacque la Legge: patto sociale virtuoso, regole eque nel rispetto altrui per convivenza sociale. Zeus in un amplesso divino generò Dike, dea della giustizia; con venerazione gli uomini s’inchinano alla dea, timore incute il tempio di Astrea, Nel susseguirsi degli uomini muta il potere. L’uomo avido d’immunità partorì l’ingiustizia, Adikia crebbe mimetizzata e forte nelle pieghe del comando. Adagio, la giuridicità fu spogliata della dignità, l’etica, la saggezza, l’imparzialità, l’equità, la rettitudine, di stracci fu rivestita, senza la stadera. Nell’orgia del potere una semplice concubina è la legalità. Per necessità o scelta di vita, i figli della miseria umana cadono dalla linea della giustezza, severa è la pena per gli afflitti. Il Giudice! Uomo con le sue debolezze, giudica con parzialità le frodi del potere, emette sentenza: il fatto non sussiste; il potere non si autocondanna, la giustizia è l’utile del potere, un esercizio senza legge. Nella sottile linea della legalità si perpetra la più efferata ingiustizia in nome di una giustizia disuguale.
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Luigi Visciglia
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