Una Fusione che divide: un unicum nostrano |
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mercoledì 18 ottobre 2017 12:39 |
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Il mio vuole essere assolutamente solo un articolo di chiosa su un tema che è diventato parte della nostra quotidianità, motivo di forte interesse e di forti scontri, un tema, insomma, che ci ha decisamente scombussolati. A pochissimi giorni dal referendum che ci vedrà protagonisti questo 22 ottobre, del tema della Fusione non so cosa resterà a noi cittadini. Se ne è parlato in tutte le lingue e in tutte le salse e credo che l’unico sentimento che si porterà dietro sarà quello di delusione profonda e di consapevolezza che questo matrimonio “nu sadda fa”. Sono una giovane ragazza Coriglianese, che ha deciso di interessarsi al tema nelle retrovie e dando il proprio contributo nel piccolo delle proprie capacità. Ho deciso di ascoltare sia le ragioni del SI che le ragioni del NO cosi da poter avere un’idea assolutamente chiara e poter votare in modo consapevole. E come ho avuto io questa possibilità, avrebbero dovuta averla anche tutti i cittadini sia Coriglianesi che Rossanesi, ma da questo punto di vista poco è stato fatto. Ahimè, ci saranno tante persone che voteranno in modo condizionato e non libero, votando magari SI perché credono, o gli hanno fatto credere, che con la Fusione si avranno più possibilità di fare o avere; ci saranno tante persone che si asterranno dal voto, perché non informati o non informati in modo adeguato, mal facendo perché in questo modo si avvalora, inconsapevolmente, l’uno o l’altro fronte; e infine, ci saranno persone che voteranno NO perché convinti del fatto che questa Fusione è partita male e non può che finire peggio. Io farò parte di questi ultimi. Io voterò NO. E anche se il voto è segreto, questo non è il tempo della segretezza o di giocare a nascondino. Questo è il tempo di metterci la faccia e di gridare a gran voce un forte NO. Sapete, il processo di Fusione non è un processo facile. E’ un processo di enorme portata e di grandi cambiamenti. E’ un processo che può addirittura sconvolgere e travolgere. Allora se è un processo di tale importanza, dovremmo votare SI! Potreste anche pensare. E invece NO! Proprio perché il processo è così importante non doveva essere gestito e portato avanti in modo cosi superficiale. Una Fusione, di tale portata, non può essere la Fusione del “poi vediamo” o del “poi facciamo”. Era fondamentale che le due Amministrazioni comunicassero e che dialogassero cosi da poter avere contezza di quello che si stava per affrontare, di quali potevano essere i vantaggi e gli svantaggi per le due comunità; cosi da arrivare a richiedere uno studio di fattibilità che è vero, non è obbligatorio per legge ma che è fondamentale in un processo del genere; non si voleva fare uno studio di fattibilità? Perché magari dispendioso? Si poteva, almeno, pensare ad avanzare un tentativo di analisi intelligente fra i due Comuni cosi da capire quali fossero lo stato delle cose delle due Città dal punto di vista economico-finanziario, patrimoniale, sociale e di gestione dei servizi. E che si fa? due persone si sposano senza nemmeno conoscersi? E poi, vogliamo parlare delle tradizioni, dei valori e delle culture che sono completamente opposte e che non hanno nulla in comune, nemmeno di affine? E l’elemento geografico? Non sottovalutiamolo cari lettori! Corigliano e Rossano sono due Comuni che sono comunicanti ma che non sono contigui! Ci separano chilometri di strada! Finiremmo per essere comune unico con due municipalità separate. E il bacino di utenza, poi…saremo un Comune con una popolazione con oltre 80.000 abitanti. Potremmo sembrare una Provincia più che un Comune Unico. E tutto questo non lo dico io! Ma personaggi autorevoli come il Professore Marotta, docente dell’Università della Calabria e il professore Mangiameli, docente di diritto costituzionale secondo i quali il processo di fusione può essere ritenuto ottimale per le popolazioni che raggiungono al massimo i 5.000 abitanti e 3.000 per le Comunità Montane. Ovviamente non voglio essere ripetitiva dicendo che i contributi che ci invieranno dal Governo centrale ci basteranno, per una popolazione cosi grande, giusto per consentirci di prendere un caffè in più al giorno. Le risorse economiche che potrebbero arrivare, cioè 2.000.000 per dieci anni, non potranno soddisfare le esigenze di 80.000 abitanti. Al contrario, il Comune unico dovrà affrontare una spesa pro-capite maggiore e quindi si vedrà costretto a fronteggiare, le spese maggiori, attraverso l’aumento delle tasse spulciando ancora nelle tasche dei suoi cittadini. Ma perché non si è pensato prima a sperimentare una forma di Unione fra i Comuni? perché non si è pensato di proporre una forma di Distretto attraverso la gestione unificata di alcuni servizi ma restando comunque autonomi senza rischiare che le situazioni febbrili di un Comune si dovessero per forza riversare anche sull’altro? Perché senza riflessione alcuna, senza nessuna base solida si è deciso che era giusto viaggiare su di un treno in corsa senza saperne la destinazione? Perché si è deciso di deliberare un atto di impulso alla Fusione con così tanta leggerezza? Evidentemente perché questa Fusione, più che unire finirà solo per dividere ulteriormente due Comunità che sono già largamente differenti. Perché, evidentemente, questa Fusione vuole essere la fusione della crescita spropositata dell’interesse personale e non degli interessi di due Comunità che devono essere amate e valorizzate nel miglior modo possibile, certo. Ma ognuno ami e valorizzi a casa propria. Diciamo NO a questa Fusione, almeno fino a quando il contesto che la racchiude non vedrà una nuova alba.
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Filomena Gradilone
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