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Fusione: cosa cambierebbe dal 23 ottobre
 lunedì 16 ottobre 2017 15:14
Fusione: cosa cambierebbe dal 23 ottobre Molta gente è preoccupata legittimamente per quello che potrebbe succedere ai servizi ed alla macchina comunale qualora dovesse vincere il SI al referendum. La risposta a questi dubbi è una: per l’erogazione dei servizi cambierà poco o niente. È la stessa legge Delrio (56/2014; La parte che riguarda le fusioni da comma 116 a comma 134 è breve e molto chiara. Leggetela!) che disciplina le fusioni a prevedere obbligatoriamente il “decentramento dei servizi” quindi l’erogazione dei servizi al cittadino non sarà e non potrà essere minore di quella che è attualmente, né potrà essere tolta dai territori di Rossano e Corigliano. Potrà solo migliorare grazie alla fusione del personale dei due Comuni e alla maggiore dotazione finanziaria. L’unica cosa che si propone di accentrare sarà la sede del nuovo Comune e degli uffici collegati (cittadella degli uffici), da creare in C.da Insiti nel polo dove dovrebbe nascere il nuovo ospedale e che senza la fusione dubitiamo fortemente che si faccia, probabilmente se ne continuerà a parlare come adesso, solo in ogni campagna elettorale regionale e locale.
Intanto chiariamo subito un altro punto. I cittadini sono chiamati ad esprimere il loro voto per un referendum consultivo regionale sulla proposta di fusione dei nostri Comuni, ma cosa vuol dire e cosa accadrà subito dopo?
La legge (Testo Unico Enti Locali, 56/2014) e la nostra Costituzione (art. 133 c. 2) demanda tutta la materia alle leggi regionali e prevede l’obbligatorietà che siano sentite le popolazioni dei Comuni che procedono a fusione. Lo strumento del referendum quindi serve a chiudere il “cerchio delle volontà” aperto con la delibera del Comune di Rossano (2015) e con quella del Comune di Corigliano Calabro (2016) e adesso la parola passa ai cittadini per sentire la opinione sulla volontà di un progetto di così grande importanza. Forse non è mai esistito nella storia calabrese e italiana un procedimento così democratico. Trattandosi di referendum consultivo, il risultato sarà un risultato politico e non vincolante per la Regione, anche se chiaramente molto importante, e nessuno vorrà prescindere dall’esito, sia che vinca il SI e sia che vinca il NO, che, ricordiamo ancora una volta, dovranno prevalere in entrambi i Comuni (è stato chiarito più volte dalla Regione e disciplinato con legge).
Per quanto riguarda la disciplina regionale e statale non esiste nessun vincolo di tempo per le fusioni e totale libertà di procedimento per i Comuni. E cosa vuol dire? Questo significa che il parere che andremo a esprimere non farà decadere i Consigli Comunali fin da subito. Saranno i Comuni attuali che, dialogando con la regione, decideranno quando entrerà in vigore la legge che istituirà il nuovo Comune di Corigliano-Rossano (questo il nome, se volete provvisorio, che troverete nella scheda. Nessun CO-RO o Corissano!) che potrà essere fra un anno, due, tre … mentre verremo collocati fin da subito in tutti i progetti che riguardano il mezzogiorno e la divisione delle risorse economiche da Regione e Stato soprattutto quelle delle aree urbane, che ci farà immediatamente ammettere tra quelle di primo livello (Reggio, Catanzaro-Lamezia e Cosenza-Rende).
I Comuni sono totalmente liberi di scegliere come organizzare le nuove istituzioni e lo faranno col nuovo Statuto Comunale emanato dagli organi del Nuovo Comune (anche questo previsto dalla legge Delrio, leggerla è importante). Il tempo dal voto a quando si deciderà di rendere effettiva la fusione, dovrà essere usato dalle amministrazioni e dai cittadini per avviare un dibattito su come organizzare il nuovo Comune: Statuto, Regolamento, Municipi, personale, partecipazione popolare nelle scelte del comune, ecc … anche grazie ad uno studio di fattibilità che non è uno strumento, come vogliono far credere, che decide se una fusione si possa fare oppure no, ma uno strumento che valuta come organizzarla in base alle politiche ed ai servizi che offrono già i due Comuni. Quindi è normale che venga fatto una volta verificato se i cittadini vogliano effettivamente fondere due comuni (anche perché costa e i Comuni non hanno risorse, ma la Regione si).
Non è forse vero che da anni abbiamo lo stesso sistema di raccolta di rifiuti urbani, di trasporto pubblico, di pianificazione del turismo tramite il Sistema Turistico Locale (STL), i Piani di Sviluppo Urbano (PISU), il Piano Strutturale Associato (PSA), le sinergie tra i nostri imprenditori ed il tessuto economico, la stessa agricoltura, un litorale comune, famiglie già “fuse” da decenni e chi più ne ha più ne metta? Quanto andremmo a risparmiare ad esempio con un unico appalto per trasporto urbano e raccolta dei rifiuti? Questi due sono solo gli esempi più evidenti ma sarà così per qualsiasi servizio. Pensiamo ancora all’ospedale unico. E non è forse comprensibile da tutti che questo comporti un vantaggio ed un risparmio?
Abbiamo una grande possibilità per costruire la città che vogliamo e liberarci dalle politiche distruttive contro questo territorio. Non lasciamocela sfuggire. Conteremo di più e ci serve il peso politico di una sola grande città di 80.000 abitanti! Abbiamo gli strumenti, le risorse e le persone per farlo e se Dio vorrà avremo anche i giovani che torneranno e saranno il futuro di questa terra. Se restiamo così come siamo, il futuro è già al nord.

Corrado Minnicelli
    COMUNICATO STAMPA
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