Corigliano: il giudice Tocci e lo studio di fattibilità sulla fusione |
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giovedì 5 ottobre 2017 21:33 |
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L’argomento principe del momento negli ambienti politici e cittadini di Corigliano e Rossano è quello della fusione. Un progetto attorno al quale da tempo si sta dicendo tutto ed il contrario di tutto, e nonostante una scarsa informazione su quelli che dovrebbero essere i contenuti reali del progetto, il prossimo 22 ottobre gli aventi diritto delle due città si recheranno nei vari seggi per esprimere il proprio si o il proprio no alla fusione.
Un dato che in maniera incontestabile è stato messo in evidenza, soprattutto da parte di coloro che sono orientati a votare no, è quello riguardante uno studio di fattibilità a corredo del progetto, attraverso il quale permettere ai cittadini di capire l’utilità e l’importanza di dare corso al progetto di fusione. Studio di fattibilità che manca e che, secondo alcuni, sarà avviato subito dopo il 22 ottobre. Ecco perché in un contesto del genere assume un valore che va al di là del puro e semplice lavoro di ricerca e formazione, quello che nella terza decade di ottobre, l’avvocato e Magistrato Onorario presso la sede di Cosenza, Francesco Tocci, discuterà a conclusione del Master di II Livello in Management della Pubblica Amministrazione realizzato dalla Scuola Superiore delle Amministrazioni Pubbliche dell’UNICAL. Il magistrato Tocci infatti discuterà una tesi dal titolo: Studio di fattibilità per la proposta fusione dei comuni di Corigliano Calabro e Rossano. In poche parole quello che doveva essere, secondo noi, il cardine attorno al quale spiegare a coriglianesi e rossanesi il perché il progetto di fusione doveva essere condiviso e votato. “Il Master – ci spiega il professionista - consente di acquisire quella professionalità e competenza tecnica tale da poter guidare le Pubbliche Amministrazioni a perseguire gli obiettivi di efficacia e di efficienza attraverso l’assunzione di decisioni sull’impiego delle risorse disponibili e delle risorse umane, non trascurando di sostenere quello stimolo capace di creare il valore aggiunto di cui ogni gestione pubblica ha bisogno: il rispetto della legge”. Al giudice Tocci abbiamo chiesto di spiegarci, se pur in maniera molto sintetica, il lavoro che andrà a discutere a fine mese: “ Il lavoro tesistico – ci spiega - ha inteso analizzare uno specifico caso di fusione, quello che coinvolge due comuni del territorio calabrese, Corigliano Calabro e Rossano, i cui cittadini interessati dovrebbero andare al voto, ai fini dell’espletamento del referendum consultivo, il 22 ottobre 2017 e dall’esito di quest’ultimo far dipendere la istituzione o meno di un nuovo Ente comunale. L’indagine svolta si è incentrata sull’elaborazione di un focus relativo al quadro statistico degli enti di riferimento, suddividendo il lavoro in tre importanti dimensioni: la dimensione territoriale, la dimensione demografica e quella dell’amministrazione, e questo per cogliere i fattori di contesto che potrebbero risultare elementi costitutivi del nuovo comune, evidenziandone, di volta in volta, i rispettivi vantaggi e le criticità e concludendo la ricerca portando a sintesi tali elementi attraverso la metodologia SWOT (acronimo di Strengths, Weaknesses, Opportunities and Threats), che consiste nel mettere a confronto in uno schema tutti gli elementi di una scelta (punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce)”. Nell’elaborato scritto, suddiviso in tre capitoli e composto da circa 120 pagine corredate da 70 grafici illustrativi dei dati rilevati dall’autore nelle sedi amministrative dei due comuni, emergono opportunità e vantaggi della fusione che sono legati principalmente al grado di omogeneità delle dimensioni territoriali e demoGrafiche. Ma allora la fusione potrebbe essere la panacea di tutti i mali del territorio ? “Francamente – afferma il giudice Tocci – dare una risposta secca a questa domanda è molto difficile. Il lavoro da me svolto prova a lanciare un messaggio preciso: è indubbio che il modello vincente di fusione è quello che parte da una visione di sviluppo e che punta alla realizzazione di un Nuovo Ente attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, imprese e lavoratori, per garantire un salto di qualità in termini di miglioramento dei servizi, di sostenibilità dei costi, di capacità di governo del territorio e di interlocuzione con gli altri livelli istituzionali. Questa è la prima fase di ogni procedimento. Nella seconda fase si pone in essere la verifica preliminare del processo di fusione e la formalizzazione delle deliberazioni dei consigli comunali. La terza fase contempla le attività comprese tra le deliberazioni comunali e l’espletamento del referendum. La quarta fase va dall’approvazione della legge regionale alla elezione degli organi del nuovo comune. Ad onor del vero il percorso della proposta fusione Corigliano- Rossano sin qui svolto dai soggetti attuatori ha evidenziato una carenza omissiva delle due prime fasi, atteso che è necessaria, da parte di chi governa il processo, una visione sistemica del modo di amministrare un territorio, che ha come obiettivo l’incremento della sua competitività”. Un ultimo aspetto che è emerso da questo lavoro è quello riguardante il quorum del referendum consultivo. “La consultazione referendaria del 22 ottobre prossimo – ci spiega il dott. Tocci - non prevede alcun quorum partecipativo né tampoco deliberativo, e pertanto non prevede indicazioni sul voto negativo espresso da uno dei due comuni, ma sulla sola validità dei voti qualunque sia il numero di coloro che si recheranno alle urne. Ritengo auspicabile un riordino della legislazione in materia che possa contenere quegli elementi giuridici di maggiore spessore presenti nelle normative regionali più dettagliate. Mi riferisco alla Regione Lombardia dove è previsto che i risultati del Referendum sono valutati sia complessivamente sia per territorio (ovvero per singolo Comune o per frazione del Comune) e la votazione si intende favorevole unicamente in caso di conseguimento, in ogni Comune interessato, della maggioranza dei voti validi: se almeno in un Comune la maggioranza si è espressa negativamente, dunque, la votazione non verrà intesa come favorevole alla fusione. Pertanto le considerazioni di chi afferma per il caso Corigliano-Rossano che la proposta non sarà approvata se in uno dei due comuni dovesse prevalere il NO, non trovano riscontro giuridico”.
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Fonte: ilcoriglianese.it
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