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lunedì 31 luglio 2017 15:52 |
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Seguiamo da tempo, con grande attenzione, il dibattito attorno alla fusione, tema ormai assolutamente ineludibile mentre si avvicina, giorno dopo giorno, la data del referendum consultivo del 22 ottobre prossimo. Assistiamo al contempo al progressivo abbassamento del livello del dibattito politico, chiuso tra slogan pseudoelettorali e tifo da stadio. Gli aspetti spiccatamente populisti che ha assunto il dibattito sulla fusione sono preciso contraltare del vuoto politico attuale: ne è un esempio lampante uno degli ultimi interventi sul tema del sindaco di Corigliano Giuseppe Geraci che, in forma di lettera aperta all’omologo rossanese, tratteggia il processo di fusione come se ne fosse un mero spettatore e non uno dei promotori. Intendiamoci: le perplessità normative ci sono ma è abbastanza singolare che chi dovrebbe dare risposte ai cittadini e governare politicamente il progetto, faccia appelli invocando chiarimenti salvifici su quelli che dovrebbero essere dei punti cardine del passaggio referendario. Il punto non è questione meramente formale, perché è proprio da questa mancanza di chiarezza che derivano da un lato lo svuotamento del momento democratico e dall’altro l’impoverimento del dibattito. Detto più chiaramente, è impensabile che si vada a votare senza una parola definitiva sulla questione della maggioranza complessiva potenzialmente in contrasto con un eventuale no di una sola delle due città: il punto è troppo importante perché lo si lasci alle pur autorevoli interpretazioni di esponenti dei vari comitati, a fronte di una norma oggettivamente non univoca almeno in prima lettura. Appare necessario fugare i dubbi sull’articolo 44 della LR del 1983 inerente ai processi di fusione, poiché la modifica normativa del 2016 con l’abolizione dei termini “intero bacino elettorale“ non aiuta a comprendere se effettivamente le volontà dei due Comuni vadano intese singolarmente o meno. Facciamo perciò nostra la richiesta del compagno Daniele Torchiaro per richiedere una interpretazione autentica alla Regione Calabria affinché possa essere lo stesso organo legislativo regionale a far comprendere quale sia il tenore semantico dell’articolo 44 per come modificato. È inoltre necessario che le due amministrazioni provvedano finalmente a far redigere uno studio di fattibilità, che non può certo essere demandato alle iniziative dei singoli comitati o essere invocato in chiave ipotetica a favore dell’una o dell’altra parte. Si proceda ed allora cittadini e comitati potranno discutere sui numeri e non sulla fantapolitica. Non deve sfuggirci, in questa fase delicata ed importante, la grossa differenza che passa tra una sfida, ciò che indubbiamente sarebbe la fusione, e una scommessa, cioè un lancio di dadi per il quale ci si affida alla buona sorte: nel primo caso la politica e i cittadini debitamente informati e con gli strumenti democratici, possono governare un processo; nel secondo caso, quale che sia il risultato, sarà l’ennesima occasione mancata per questa terra. Riteniamo che questi due punti (interpretazione della norma e studio di fattibilità) vadano necessariamente affrontati prima che si arrivi al voto e su questo ci rivolgiamo trasversalmente a tutte le forze politiche e ai comitati di entrambi gli schieramenti. È possibile che i sostenitori del Sì vogliano procedere senza i necessari chiarimenti sul processo di fusione che auspicano? I fautori del No, molti dei quali fanno riferimento proprio all’incertezza normativa, non desiderano fugare tutti i dubbi per una scelta consapevole? Sta alla nostra onestà intellettuale ora appropriarci di questo tema.
Sergio Paciolla, coordinatore cittadino Sinistra Italiana Corigliano
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COMUNICATO STAMPA
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