La fusione e lo scempio democratico |
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mercoledì 19 luglio 2017 12:04 |
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La battaglia politica porta nel suo grembo un sano contrasto tra le fazioni opposte, un dibattito serio e costruttivo volto unicamente al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dell’intero ceto cittadino, questo tipo di progresso sociale derivante dalla politica veniva propugnato sin dai tempi dall’antica Grecia mediante importantissime testimonianze filosofiche.
Il tema etico-politico venne trattato da uomini di alto livello culturale e filosofico quali: Machiavelli, Hobbes, Marx, Proust, Locke ecc. ecc., e soprattutto il termine politica veniva associato (molto spesso) al termine democrazia, parola che Pericle, secoli addietro, ci definiva in maniera eccezionale intendendola nel senso di realizzazione di una società che crea leggi in favore del popolo senza necessità di copiarle.
Il sistema democratico purtroppo fallisce quando la classe politica è di scarso livello, e, ahimè, si cerca di delegittimare il potere popolare mediante decisioni improprie e personalistiche. Troviamo in senso opposto alla democrazia: l’oclocrazia, la monarchia, l’aristocrazia, la tirannide e l’oligarchia, tutte forme di governo che annullano la volontà popolare in maniere differenti, a volte con la violenza, a volte con l’adulazione ed altre volte con il far credere alla gente che tanto non cambierà nulla per cui è meglio lasciare perdere.
La premessa appena fatta serve per far comprendere un mio timore, ossia che anche nella bella città di Corigliano, si sia insediata una nuova forma di governo che ho difficoltà a qualificare dato che rappresenta un buon miscuglio tra olocrazia (potere alle masse) e oligarchia (potere in favore di pochi).
In sostanza a Corigliano, nel consesso comunale, e come se ci fossero i famosi “trenta tiranni” (anche se nella realtà saranno all’incirca dieci) i quali, preso il potere a seguito della sconfitta dell’interesse del coriglianese medio alla politica, fanno ciò che gli pare. Per fortuna c’è chi resiste, c’è chi contro questi “trenta tiranni” prova a ribellarsi e cerca di far trionfare la coerenza delle scelte adottate a seguito di votazioni democratiche.
La cosa peggiore di tutta questa storia non è la presenza del tiranno Crizia (il più sanguinario di tutti) nel nostro Comune, ma bensì, la presenza di colui che deputato a mantenere: correttezza, decoro, coerenza e probità, fa’ la cosa peggiore, sceglie di non scegliere, d’improvviso, non partecipa alle vicende grottesche del dietro front di alcuni consiglieri dapprima favorevoli al processo di fusione tra Corigliano e Rossano ed oggi, al contrario, fermi osteggiatori . Il girone degli ignavi lo ingoierà di sicuro.
Sarebbe stato importante non sostenere la tesi del “non andiamo avanti perché la legge regionale è poco chiara” poiché in questa maniera si appalesa una incompetenza sistemica degli amministratori dato che, da tale affermazione, dovrebbe desumersi che la mozione votata non si conosceva e che quindi si scelse di votare al buio l’atto di impulso. Anche il girone degli ipocriti è aperto.
La cosa più grave di cui un uomo possa essere tacciato resta l’essere un amministratore nelle mani di altri, un burattino senza spina dorsale che su spinta di soggetti esterni avalla le scelte delle menti altrui. Nel caso specifico di Corigliano appare deprecabile chiedere di revocare un atto di impulso sulla fusione per non meglio specificati motivi, molti dei quali relativi alla “ghettizzazione delle periferie” (ammesso che si conosca il termine ghettizzazione). L’abominio peggiore che si possa realizzare era (ed è) quello di sottrarre ancora una volta il diritto di voto ai cittadini per decidere su di un processo di fusione, all’interno di stanze chiuse e buie, e, mediante una conventicola, scegliere superbiamente cosa sia giusto o sbagliato per una città intera.
Alcuni cittadini locali hanno cercato di sopprimere la volontà popolare con le più disparate teorie che, si badi bene, non hanno mai preoccupato nessuno. Si propugnavano tra i vari temi: il deposito fuori termine della proposta di fusione, la violazione della legge regionale con successivo ricorso al TAR. Ora, cari lettori il colpo di scena, al prossimo consiglio comunale, udite udite, si cercherà una qualunque strada per revocare l’atto di impulso e poca importa quali siano le modalità di esecuzione. Da ciò si desume in maniera lapalissiana che una parte degli oppositori alla fusione non vuole il confronto, vuole uccidere l’iter referendario senza mandare i cittadini alle urne, vuole zittire tutti e decidere per tutti. Cosa c’è di peggio?.
Cari cittadini mi rivolgo a Voi tutti ancora una volta per segnalare l’ennesimo sopruso che si vuole perpetrare a nostro danno, vi comunico (in stile Nostradamus) che al prossimo consiglio comunale, senza che tale argomento sia contenuto nell’ordine del giorno, un consigliere comunale proporrà la revoca dell’atto di impulso alla fusione, mi rivolgo a tutti coloro i quali: sono senza padroni, non hanno terreni da lottizzare, non hanno capannoni da rendere commerciali, non hanno interessi economici, o parenti da collocare, mi rivolgo a tutti coloro i quali sono stanchi di subire supinamente le scelte autoritarie della politica, a tutti coloro i quali vogliono un futuro migliore, mi rivolgo a tutti i quali non hanno paura di perdere il posto da consigliere in comune o, peggio ancora, temendo di non entrarci mai in consiglio comunale non vogliono la fusione (in un comune con 80,000 abitanti l’orticello e l’amico non bastano), con buona pace di chi strumentalmente sostiene che cambiare idea è da persone intelligenti.
Invito tutta la popolazione a partecipare al prossimo consiglio comunale al fine di poter ascoltare coloro i quali non vogliono un processo democratico di voto, ma cercheranno di strozzare il referendum del 22 ottobre, rinnegando l’atto di impulso. Ancora una volta, invece di vincere la partita sul campo ci si porta il pallone a casa o si compra l’arbitro, l’importante è che il popolo stia a guardare.
Daniele Torchiaro - comitato IN Comune
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COMUNICATO STAMPA
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