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Quello del 22 ottobre, sarà un no!
 mercoledì 21 giugno 2017 12:04
Quello del 22 ottobre, sarà un no! Che il progetto di fusione avesse un mordente di dubbia interpretazione, è oramai cosa certa e non rappresenta più una mera congettura ma, ahinoi, un triste dato di fatto. A consolidare l’idea sono proprio i comitati, nati e nascenti, del “Sì”: con motivazioni a mio avviso aleatorie e pressappochiste, ma comunque ferventi sostenitori del tanto atteso fenomeno aggregativo.
La cosa, però, che più mi crea fastidio è l’atteggiamento, più volte palesato da alcuni loro componenti, nei confronti di chi ha la colpa di pensarla diversamente. Addirittura, in una nota stampa di uno dei “millanta” comitati, si etichetta il fronte del “No” come “antidemocratico”, “eversivo”, “personalista”, costituito da “veri nemici del territorio”.
Insomma, un gran bel modo di cominciare il dibattito sul tema fusione!
Così facendo, il suddetto fronte si candida ufficialmente ad essere un ulteriore incentivo per bocciare il referendum del 22 ottobre.
Per quanto mi riguarda, se prima stazionavo in una posizione baricentrica tra i due fronti, ora, a seguito di un’attenta analisi, specie dei più volte citati “riferimenti normativi”, sono giunto alla conclusione che Corigliano e Rossano sono totalmente decontestualizzati da qualsivoglia forma premiale di matrice statale o (perché no) provvidenziale derivante dall’atto di confluire in un unico contenitore amministrativo. A perorare il rifiuto nei confronti di questo progetto, è il modus operandi di coloro i quali sin da subito lo hanno promosso, colpevoli di aver fatto diventare quella che è nata come un’idea nobile e proposta con i migliori auspici, un postribolo dialettale, portato avanti al fulmicotone, che ha visto più volte lo scontrarsi degli amministratori stessi.
Nello specifico:
saremo chiamati a votare una fusione che, data la nostra taratura demografica, ci porta ad essere totalmente estranei a quelli che sarebbero gli incentivi statali derivanti da Fusione. La tanto millantata “pioggia di trasferimenti” in realtà è fortemente limitata da un tetto massimo di 2 mln di euro annui che, spalmati su una popolazione che arriverà a contare circa 80mila abitanti, beh… a voi le somme!
Mi pare un po’ magra come ambizione quella di fonderci per poter garantire ad ogni cittadino appena due caffè in più al mese!
Voteremo una fusione che si pone come obiettivo la riunificazione della Sibaritide, ma che parte col piede sbagliato, tagliando fuori proprio la città di Sibari, centro nevralgico della nostra storia e della nostra cultura. Nonostante il comune di Cassano allo Jonio abbia più volte mostrato interesse ad entrare nell’iter di fusione, qualcuno ha ritenuto opportuno non accogliere l’invito ed, anzi, scagliarsi ferocemente contro coloro i quali si sono espressi a favore di un’apertura verso nord, pensando che una fusione a tre sarebbe stata più fruttuosa. In questo modo, perderemmo per sempre l’occasione di riunificare la Sibaritide, dunque, di porre in essere quella che sarebbe una conquista epocale, nonché un brand unico che fungerebbe da volano per la ripresa economica dell’alto Jonio cosentino.
Confluendo in un contenitore unico, il nuovo comune avrà una popolazione pari ad 80mila abitanti. La convinzione che “più siamo, meno paghiamo”, nella realtà è un falso mito. Secondo uno studio effettuato dall’istituto SOSE, un aumento della popolazione non sempre corrisponde ad un risparmio di spesa, anzi! Nel nostro caso, un aumento così massiccio della popolazione porterebbe inevitabilmente ad un rincaro di spesa pro capite di circa 100 euro per cittadino. Questo peserà come un macigno sulle tasche del piccolo/medio contribuente, in quanto il nuovo comune sarà chiamato ad aumentare la pressione fiscale o (laddove possibile) allargare il margine di indebitamento.
Una fusione che poggia le sue basi sul nulla. Non è stato partorito un progetto, una sorta di programmazione, un prototipo di città unica, niente di niente. Sarà affidato tutto alla provvidenza, e a noi non resta che sperare nella sua clemenza.
Non sappiamo se l’armonizzazione dei due bilanci graverà in misura maggiore su una delle due comunità o se questo sia solo fantafinanza. Sappiamo, però, con certezza, che Corigliano si trova con un saldo di tesoreria positivo di 5,5 ml di euro e che, invece, il comune di Rossano ha i conti comunali affetti da una condizione di “febbre alta”, registrando un saldo finale di -862.560,00 euro.
Stiamo andando a referendum con le istituzioni che da sempre hanno assunto un atteggiamento ostile nei confronti dei cittadini. Ad ogni richiamo alla fattibilità, le istituzioni ci hanno girato le spalle, forse per paura che questo avrebbe compromesso il tanto ambito esito del referendum. Non avendo ancora intrapreso uno studio di fattibilità, andremo a votare: senza sapere che impatto avrà il fenomeno aggregativo sulla popolazione, sull’economia e sulle istituzioni dei rispettivi comuni; senza avere un quadro preciso delle caratteristiche istituzionali e funzionali degli enti coinvolti; senza valutare eventuali vantaggi e rischi che da un punto di vista socio-economico investono i due comuni nella prospettiva di un comune unico.
In barba alla prudenza, alla verità e alla voce del popolo!
Saremo chiamati ad esprimerci su una fusione a senso unico, promossa e portata avanti unilateralmente dalla classe dirigente rossanese, senza la benché minima collaborazione di Corigliano. Una fusione che ha visto anche il graduale inasprirsi dei rapporti tra gli amministratori stessi. Durante l’iter di fusione, si sono susseguiti una serie di accadimenti che hanno fatto sorgere non poche divergenze tra gli stessi attori di questo progetto. Questo a causa della presunzione e dell’ arroganza di pochi, ma sicuramente a scapito di tutta la popolazione. Il tutto, coronato anche da forti ingerenze esterne che di certo non hanno aiutato.
A mio modesto parere, il momento aggregativo dev’essere affrontato con armonia e spensieratezza, senza tentare di influenzare in malo modo il voto dei cittadini. Evidentemente, ciò non è stato chiaro a tutti.
Per questo motivo, non sapremo mai con che regole si gioca. I due consigli, non avendo trovato la quadra, non sono riusciti ad elaborare nemmeno i “principi generali” del nuovo statuto che entrerà in vigore non appena ratificata la fusione, nonostante questo sia contemplato dalla legge Delrio, che asserisce: “Lo statuto del nuovo comune dovrà prevedere che alle comunità dei comuni oggetto della fusione siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi”(Art. 1 - co. 117, Legge 7 aprile 2014, n. 56).
Ebbene, ci troviamo in assenza di un riferimento legislativo che vada ad appannaggio delle comunità coinvolte per quanto concerne quello che è un aspetto vitale della fusione, ovvero la dislocazione funzionale dei servizi. Comunque, ancora si osa millantare la certezza di un’entrata paritetica delle due comunità in luogo di Città unica. Sulla base di quali presupposti si afferma ciò, rimane tutt’ora un mistero…
Ci sarebbe ancora tanto e tanto altro da dire, ma non ho intenzione di dilungarmi ulteriormente. Quantomeno in questa sede.
Spero soltanto che non si scada nel pensare che un rigetto popolare alla fusione sia figlio di una qualche ritrosia nei confronti della popolo Rossanese o, peggio, di campanilismo.
Non lo è affatto.
Si boccia questa fusione per pensarne, magari, una nuova, che tenga in considerazione gli elementi sopracitati e che si apra alla città di Cassano.
Si boccia questa fusione e lo si fa a muso duro, senza farsi condizionare da qualsivoglia timore reverenziale nei confronti dei promotori sfegatati, specie quelli che non perdono tempo a sentenziare sulle opinioni altrui, bollandole come errate, retrograde o prive di contenuto. Perché se ci si oppone ad un avvenimento etichettato come “innovativo”, si riceve la gogna pubblica. Ma qui di innovativo c’è ben poco, oserei dire nulla.
La fusione non sarà il deus ex machina di tutti i nostri problemi. Dire “senza fusione questa città non avrà futuro” significa fare del terrorismo becero attorno ad un evento che non ha né capo né coda. Ancor di più se a dirlo sono proprio gli stessi soggetti che hanno portato questo paese nel buio e che adesso giocano a fare i luminari. Gli stessi individui che, essendo dei veri e propri professionisti del mestiere, sanno benissimo che in caso di mancata fusione, gli unici a rimanere “senza futuro” saranno proprio loro!
Per questo e per tanto altro ancora, quello del 22 ottobre, sarà un sonoro e corale NO!
    Mattia Salimbeni
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