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Siamo sicuri dell’effetto “economie di scala”?
 domenica 21 maggio 2017 22:48
Siamo sicuri dell’effetto “economie di scala”? Molto spesso sento accostare al progetto di fusione il principio dell’economie di scala, vale a dire quel fenomeno secondo cui un aumento della produzione porterebbe ad una diminuzione dei costi totali per ogni dato prodotto.
Rapportato ad un’amministrazione comunale, un incremento della popolazione, dunque dei servizi offerti, porterebbe ad una contrazione della spesa pro-capite. Questo a causa degli elevati costi fissi indivisibili legati alla fornitura dei servizi fondamentali dei comuni (es., trasporto, illuminazione pubblica, anagrafe) la quale incidenza negativa diminuirebbe all’aumentare della popolazione.
Giorni addietro, lessi un’interessante relazione del Prof. Francesco Aiello (professore ordinario di Politica Economica presso l’Università della Calabria) circa l’effetto delle economie di scala sui singoli comuni. Sulla base dei dati pubblicati dall’istituto SOSE, egli affermava che non sempre i comuni beneficiano di un incremento significativo della popolazione in termini di spesa pro-capite.
Nello specifico: i comuni italiani sono stati suddivisi in 11 fasce demografiche, di cui 9 sono di interesse per la Calabria. Il comune di Corigliano Calabro si colloca esattamente nella Fascia 8, quella con una popolazione compresa tra i 20mila ed i 60mila abitanti. Lo studio del Prof. Aiello, evidenzia un andamento ad “U” della spesa pro-capite. Ciò significa che fino ad un quid specifico di popolazione, il fenomeno dell’economia di scala si realizza, riducendo al minimo la spesa annua per ogni residente. Da quel determinato valore in poi, si aziona l’effetto contrario, ovvero una “diseconomia di scala” che sancisce un aumento della spesa pro-capite sempre più significativo quanto è massiccio l’aumento della popolazione.
Analiticamente: nella Fascia 1 (quella con popolazione compresa tra 0 e 500 abitanti), i comuni garantiscono i servizi spendendo, in media, 900 euro annui per residente. La spesa media è decrescente nelle successive Fasce, sino a raggiungere il punto di minimo (429 euro per residente) nella Fascia 6, quella con popolazione compresa tra 5mila e 10mila abitanti. Dalla Fascia 6 in poi, il costo medio annuo per residente, invece che continuare a contrarsi, aumenta. Essa è uguale a 480 Euro per i 22 comuni della Fascia 7 e a 509 Euro per quelli con una popolazione compresa tra 20mila ed i 60mila abitanti (Fascia 8, la nostra). I 5 comuni calabresi con una popolazione superiore a 60mila residenti (Fascia 9) fanno registrare una spesa pro-capite di 602 euro all’anno.


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Nell’immagine riportata sopra, vi è un grafico che appunto spiega quanto appena detto. Esso viene comparato anche ad altre realtà, e mostra come il fenomeno dell’andamento ad “U” della funzione di spesa pro-capite non sia un unicum Calabrese, bensì una regolarità empirica che si manifesta in tutte le altre aree del paese.
Contestualizzando lo studio alla fattispecie Coriglianese, possiamo affermare che: un aumento della popolazione derivante dalla Fusione con il Comune di Rossano, in termini di spesa pro-capite non porta alcun beneficio. Anzi, essa può rivelarsi deleteria.
Stando a quanto riportato dal SOSE e sostenuto dal Docente Aiello, passare da una fascia all’altra di popolazione, spesso non produce gli effetti desiderati. Se, ad oggi, la spesa pro-capite del nostro comune ha, in media, un ammontare pari a 509 euro annui, un’eventuale nuova amministrazione comunale chiamata a garantire i suddetti servizi fondamentali a circa 80mila residenti, si troverebbe a fronteggiare una spesa pari a 602 euro annui per abitante. Si verificherebbe, dunque, un consistente aumento della spesa pro-capite (circa 100euro) che cadrà sulla testa dei cittadini della nuova Città unica, o aumentando la pressione fiscale o (laddove possibile) allargando il margine di indebitamento.
Capite bene che far convergere la gestione dei servizi dei due comuni Corigliano e Rossano, potrebbe non essere una scelta così virtuosa.
Quando si chiede, forse con troppa insistenza, di fare chiarezza sul progetto di fusione, si parla proprio di questo. Sulla base di cosa si sostiene a gran voce che l’effetto dell’economia di scala va ad appannaggio dei due comuni attigui? Vorrei tanto sapere le motivazioni, i dati, gli studi dei ferventi sostenitori, così da evitare che lo eccepisca come il solito effimero slogan che (per definizione) non troverà mai riscontro pratico.
Da qui al 22 ottobre, abbiamo tutto il tempo per avviare un processo cognitivo importante, che porti la popolazione tutta ad avere un’idea ben chiara di quella che sarà la Città unica.
L’assetto fantasma adottato dalle due amministrazioni comunali in merito alla Fusione, non è per nulla produttivo. I dubbi sono tanti e difficilmente verranno redimessi dalle forze lillipuziane che, ad oggi, si stanno occupando della causa Fusione.
Al solito auspicio di un cambio di rotta, affianco quello di una replica.
    Mattia Salimbeni
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