“ITALIA E GRECIA, STESSO DESTINO“, nuova poesia di Luigi Visciglia |
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venerdì 3 marzo 2017 09:51 |
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ITALIA E GRECIA, STESSO DESTINO 1 marzo 2017
Gli Enotri! Savio, generoso, umano era re Italo il calabrese. Gli Dei chiamarono Italia il sud dello Stivale: fertile, prosperosa, bella, con monti, colline incastonate fra fiumi e mare, ricamata di profumati fiori e frutta. Lungo i pendii e valle, lento scorre il fiume Crati, raggiungendo le sacre acque joniche. In lontananza, quasi all’orizzonte, navi con vele achee, sbarcarono non da conquistatori, meravigliati, ammaliati dalle bellezze e fertilità italiche, esclamarono: “Questo Eden è la costa degli Dei!” Mescolarono il loro seme con le belle donne italiche, nacque la Magna Graecia. Agricoltura, arte, benessere, civiltà, raffinata, altera era la feconda Magna Graecia, giammai gl’Itali ebbero tanto splendore. Nel 1860 i preDoni piemontesi distrussero civiltà e dignità, svuotando le viscere e offuscando i cervelli, fondarono un nuovo Stato, usurpando il nome Italico. Cagna in calore senza dignità, figli corrotti partoriti dal putrido ventre, figli senza padri, adottati senza amore, regalando miseria ed emigrazione, chiamando briganti i patrioti. Oggi, travaglioso è il mutamento, poteri occulti lottano per un dominio oligarchico, bancario, pornocratico. Il feudo greco è in ginocchio, svenduto, impoverito, subdolo alla sussistenza, cancellato l’orgoglio spartano, la civiltà ateniese un lontano ricordo, invocano Pericle, Sofocle, Solone, Leonida. Vano, sordo è il grido greco. Misera sorte toccherà alla serva Italia, spogliata dalle sue industrie, nuda vaginalmente, vergogna non più prova, come la meretrice, svenduta la sua verginità si sollazza bordeggiando, offrendosi senza dignità, nell’europeo bordello, elemosinando debito sovrano. Cultura appiattita, filosofi senza idee, politici corrotti, gestiscono il misero popolo, svenduto, schiavizzato senza catene, Lacrimoso è l’occhio di Corrado Alvaro.
Luigi Visciglia
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COMUNICATO STAMPA
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