Accoglienza, ospitalità, inclusione |
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lunedì 25 luglio 2016 18:56 |
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I sentimenti positivi sono formativi e costruttivi, l’amore verso gli altri ci migliora e ci dà tanta energia. Ultimamente il prossimo è diventato un lusso da gestire oculatamente. In periodi di magra, come quelli che stiamo attraversando, se riflettiamo con cognizione di causa, i migranti, i clandestini, questi poveri esseri umani, che sono oberati da tanti problemi, vengono in cerca di aspettative fantastiche, un futuro migliore. Lo cercano proprio da noi, morti di fame, per innescare una guerra fra poveri. La solidarietà è non farli mangiare e vestire una volta o saltuariamente, o ammassarli alla meno peggio in qualche posto, ma trovare delle soluzioni (costose!). Offrire una sistemazione dignitosa significa anche avere un lavoro da espletare, per non imboccare strade sbagliate. Ci possiamo permettere queste chimere, se per molti di noi manca il necessario? Si vive alla meno peggio e si devono fare i conti minuziosamente per farli quadrare e non sforare lo striminzito budget. Per fortuna, per alcuni, ci sono nonni e genitori che aiutano a tirare avanti baracca e burattini, ma anche i loro stipendi e le loro pensioni sono sempre più risicati e sottili, che allegria! I giovani sono quasi tutti disoccupati, o retribuiti a mezza cartella. Altro che bamboccioni! Le spese sono sempre in aumento, le bollette che arrivano sono stratosferiche, i prezzi in continua crescita. Con questo sconsolante quadro di riferimento chiamateci pure razzisti. Chi se lo può permettere perché non offre un aiuto concreto o prende qualche povero Cristo e se lo porta a casa sua. Si dice che “l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza“, ma probabilmente non si raggiunge neanche questo traguardo. Meditiamo.
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