DANNI ALLUVIONE, OPERE PUBBLICHE SENZA CONTROLLO |
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CITREA,CARACCIOLO: ARGINE INDEBOLITO DA FOGNA |
martedì 15 settembre 2015 18:37 |
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Alluvione del 12 agosto scorso, il disastro prodottosi sui territori di Rossano e di Corigliano ha solo cause umane. I danni derivano tutti da interventi disastrosi dell’uomo. LE RESPONSABILITÀ SONO SIA PRIVATE CHE PUBBLICHE E POLITICHE. – Atteso che nei primi giorni di emergenza sono massicciamente intervenuti mezzi e uomini della protezione Civile e di altre istituzioni sovra comunali e che, ad oggi, gli argini dei torrenti non sono stati ancora riparati, come sono stati spesi, a Rossano, gli oltre 2 milioni di euro dichiaratamente usati per la somma urgenza? – Dove sono finiti i milioni di metri cubi di terra rimossa fino ad oggi? – Prevenzione, i due comuni dell’Area Urbana hanno il dovere morale e politico di: 1) mettere mano adesso ad un piano comune di protezione civile aggiornato (perché quello esistente è carta straccia!) e 2) ridiscutere il Piano Strutturale Associato (PSA) perché esso includa, oltre la fotografia delle frane esistenti e registrate, la necessaria analisi di suscettibilità ai rischi, prendendo in considerazione zone attualmente non a rischio sulla carta. È quanto denuncia e propone il geologo Tonino CARACCIOLO, già Coordinatore Tecnico del PAI (Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico), ad un mese dal nubifragio che ha colpito il territorio. Sono diverse – dichiara – le cause, alla base dei gravi danni subiti. Da una parte vi sono i lavori privati, realizzati abusivamente in un contesto di assoluta mancanza di controllo da parte delle autorità competenti, comune in primis. In questo capitolo rientrano anche gli ingenti tagli abusivi nel bosco comunale rossanese. – Vi sono poi – aggiunge – le opere pubbliche eseguite male. Il materiale di scavo derivante dal cantiere pubblico per la realizzazione dell’Anfiteatro nel centro storico – sottolinea – è stato scaricato in un vallone che dà su Matassa, quartiere cittadino alluvionato. Migliaia di metri cubi sono lì ora sospesi ed a rischio discesa a valle, con le prossime piogge. Analogamente, nel cantiere pubblico per la realizzazione del parcheggio di S.Antonio (centro storico), il materiale di erosione del versante scavato per oltre 30 metri è finito nel torrente Citrea. Lo stesso torrente il cui argine, crollato il 12 agosto scorso, era stato indebolito – denuncia CARACCIOLO – sia a causa di alcuni lavori privati, autorizzati o meno, che hanno rifilato il terrapieno di sostegno; sia a causa di lavori pubblici, un attraversamento di rete fognaria, che con ogni probabilità ha indebolito quell’argine. Stesso discorso può essere fatto, ancora, per la scuola in contrada Tornice (altra opera pubblica), realizzata 2 metri sotto la quota di calpestio e già allagata diverse volte. O per il torrente Inferno in località Matassa passato da 10 a 2 metri con le opere di urbanizzazione degli ultimi anni e con evidenti interventi privati, non controllati da nessuno che hanno stravolto il corso d’acqua, intubandolo e addirittura coprendolo. Purtroppo – prosegue – il Piano Regolatore Generale realizzato a Rossano dal 2000 in poi è stato e rimane quello del cemento e che ha reso tutto il territorio comunale edificabile, inclusa ad esempio l’area di S.Chiara – precisa – dove ancora persiste quel cartello “Vendesi Terreno Edificabile” su una frana tutt’ora a rischio. Vi sono, quindi, evidenti e gravissime responsabilità politiche per quanto accaduto. Perché è stato esponenzialmente elevato il rischio idrogeologico in questa città. (Fonte: MONTESANTO SAS – Comunicazione & Lobbying).
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COMUNICATO STAMPA
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