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Catanzaro: Operazione della Dda “Basso profilo“, agli arresti domiciliari l’assessore regionale Talarico
Gratteri: «Talarico sapeva perfettamente che Gallo andava a rivolgersi ai rappresentanti della ‘ndrangheta di Reggio Calabria». A colpire il procuratore è «la spregiudicatezza e la disinvoltura con la quale il notaio Guglielmo ha compiuto delle intestazon
 giovedì 21 gennaio 2021 15:37
Catanzaro: Operazione della Dda “Basso profilo“, agli arresti domiciliari l’assessore regionale Talarico
L’indagine conclusa con gli arresti di questa mattina è la sintesi di quello che diciamo da decenni: la ‘ndrangheta spara sempre meno però corrompe e ha sempre più rapporti nel mondo dell’imprenditoria e della politica». Con queste parole il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, racchiude il cuore dell’operazione interforze “basso profilo” condotta dalla Dda di Catanzaro – titolari del fascicolo oltre a Gratteri, i sostituti Paolo Sirleo e Veronica Calcagno – che coinvolge i maggiori esponenti delle ‘ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come “Bonaventura” “Aracri”, “Arena” e “Grande Aracri”, nonché imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi, secondo l’accusa, con le organizzazioni criminali. L’indagine parte dalla figura dell’imprenditore catanzarese Antonio Gallo «un uomo eclettico – ha detto Gratteri – con contatti con uomini delle forze dell’ordine, con la politica, con la ‘ndrangheta di tutta la provincia di Crotone. Attraverso questi contatti lui si è mosso su più piani riuscendo ad allargare sempre più le proprie attività imprenditoriali». LE GARE TRUCCATE Lo scopo era quello di creare un monopolio sul territorio per avere la possibilità di vincere gare truccate per la fornitura di prodotti che riguardano la sicurezza sul lavoro e per le pulizie, anche a livello nazionale. Stava creando un piccolo impero Gallo «Basti pensare – ha detto Gratteri – che questa mattina hanno trovato centinaia di milioni in contanti, ancora li stanno contando, decine di orologi rolex, macchine di lusso appartamenti. Stiamo parlando di beni per centinaia di milioni di euro per un imprenditore apparentemente normale, medio-piccolo la cui voglia di ingrandirsi lo porta fino a Reggio Calabria a rivolgersi ai rappresentanti delle famiglie De Stefano-Tegano per organizzare la campagna elettorale dell’onorevole Franco Talarico per le elezioni politiche del 2018». L’AGGANCIO GALLO-BRUTTO-TALARICO L’aggancio con la politica avviene attraverso Tommaso Brutto, ex consigliere comunale di Catanzaro, e il figlio Saverio, assessore nel comune di Simeri Crichi. Attraverso Brutto, Gallo riesce ad agganciare l’onorevole Franco Talarico che aveva la necessità di candidarsi alle elezioni politiche del 2018. «Per non destare sospetto – spiega Gratteri – Talarico si candida nel circondario di Reggio Calabria dove aveva bisogno di agganci per recuperare voti. Il pacchetto di voti glielo trova Gallo, compare d’anello di un altro parlamentare di Reggio Calabria, l’imprenditore si rivolge a Bruno Porcino, ad Antonino Pirrello e a Enrico Natale, soggetti inquadrati con i De Stefano-Tegano di Reggio Calabria i quali trovano questi pacchetti di voti anche se Talarico non verrà eletto per uno scarto di 1.500 voti». Gallo arriva a Roma per cercare di ottenere degli appalti a livello nazionale e organizza, attraverso Talarico, un incontro con Lorenzo Cesa, all’epoca, estate 2017, parlamentare. Secondo quelli che sono i riscontri delle indagini, spiega Gratteri, «Talarico sapeva perfettamente che Gallo andava a rivolgersi ai rappresentanti della ‘ndrangheta di Reggio Calabria visto che Talarico aveva pensato di candidarsi nel circondario di Reggio Calabria». Per quanto riguarda Cesa, era nello stesso partito di Talarico il quale per ricambiare l’interesse di Gallo per le elezioni politiche ha organizzato il pranzo con Cesa per cercare di ottenere gli appalti ai quali l’imprenditore anelava. NUOVE FRONTIERE DI INDAGINE Quello che colpisce in questa inchiesta, ha sottolineato il procuratore «è la spregiudicatezza, la disinvoltura, con la quale un notaio (Rocco Guglielmo di Catanzaro, ndr) ha compiuto delle intestazioni fittizie di beni intestandole soggetti albanesi, persone che non erano nemmeno lì, cosa impensabile fino un decennio fa». «Fa impressione – ha detto Gratteri – vedere questo mondo delle professioni al servizio di faccendieri e, in questo caso, al servizio di ‘ndranghetisti. Ci si chiede dove sia il limite, fin dove si spingeranno, fin dove il mondo delle professioni si spingerà ad essere prono, al servizio della ‘ndrangheta. Questa è la nostra nuova frontiera che noi, da quando sono qui a Catanzaro, stiamo cercando di dimostrare. Ogni indagine è un nuovo step, un passo avanti, entriamo sempre più nei quadri della pubblica amministrazione, della classe dirigente, della classe borghese, aristocratica, dotta. E scopriamo pezzi di mondo marci. Questo è desolante perché non stiamo parlando di uno stato di necessità, stiamo parlando di ingordigia». INFEDELI L’indagine ha rivelato anche la presenza di un “infedele” all’interno della Guardia di finanza di Catanzaro. Ne ha parlato il comandante delle Fiamme gialle di Catanzaro, Dario Solombrino, il quale ha citato il caso, per fortuna isolato, dell’ex luogotenente Ercole D’Alessandro, originario di Fuscaldo e di stanza al Goa di Catanzaro. D’Alessandro avrebbe tessuto una trama di relazioni anche con ambienti della criminalità organizzata ponendosi come referente di Gallo al quale riferiva informazioni riservate. In cambio avrebbe ottenuto vantaggi come un posto di lavoro per il figlio.

Fonte: www.corrieredella calabria.it

    Alessia Truzzolillo
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