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Acri: No alla violenza sulle donne
Sull’argomento l’intervento dei ragazzi dell’ITCGTM - LICEO “G. B. FALCONE” di Acri
 mercoledì 25 novembre 2020 19:18
Acri: No alla violenza sulle donne “L’amore non è un colpo di pistola,
l’amore non è un pugno sulla schiena,
non è uno schiaffo per cena ...
L’amore ti sfiora” ...
Tutto il resto prende il nome di Violenza e di Femminicidio, che nel tempo sono diventate delle piaghe dilaganti difficili da arginare e che non hanno confini geografici, livelli culturali, gradi di istruzione, estrazione sociale.
Il termine Femminicidio è entrato nel linguaggio comune e indica “la ferocia umana che si concretizza nell’omicidio volontario di una donna, colpevole di essere donna, colpevole di amare troppo, creatura da punire allo scopo di esercitare un assoggettamento tanto fisico quanto psicologico.”
Lo scenario di questa tragedia è costituito, per la maggior parte dei casi, dalle mura domestiche infatti nel 90% dei casi, l’autore è una persona legata alla vittima da un rapporto familiare e la violenza si consuma in quello che è sempre stato l’ambiente protetto per eccellenza: LA CASA CONIUGALE.
La donna, nel tempo, è stata da sempre considerata un oggetto: nel Medioevo, la donna non poteva litigare con il proprio marito poiché questo avrebbe generato conseguenze disastrose!
Le donne venivano accusate di stregoneria e condannate semplicemente perché osavano esprimere le proprie opinioni o non seguivano le regole imposte. Si diede vita ad una vera e propria caccia alle streghe: esempio di libertà e giustizia fu Giovanna d’Arco che nel 1400 fu messa al rogo perché aveva avuto il coraggio di difendere la libertà.
Le donne hanno dovuto faticare molto per affermarsi come persone, come entità pensanti, alle stesse era precluso l’accesso a molte professioni e addirittura non erano ammesse ad esprimere il voto nella scelta dei rappresentanti istituzionali. La donna era solo l’angelo del focolare, priva di dignità e di identità!
Il ventesimo secolo ha visto molte donne protagoniste in prima persona a cui si devono molte conquiste: Madre Teresa di Calcutta che esce dal convento per diffondere il vangelo e aiutare i bisognosi; Marie Curie fu l’unica donna al mondo a vincere due Nobel in due campi diversi, il Nobel per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911.
Malala Yousafzai giovanissima donna che sta combattendo una dura e ambiziosa battaglia per il diritto all’istruzione e a soli 17 anni ha ricevuto il premio Nobel per la pace, grazie al suo coraggioso impegno per il diritto all’istruzione negato alle donne del Pakistan, suo paese di origine, da un editto dei talebani.
Rita Levi Montalcini che ha vinto il premio Nobel per la medicina e nel 2001 è stata nominata senatrice a vita “per aver dato lustro alla Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”.
Purtroppo, nonostante l’affermazione sociale e culturale, ancora oggi le donne subiscono violenze per il solo fatto di essere donne. Oggi le cose sono un po’ cambiate perché quel bagaglio pesante in cui venivano nascoste le violenze e le angherie è stato aperto e reso pubblico risvegliando la sensibilità di molti che ne erano all’oscuro o che semplicemente non volevano né vedere né sentire, scegliendo di tenere la testa sotto la sabbia per non rompere dei pericolosi equilibri!!!
Nonostante l’evolversi del nostro contesto storico sociale e culturale, le donne ancora sono violentate, mortificate e uccise: dai dati ISTAT emerge che le donne vittime di omicidio volontario in Italia sono state 133, il che significa che all’incirca ogni due giorni una donna viene uccisa.
Il 25 novembre viene celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non è una data scelta a caso, si ricorda la morte delle tre sorelle Mirabal avvenuta nel 1960, torturate, massacrate e strangolate. Le tre donne dominicane hanno lottato per la conquista e l’affermazione dei loro diritti contro la dittatura di Rafael Leonidas Truijllo.
In seguito al crescente numero di vittime femminili di omicidio, diversi sono stati i provvedimenti adottati per arginare tali crimini. Se ancora però esistono delle giornate celebrative significa che ancora le donne non sono considerate soggetti ma oggetti, oggetto di possesso, oggetto di piacere, oggetto da sfruttare e far procreare per la continuazione della specie. Lo Stato ha posto in essere delle norme per perseguire i comportamenti violenti con la legge n.119/2013 e, da ultimo, con la legge n.69/2019, leggi con le quali sono state introdotte misure per contrastare la violenza di genere per tutti i delitti di violenza domestica, di stalking e, più in generale, di abusi e maltrattamenti familiari.
Ancora, le misure coercitive sono pochissime e quello che è necessario è avviare una campagna di sensibilizzazione che deve partire dalla famiglia e dalla scuola prima agenzia formativa attraverso la quale evitare la diffusione di una “cultura della sopraffazione”; promuovere una cultura della prevenzione e della non-violenza; aiutare ragazzi e ragazze a gestire i conflitti relazionali.
Per l’eliminazione di questa terribile piaga hanno dato e danno il loro contributo poeti, cantanti, personaggi famosi.
E di attualità risulta la celebre frase dello scrittore William Shakespeare:

“La donna è uscita dalla costola dell’uomo,
non dai piedi perché dovesse
essere pestata,
né dalla testa per essere superiore,
ma dal fianco per essere uguale…
un po’ più in basso del braccio
per essere protetta e dal lato del
cuore per essere Amata.”

Così William Shakespeare definisce ciecamente l’Amore.
C’è una tagliente ironia in tutto questo ma si possono intravedere quei tratti dell’amore che vanno assolutamente condannati, quei tratti malsani e violenti dell’amore che troppo spesso vediamo emergere. Sulla scia Shakespeariana il testo della bellissima e struggente canzone “colpo di pistola” di Brunori Sas, pseudonimo di Dario Brunori, cantautore e musicista nato a Cosenza che cerca di farci entrare nella mente distorta e folle di chi, da questo sentimento, è stato travolto nel modo sbagliato.

“Perché la nonna amasse non lo so
Io che le avevo dato tutto quel che ho
Ma forse quel che ho non è abbastanza
Forse cercava il cielo in questa stanza
E un cielo non ce l’ho
E poi perché è fuggita chi lo sa
Forse perché cercava un po’ di libertà
Ma io non la tenevo prigioniera
La incatenavo solo verso sera
Per stare un po’ con lei
Per stare stretto a lei
Perché l’amore, l’amore è un colpo di pistola
L’amore, l’amore è un pugno sulla schiena
È uno schiaffo per cena
L’amore ti tocca appena
Che cosa non andasse non lo so
Forse l’ho amata troppo e troppo non si può
Ma c’è un inverno in ogni primavera
Per questo l’ho cercata fino a sera
Per chiederle perché
Amore cosa c’è
Perché l’amore, l’amore è un colpo di pistola
L’amore, l’amore è un pugno sulla schiena
È uno schiaffo per cena
L’amore ti sfiora appena
E poi perché l’ho fatto non lo so
Forse per non sentire ancora un altro no
Uscire dalla sua bocca dorata
Prima l’ho uccisa e dopo l’ho baciata
L’amore, il mio amore è un colpo di pistola
L’amore, l’amore è una fanfara che suona la nostra canzone
È un nodo intorno al collo
Nel buio di una prigione.”

Un brano che spiazza e che lascia, appunto, il colpo di pistola alla fine. Si apre, infatti, come una innocente canzoncina d’amore in cui l’amante, non corrisposto, cerca di trovarne la ragione.
Le metafore del ritornello anticipano in brevi tratti il significato profondo di questa canzone: “Perché l’amore è un colpo di pistola “.
Il finale è il vero colpo di scena: non si tratta di una semplice canzone d’amore, bensì all’interno di questi versi, Brunori canta di femminicidio e lo fa dal punto di vista dell’uxoricida: che nonostante tutto ama, dalla sua prospettiva. “MA CHI AMA NON UCCIDE”!
Le Donne devo avere la consapevolezza di sé stesse, devono amarsi per poter amare e solo così trovare la forza di confidarsi di denunciare, è questo il primo passo verso la libertà, la riconquista della propria dignità e soprattutto il primo passo verso la salvezza.
Tutti abbiamo il dovere di opporci a qualsiasi tipo di violenza, bisogna combattere con le storture di un sistema che ha contribuito al radicarsi di certi atteggiamenti e comportamenti sino a legittimarli.
La vita è troppo breve per passarla accanto a qualcuno che lede e schiaccia la personalità altrui.

I ragazzi dell’ITCGTM - LICEO “G. B. FALCONE”
Acri (Cosenza)

    COMUNICATO STAMPA
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