La città che non nasce nel “campo dei miracoli” |
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Leggo da più parti proposte di cittadini che definisco, di buona volontà, che si lambiccano il cervello per proporre questa o quella soluzione affinché dalla fusione nasca una nuova città |
mercoledì 22 luglio 2020 12:56 |
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Leggo da più parti proposte di cittadini che definisco, di buona volontà, che si lambiccano il cervello per proporre questa o quella soluzione affinché dalla fusione nasca una nuova città!purtroppo, bisogna registrare che tutti questi cittadini sono abbagliati da questa operazione “collage” che distoglie dai veri problemi, sovrapponendo due operazioni tra di loro inconciliabili! Uso qualche termine tecnico e me ne scuso: la fusione voluta, guidata ed attuata da una sparuta classe politica e da portatori di interessi, rispetto agli 80.000 abitanti è un provvedimento a carattere amministrativo e come tale segue una sua logica e procedimento, mentre la genesi urbanistica è ben altra cosa, viene da lontano e le dinamiche che ne sono responsabili sono complesse ed articolate nel tempo, nell’economia e nella politica e seguono tutt’altre logiche e procedure, i due piani non sono assolutamente sovrapponibili! Si commette un errore strategico e di scala nel voler ragionare contemporaneamente nella stessa ottica di pianificazione amministrativa e territoriale. Chi ha pensato alla fusione non aveva e non ha alcuna cultura urbanistica e quindi non ha mai ragionato in quella chiave, limitandosi agli aspetti amministrativi che però come tali sono sbilanciati ed inappropriati alla gestione di una dimensione urbana che parallelamente si vorrebbe nuova ma essa si presenta assolutamente estranea alla fusione e continua a rispondere a quelle dinamiche economiche e sociali che ne hanno da secoli determinato morfologia e sviluppo! Il concetto è complesso ma intuibile! D’altra parte necessita registrare che anche la legge ( Delrio) utilizzata impropriamente dai fautori di questa operazione che definirei di “furbesca speculazione demografica”, regolamentava e si rivolgeva a comuni al di sotto dei 5.000 abitanti dove l’attesa degli esiti si limitava al risparmio di bilancio. Negli obiettivi espliciti o reconditi di questa legge non esiste alcuna ipotesi di genesi di nuove metropoli o di grandi città che per estensione e demografia nella gara del “chi c’è l’ha più grande” superassero altre realtà collocandosi in questa farlocca graduatoria, nel nostro caso, al terzo posto in Calabria! Non solo, ma rivendicando nell’infinito braccio di ferro con la Provincia ( tra l’altro ormai mummificata) si celebra “il sorpasso” e qui emerge tutta la minuscola dimensione e l’inconcludenza del progetto “fusione per pesare di più”! Questa analisi, a mio parere oggettiva, so che come sempre dai tifosi della fusione verrà bollata irresponsabilmente tout court “disfattista” ma guarda con occhi disincantati la realtà effettuale che abbiamo davanti, e personalmente sono tra le considerazioni più importanti che mi hanno portato ad essere da sempre contro questo tipo di fusione così fatta e propinata! Concludo con una considerazione: quante delle idee che “i cittadini di buona volontà” auspicano o immaginano per un maggior progresso di questo territorio si sarebbero potrebbero realizzare solo se i due comuni, pur restando autonomi, li avessero condivisi? TUTTI! La differenza sta nella capacità di ragionare con dati di fatto in mano e onesta volontà di cambiare realmente le cose e sopratutto in una classe politica seria, preparata e responsabile e non con promesse di marinaio che la cattiva politica racconta da sempre per abbindolare i creduloni che pensano ancora di vivere nel “campo dei miracoli”.
Mario Gallina
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COMUNICATO STAMPA
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