Morte della Democrazia“, componimento di Luigi Visciglia |
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lunedì 2 ottobre 2017 14:38 |
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MORTE DELLA DEMOCRAZIA 28 settembre 2017
Al fraterno poeta greco Nicholas Alexandrinos
La Reggia di Versailles è illuminata a festa, stendardi, bandiere, rivestono i giardini, una mescolanza di lingue e mandatari: la dittatura, la tirannia, il totalitarismo, le mafie, le corporazioni, la corruzione, fan tutte da corolla al fiore oligarchico. Suoni e canti inneggiano la morte delle sovranità nazionali. Oggi! Una smisurata tavola imbandita, con brindisi d’allegria, festeggia: “la globalizzazione politica”. Una voce autoritaria: “Decretiamo la fine di un’epoca, senza nessuna indulgenza chiuderemo la porta del pensare”. Là! In fondo, in un angolo semibuio, la morente attende: spogliata, lacerata, derisa, umiliata nella sua fierezza. Lacrimosi son gli occhi della Musa, muto è il suo favillar, singhiozza! Sorreggendo l’anima morente, mormora Calliope: “Questi seminano miseria e discordia”. Con un fil di voce la morente invoca: “Alighieri!”. Apparve la sapiente anima, inginocchiatasi, piedi e mani le baciò. “Vate! Poeta dell’umanità, i tuoi versi furon profetici: questi “hanno perduto il ben dell’intelletto”; docile renderanno l’uomo, come animale da cortile; nessuna moltitudine da stadio venne in difesa del sacro diritto, si trastullavano con i loro balocchi; senza di me illanguidiranno, la loro anima sarà cosparsa, permeata, penetrata di libera schiavitù senza catene, privi di lacrime piangeranno i loro occhi. Dimmi! Dove sono i Rosa-Croce?”. Rispose sommessamente: “Ecco! Giordano Bruno!”, genuflettendosi, ambo le mani le baciò Giordano. Rispose Dante: “Presto! Molto presto verranno gl’Illuminati”. Con un sorriso di beatitudine, chiuse gli occhi “la Democrazia” e la speranza prese il volo.
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Luigi Visciglia
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