Siinardi: Revoca atto di impulso annulla referendum |
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domenica 10 settembre 2017 07:52 |
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Ho letto solo questa mattina il comunicato a firma del Dott. Di Iacovo nel quale si tenterebbe di dimostrare come un’eventuale revoca dell’atto di impulso alla fusione da parte del Consiglio Comunale Coriglianese in realtà non possa, in ogni caso, arrestare l’iter referendario oramai intrapreso. Mi fa molto piacere, invero, avere contribuito nel mio piccolo ad arricchire in qualche modo la discussione sul referendum portandola ad uno “step” successivo e riscontrando l’interesse di quella buona parte di Cittadinanza la quale evidentemente non si limiterà a votare in un senso o nell’altro per semplice partito preso ma consapevolmente, e dopo avere almeno tentato di approfondire l’argomento in ogni suo aspetto, ascoltando molteplici pareri e formando la propria rispettabile opinione, giusta o sbagliata che sia.
Ebbene, la mia personale lettura dei fatti è, essenzialmente, questa:
partirei da un dato di fatto inconfutabile: se la volontà dei Consigli Comunali, in questo esplicito caso, non contasse praticamente nulla, e se la possibilità di modificare l’assetto territoriale delle nostre Città rappresentasse una prerogativa esclusiva della Regione, da come si evince chiaramente dal comunicato a firma del Dott. Di Iacovo, allora non mi è dato comprendere per quale motivo sia stato necessario che il Civico Consesso Coriglianese procedesse previamente all’approvazione dell’atto di impulso (un anno dopo quella del medesimo atto da parte del Comune di Rossano) prima che il Sig. Consigliere Regionale Dott. Graziano potesse inoltrare in Regione l’apposito “disegno di legge” propedeutico all’indizione del referendum. Del resto, basta dare una semplice occhiata all’ordine cronologico degli accadimenti al fine di corroborare tale tesi.
Il Consiglio Comunale di Rossano ha approvato l’atto di impulso alla fusione in data 16 gennaio 2015, con Deliberazione Consiliare n. 1. Il Consiglio Comunale di Corigliano ha approvato la relativa delibera in data 3 febbraio 2016, con Deliberazione n. 3. Il Segretario Questore del Consiglio Regionale Calabrese ha provveduto a presentare apposita “Proposta di Legge Regionale – Istituzione del nuovo Comune derivante dalla fusione dei Comuni di Corigliano Calabro e di Rossano” n. 182/10 solo nella successiva data del 31 ottobre 2016, ovvero 19 mesi dopo l’approvazione dell’atto di impulso da parte di Rossano e ben 8 mesi dopo quella di Corigliano. Vi è di più. Nel testo della proposta di legge testé citata, e che per convenienza del lettore allego (http://www.consiglioregionale.calabria.it/pl10/PL%20182.pdf), è chiaramente specificato come siano state proprio le singole amministrazioni comunali a dare “impulso” al procedimento della fusione “con proprie deliberazioni” e non già che l’iter fosse invece partito da un’autonoma e previgente iniziativa di matrice regionale e/o consiliare la quale prescindesse da qualsiasi volontà Consiliare locale.
E, dunque, in base all’art. 5 comma 3 della legge Regionale n. 15/2006, i Cittadini saranno chiamati ad esprimersi non già su di un disegno di legge ideato e creato ex tunc dalla Regione ma, al contrario, su di un progetto di legge nato su esplicito, attivo e diretto “atto di impulso” emanato espressamente (seppure in momenti differenti) da entrambi i Consigli Comunali di Corigliano e Rossano. E’ per tale motivo che i Cittadini, nel prossimo 22 di ottobre (e salvo revoca e/o scioglimento) si recheranno a votare dovendo esprimere un esplicito parere “sulle delibere consiliari di fusione” (le quali prevedono l’istituzione del nuovo Comune), e le quali hanno “generato” il disegno di Legge Regionale a firma Graziano, e non già su di un disegno di legge sulla fusione prodotto autonomamente dalla Regione, e/o dal Consigliere Graziano, antecedentemente all’emanazione degli atti d’impulso comunali ed in assenza di qualsiasi volontà espressa in tal senso.
Per intenderci, nel caso che ci riguarda, la cosiddetta “iniziativa legislativa” è partita non già dalla Regione, e/o Consiglieri Regionali, ma dalla esplicita volontà autonoma dei due singoli Comuni, ai sensi della legge regionale n. 15/2006 art. 5 comma 3, i quali, a mezzo di apposito atto di impulso approvato in sede consiliare, hanno espresso la iniziale volontà di “fondersi”, volontà recepita solo successivamente dal Consigliere Graziano, il quale ha agito semplicemente da trait d’union tra gli enti locali e la Regione, e sfociata nella proposta di legge n. 182/10, nella quale ben si riportano i riferimenti delle delibere consiliari in oggetto le quali hanno necessariamente funto, in questo caso, da meccanismo di “iniezione” per “accendere” il procedimento della fusione. A mio parere, dunque, è per tale motivo che, essendo il disegno di legge n. 182/10 derivante da apposito atto d’impulso comunale e non già da un’autonoma e precedente iniziativa legislativa regionale, un’eventuale revoca dello stesso, anche da parte di una singola amministrazione, non potrà che conseguentemente, e agevolmente, “terminare” il relativo processo di fusione il quale è nato e generato da quello stesso atto d’impulso iniziale, poi revocato. E, infatti, la revoca dell’atto d’impulso causerà, giocoforza, la “inidoneità” dello stesso provvedimento revocato “a produrre ulteriori effetti” tra i quali, ça va sans dire, il prossimo referendum, o comunque le risultanze dello stesso, il quale referendum si terrà ben 5 settimane dopo il prossimo Consiglio Comunale del 15 di settembre durante il quale ben potrebbe darsi luogo alla revoca.
Se poi la Regione Calabria, nonostante l’esplicita eventuale volontà di un Consiglio Comunale regolarmente eletto, ed i quali Consiglieri Comunali rappresentano democraticamente la Cittadinanza Coriglianese tutta, non vorrà tenerne politicamente conto e procederà in ogni caso a far svolgere il referendum e, eventualmente, all’annessione “forzosa” del Comune minoritario (qualora le Città dovessero esprimere pareri differenti), così come avvenuto per l’istituzione del Comune di Casali del Manco ai danni della Città di Spezzano Piccolo, questo io non posso prevederlo né, tantomeno, sono in grado di evitarlo così come, suppongo, non siano riusciti ad evitarlo nemmeno a Spezzano Piccolo, Città la quale ha già opportunamente, e giustamente, provveduto a ricorrere avverso tale antidemocratica cooptazione forzosa (http://www.iacchite.com/lettere-iacchite-spezzano-piccolo-depositato-ricorso-lannessione-casali-del-manco/) a mezzo tribunale amministrativo.
Del resto, che la normativa regionale sulla fusione necessiti di essere “riveduta e migliorata” è stato lo stesso Consigliere Regionale Graziano ad ammetterlo esplicitamente, appena qualche giorno fa, aprendo ad una modifica della stessa legge, così come elaborata dai Consiglieri Regionali Greco e sergio. E, sempre su tale linea, ovvero che la legge regionale calabrese debba necessariamente essere riveduta e corretta, sono stati espressi innumerevoli e prestigiosi pareri che vanno tutti nello stesso senso, tra i quali quelli del Prof. Ettore Jorio, docente Unical, nonché uno dei massimi esperti dell’argomento (http://www.corrieredellacalabria.it/politics/item/57456-fusione-dei-comuni-alla-“calabrese”/57456-fusione-dei-comuni-alla-“calabrese”) e, ancora (http://www.corrieredellacalabria.it/politics/item/57799-fusioni-in-calabria,-ma-di-che-parliamo).
Ci si chiede, arrivati a questo punto, se l’istituzione di un nuovo Comune fuso può essere realizzata autonomamente dalla Regione ex abrupto, e senza tenere in debito conto la volontà politica dei Consigli Comunali coinvolti e democraticamente eletti, per quale motivo il Consigliere Regionale Graziano ha atteso foss’anche il Comune di Corigliano ad approvare l’atto di impulso prima di presentare in Regione l’apposito disegno di legge il quale, espressamente, evoca proprio tale atto d’impulso, unitamente a quello di Rossano, quale documento ufficiale che ha dato, appunto, “impulso al procedimento di fusione”? In realtà, per come si vorrebbe fare intendere, non sarebbe stato nemmeno necessario che l’atto d’impulso l’approvasse anche Rossano. Sarebbe bastato semplicemente che il Consigliere Graziano si fosse recato, quando meglio lo ritesse opportuno, a presentare tale disegno di legge in Regione (a prescindere dalle volontà dei Consigli Comunali) e, ad oggi, magari saremmo già “fusi” da un pezzo. Con quali conseguenze, non è dato sapersi. Mi chiedo anche, e sempre arrivati a questo punto, che senso abbiano avuto 4 anni intensi di dibattito sull’eventualità o meno di “fondersi”, infinite discussioni consiliari, delibere in tal senso, innumerevoli comunicati stampa a destra e a manca quando, così come ha lasciato ben intendere il Dott. Di Iacovo, le volontà dei Consigli Comunali, in realtà, non contino nulla, e ben avrebbe potuto il Consigliere Graziano presentare tale disegno di Legge già anni orsono, “saltando” letteralmente il Consiglio Comunale Coriglianese e passando direttamente, e di fatto, a sentire le popolazioni interessate a mezzo referendum? E men che meno del Consiglio Comunale (attesa l’attuale legge Regionale sulle fusioni) conterebbe la volontà dei Cittadini interessati posto come, e questo è un dato di fatto incontrovertibile che non può prestarsi ad alcuna interpretazione, il referendum sia semplicemente “consultivo” e, dunque, i Cittadini non vincoleranno legalmente in alcun modo la Regione la quale, ad ogni buon conto, potrà procedere come meglio crede, a prescindere da quanto abbiano effettivamente deciso a maggioranza i Cittadini. Così come accaduto a Spezzano Piccolo la quale volontà popolare è stata, praticamente, del tutto ignorata.
A me risulterebbe, invece, che degli 86 comuni “fusi” in Italia dal 1946 ad oggi, su di un totale di oltre 8’000 (un dato che già di per sé è indicativo del fallimento di tale strumento), nessuno di essi sembrerebbe essere stato raggiunto da una fusione “coatta”, calata dall’alto ed elaborata autonomamente dalla Regione, e/o da un Consigliere Regionale di propria iniziativa, ma tutti gli enti interessati, invero, sembrerebbero avere scelto consapevolmente di “fondersi”, attivando la conseguente procedura a mezzo di approvazione dell’atto di impulso in Consiglio Comunale. Del resto, vorrei ben vedere se domani un Consigliere Regionale di Bocchigliero si alzasse una mattina e si mettesse a presentare alla Cittadella Regionale un disegno di legge che preveda la fusione di Soverato con Montepaone senza che da quelle parti ne sappiano nulla.
Sarebbe davvero il caso, allora, di continuare ad “ingolfare” le aule dei tribunali amministrativi con gli innumerevoli ricorsi che verranno presentati “a pioggia”, in un senso o nell’altro, attesa la palese “non chiarezza” della legge regionale? Personalmente sono convinto che i Cittadini abbiano tutto il sacrosanto diritto di decidere in merito alla fusione, esprimendosi necessariamente in un apposito referendum, ma che debbano altrettanto necessariamente essere in condizioni di farlo in un contesto di regole certe, e che non cambino in corso d’opera, e non nell’ambito di un’aleatorietà legislativa, quale quella odierna, sfociata nella gravissima fattispecie dell’annessione forzosa di Spezzano Piccolo a Casali del Manco.
Atteso tutto ciò, mi domando e chiedo, il Sig. Sindaco di Corigliano Calabro Geraci, unitamente a tutti i Consiglieri di Maggioranza, provvederà a dimostrare alla Città intera, nonchè alla Regione, di non avere mai nutrito alcun interesse alla fusione revocando conseguentemente l’atto d’impulso originario oppure, al contrario, dimostrerà che sì, in effetti, le volontà del Consiglio Comunale di Corigliano Calabro non contano effettivamente nulla? E le ultime volontà del Consiglio Comunale dello scorso 12 agosto, cristallizzate nella Deliberazione n. 37, per intenderci, sono ben chiare ed hanno sancito la necessità, da parte della Regione Calabria, di modificare entro il 7 di settembre la legge regionale, inserendo il quorum al 30% e la doverosità di considerare le volontà comunali singolarmente, oltre che alla redazione di un piano di fattibilità. In mancanza di tali condizioni, che allo stato attuale non ci sono e non ci saranno essendo già scaduti i termini, Geraci ha promesso di dimettersi, evidentemente qualora non dovesse avere i “numeri” in Consiglio per revocare l’atto di impulso originario. Tale decisione, riportata nella delibera appena citata, è stata votata dalla maggioranza dei Consiglieri Comunali. Il prossimo 15 di settembre, tali Consiglieri Comunali, terranno fede a quanto deciso appena qualche settimana prima? Lo sapremo a giorni.
Le mille interpretazioni alle quali si presta tutta la normativa sulla fusione, soprattutto quella regionale, ed il grande “pasticcio” dell’annessione forzata di Spezzano Piccolo al neo istituito Comune di Casali del Manco ne è la prova “provata”, rappresentano di per sé la classica “cartina di tornasole”, la dimostrazione evidente e lampante di come i Cittadini saranno costretti ad esprimersi (formulando quella che sarà soltanto un’opinione) su di una fattispecie irreversibile, quale la fusione, che è incorniciata da una “cortina fumogena” legislativa che si taglia con il coltello e sulla quale lo stesso Consigliere Regionale Graziano ha ritenuto “condivisibile la necessità di rivedere e migliorare la normativa regionale”. I nostri territori sono ambedue disastrati, e questo lo sappiamo tutti e, conseguentemente, la “fusione” viene vista (a mio avviso erroneamente) come una sorta di “manna dal cielo”, non si capisce bene in base a che cosa, e non come quello che in realtà è, ovvero un semplice strumento di taglio alla spesa pubblica perpetrato dallo Stato ai danni delle Comunità locali. Del resto, non si può di certo pensare che lo Stato, in un contesto conclamato di recessione e di continuo aumento del debito pubblico, provveda ad incentivare le fusioni al fine di aumentare esponenzialmente proprio quella stessa spesa pubblica che, invece ed al contrario, in ogni modo cerca di tagliare (e la soppressione del Tribunale di Rossano ne è un esempio). Ma anche se così non dovesse essere, cosa cambierebbe per le nostre Comunità se si dovesse andare a votare tra 6 mesi oppure un anno, ottenendo, nelle more, tutte le dovute certezze normative per evitare, eventualmente, un nuovo “caso” Spezzano Piccolo?
Dott. Enzo Claudio Gaspare SIINARDI
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COMUNICATO STAMPA
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