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A…….DIO!!!! Mio Amato don Flaminio
 giovedì 7 settembre 2017 19:25
A…….DIO!!!! Mio Amato don Flaminio «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Lc 17,6)

In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. (Marco 11,23)
Eccellenze reverendissime, reverendissimi parroci, clero e popolo di Dio.
Ho voluto iniziare questa mia personale riflessione in memoria del mio Amato don Flaminio, con due passi del Vangelo di Luca e di Marco al fine di confessare l’inadeguatezza della mia fede che, purtroppo, di fronte a tali eventi diventa ancor più piccola di quel richiamato granellino di senape.
Anche se, ragionando, diventa poi logico pensare come sia per davvero impossibile misurare la fede con un raffronto così improprio; la fede a cospetto di una così piccola dimensione di comparazione quale un granello di senape.
Ma se così non è allora mi chiedo: “Cosa ha voluto parteciparci il Signore quanto, camminando verso Gerusalemme ed andando verso la sua certa agonia, parlò ai suoi discepoli della fede e nei termini appena detto?”
Certamente spostare una montagna è un senso metaforico atto a rimarcare la mia e la nostra lacunosa fede in quanto, se pur fosse per davvero così piccola come un granello di senape, avrebbe dovuto comunque consentirmi e consentirci di fare grandi cose, addirittura quello di spostare una montagna!
Ma la mia fede deve essere per davvero inesistente se non sono infatti mai riuscito, nella mia vita, a sradicare nessun albero, né tantomeno a spostare un monte!
Una fede insignificante, rinsecchita e foderata da mille scarsità che ne hanno sempre deformato la sua vera percezione!
Prova ne è, riflettevo in questi due giorni, quanto riportato nel Capitolo 11 di Giovanni dove si ricorda la resurrezione di Lazzaro a Betània, il villaggio di Maria e di Marta le due sue sorelle.
Gesù arrivò nel villaggio, una volta avuta notizia della malattia dell’amico, dopo tre giorni, trovandolo morto è già riposto nel sepolcro!
Marta prima e Maria dopo, appresa la notizia dell’arrivo di Gesù, gli andarono incontro!
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» disse Marta a Gesù.
Le rispose: «Tuo fratello risorgerà».
Gesù nel vedere le due donne piangere si commosse profondamente anche lui!
Domandò: «Dove lo avete posto?» e, davanti al sepolcro, Gesù scoppiò in pianto.
«Guarda come lo amava!», esclamarono i Giudei!
Disse Gesù: «Togliete la pietra!», ed alzando gli occhi al cielo continuò e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato».
Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».
Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario.
Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare».
Ecco, ancora una volta, dimostrata l’insufficienza della mia fede! Perché se pur fosse pari ad un granello di senape, potrei oggi gridare, rendendo grazie a Dio:
Vieni Fuori! Alzati e cammina! Amato mio caro don Flaminio:
Ma Gesù non mi ha promesso né mi permette di fare miracoli spettacolari per stupire e sconcertare gli altri anche se, alla fede nulla è impossibile!
Ma sradicare un gelso, spostare una montagna o risvegliare dalla morte un amico non servirebbe ad ampliare nessuna fede se, alla base, non si possiede l’unica vera nostra sicurezza di fede che è nel riconoscersi ed essere figli del Dio della Vita, quindi di essere parte della Sua e nostra Resurrezione!
Ed è questa la caratteristica della fede autentica: quella cioè di poggiare unicamente su Dio la nostra stessa esistenza evitando la superbia di poterci basare solo sulle nostre capacità, quindi liberandola dall’affanno dell’esistenza e dell’apparire!
Voi, mio amato don Flaminio avete interpretato la vostra vita confidando e fidandovi sempre di Dio, lasciando che fosse sempre Lui stesso ad agire e a plasmare la vostra limpida, pura, umile ed onesta vita Sacerdotale.
Una vita Sacerdotale semplice ed umile ma con la quale e nella quale avete permesso a Dio di manifestarsi attraverso la sua stessa potenza che vi ha permesso di essere fratello dei fratelli, padre di tutti, amico sincero nella fede, figlio e poi padre di una intera Comunità che vi ha accolto ed amato ininterrottamente per quasi sessant’anni, condividendo con voi mutamenti, evoluzioni sociali e finanche interiori turbamenti!
E la fede, amato mio don Flaminio, Dio non la riserva alle persone eccezionali.
Non la considera un dono per pochi; non la riserva ai grandi parolieri o ai grandi interpreti o a chi vive di protagonismo e nel protagonismo.
La Fede, se ricercata, diventa possibile e doverosa per tutti i credenti e voi, con la semplicità del vostro porvi, ce lo avete comunicato con la vostra vita, ce lo avete insegnato nel silenzio delle innumerevoli vostre opere, nella ricchezza del vostro Ministero Sacerdotale e nei numerosi figli che avete sposato con il Signore e con la Madre Chiesa di Dio, nella verità del Santo Sacerdozio!
Come vorrei avere quella fede in grado di farmi gridare: Vieni Fuori! Alzati e cammina!
Ma la fede che mi avete trasmessa, anche se piccola, insufficiente, oggi mi permette di dire che nulla è casuale ed anche se essa non mi permetterà di richiamarvi alla vita mi permette almeno di leggere, in essa, la presenza di DIO, uno e Trino, che pervade tutto e tutti ed è per mezzo di Lui che si dà senso alla vita, si alimenta la speranza, si vivifica la certezza che vive nella nostra stessa fede e nella testimonianza di essa!
Oggi, rileggendo la nostra amicizia, posso con certezza dire che ogni cosa che assieme abbiamo condiviso, vissuto e partecipata si è verificata e si è realizzata per mezzo di Cristo ed in vista di Cristo, senso ed approdo finale della nostra stessa esistenza, per cui anche oggi per me è il giorno della Via, della Verità ma anche della Vita, quella nuova vita nella quale la Divina Provvidenza ha voluto evolvere la vostra stessa natura umana.
Certo non è facile farsi forza, darsi coraggio nel pensare una futura vita senza la Vostra presenza.
Una presenza discreta ma, nello stesso tempo, forte perché poggiante sulla onestà dell’animo! Sulla umiltà del pensiero! Sulla generosità delle gesta!
Una presenza che è stata costante e continuativa nella mia vita!
Una presenza iniziata il 18 Giugno 1968 quanto mi trasferii da Corigliano paese allo Scalo.
Trovai difficoltà ad ambientarmi perché cresciuto nella Comunità dei Minimi, vivevo ora una realtà nella quale mi sentivo avulso, estraneo ed ero quasi fuori luogo alla vita sociale dello Scalo, quindi della Parrocchia e della stessa Chiesa “piccola”!
Poi un giorno mio padre mi parlò di un giovane sacerdote al quale vide fare quasi un gioco di prestigio. Quello cioè di far uscire dalla sua minuscola Autobianchi blu con tettuccio di tela nero, targata CS 18347, tanti ragazzi che divennero, grazie alla sua stessa generosa, calorosa ed amabile accoglienza, i miei futuri amici, i miei compagni chierichetti e poi compagni d’arma nel nostro piccolo esercito di guardie svizzere che Voi, caro amato don Flaminio, avevate fortemente pensato, voluto e creato per aiutare l’inserimento in Parrocchia di altri ragazzi!
L’Azione Cattolica, i riconoscimenti Regionali. Il Cineforum Parrocchiale, il Giornalino, i Campeggi e le caccie al Tesori. Il catechismo, le lodi e i vespri per i giovani studenti. Le due Chiese alle quali avete dedicato tutto voi stesso!
Non posso e non voglio entrare nel ricordo degli affetti e del personalismo.
E’ però certo che ho aperto di continuo, in questi giorni, il baule dei nostri ricordi e non ho trovato giorno, in cinquant’anni, che non abbiamo condiviso nella preghiera, nella operatività sacerdotale, nell’impegno verso i più umili, i più poveri, l’impegno per la Parrocchia e nella Parrocchia, l’impegno nel vivere il senso della evangelizzazione, impegno e presenza sociale vissuta con discrezione e amorevole partecipazione.
Non è il caso di ricordare tutto di noi, anche perché mi sono riproposto di farlo successivamente.
Oggi avevo un dovere, mio personale! Anzi nostro, caro amato don Flaminio!
Perché dopo il saluto che voi mi avete chiesto di esternare alla Comunità prima nel giorno della dipartita di vostra madre donna Virginia e poi di vostro fratello Enrico, oggi non potevo lasciarla andare via senza un mio pur insignificante personale saluto!
Certo, domani non ci vedremo! Non ci sentiremo per il solito caffè o per il giro sul mio lavoro, per i nostri pranzi o per ascoltare le mie tante insufficienze di uomo e di padre.
Ma tutto è un dettaglio.
Tutto è ora un superficiale particolare di scarso senso ed insufficiente interesse per me e per voi! Oggi è un giorno diverso! Oggi siete al cospetto di Dio! Siete davanti alla Vergine Maria. A quella stessa verso la quale tanto amabile amore avete riversato.
Il mese di Settembre era dedicato alla Sua Festa che abbiamo sempre organizzato assieme al Comitato e con grande partecipazione dell’intera Comunità!
Oggi gioite nella sfera degli Angeli e dei Santi. Vivete la dimensione della vostra modesta vita terrena resa enorme dalla vostra immensa umiltà, dilatata dalla vostra semplicità. Impreziosita dalle innumerevoli cose che parlano di voi. Profumano di Voi!
Volgete il vostro benigno sguardo verso la Vostra Città, che avete amato con profondo sentimento di vero figlio ed alla quale tanto avete partecipato con la generosa umiltà che vi contrastingueva, con la genuinità del vostro mai lesinato e godibile sorriso!
Conserverò l’ultima vostra cartolina da Lourdes ricevuta alcuni giorni fa.
E’ stato il vostro ultimo saluto, la Vostra benedizione verso di me e la mia famiglia.
Che il Signore possa ricompensarvi per la vita che, amorevolmente, avete per Lui vissuto e per la costante Fede che ci avete saputo testimoniare in rettitudine e umiltà!
A ….DIO mio caro, amato ed indimenticabile amico don Fleming. Un bacio.
    Giuseppe Scorzafave
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