SI alla fusione, analisi di un processo necessario e tentativi di abbattimento |
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lunedì 3 luglio 2017 09:15 |
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Il tema della fusione è un tema caldo, anzi, molto caldo, e tale mia affermazione nasce dall’acredine e dalle scintille che alcuni post hanno suscitato tra le varie fazioni contrapposte. Chi scrive è convinto che il dibattito debba mantenersi in toni urbani e civili ma è altrettanto fermamente convinto che molti sostenitori del No (non tutti ovviamente) non sappiano neanche di che cosa si stia parlando né tantomeno abbiano capito cosa siano: il TUEL, la Legge Delrio (e non Del Rio come scritto da molti erroneamente) e le leggi in favore dei processi di fusione. Tale mia convinzione nasce da una serie di esperienze dirette tra cui un dibattito lampo avuto con un fermo sostenitore del No il quale mi disse stizzito “…ma quali soldi avremo dalla fusione, Pescara non ha avuto un euro…”, ora, premesso che non sono uno irascibile, purtroppo, in quel momento un po’ di “cazzimma” mi salì e quando gli risposi “…guarda che Pescara non è un comune fuso, il processo è in fase di approvazione…” il suo sguardo fu la giusta ricompensa per la stupidaggine che aveva detto, un pesce lesso. Provò a salvarsi in calcio d’angolo dicendo “…e ancora sono fermi!!! Vedi che non funziona…” io non risposi perché non è bello irridere gli avversari ed io sono uno sportivo. Sui benefici della fusione, in merito ai finanziamenti previsti, un altro fervente sostenitore del No disse “…si i soldi ci sono finchè non finiscono…” certo, il cielo è azzurro se non vengono le nuvole, io sarei un aereo se avessi le ali e mio nonno sarebbe una carriola se avesse la ruota, idiozie per idiozie ora siamo pari, quasi come se il timore del domani ci dovesse condannare per tutto il resto della nostra grama esistenza all’immobilismo assoluto, ad essere sempre asserviti a qualcuno. Chi scrive è convinto che oggi gli osteggiatori della fusione stanno ricalcando lo stesso atteggiamento di chi non volle la provincia unica e che per 25 anni ci costrinsero all’autodistruzione ed alla inconsistenza politica ed amministrativa, per cui, non si dimentichi questo passaggio perché i nomi di coloro i quali si stanno opponendo sono sotto gli occhi di tutti e queste stesse persone dovranno delle spiegazioni alle generazioni future circa le loro scelte e, sin d’ora, si sappia che: “i soldi non ci sono”, “chissà che verrà”, “la nostra identità” non saranno giustificazioni accettabili. Questa esperienza mi è anche tornata molto utile per ricordare a me stesso per quale ragione non volli più tessere di partito (l’ultima che feci fu della FIGC, federazione italiana giovani comunisti di Bologna), ed il motivo è presto detto, qualcuno deve scegliere per te, deve pensare per te e bisogna obbedire senza fiatare, bene, purtroppo non ci sto, avrei gradito essere ascoltato prima che molti miei affini politici aderissero al No, avrei voluto spiegargli perché, ad oggi, ho dedicato 6 mesi allo studio di questa materia, avrei gradito esporre le mie ragioni, avrei gradito un confronto, avrei gradito avere la conferma che lo studio delle questioni è alla base dei dibattiti, avrei gradito che mi fossero state riconosciute delle analisi di buona fattura sul tema fusione ecc. ecc., ma così non è stato, ho dovuto subire un No granitico e così, la mia memoria, si è riattivata su alcune posizioni “a priori” in merito ai partiti ed alle loro logiche. Durante la mia campagna di promozione del Si un coriglianese ebbe anche a bacchettarmi dicendo “… ma i Rossanesi ci rubano gli uffici…” a si?, chiesi: “quali uffici?” e lui, con fortissima e malcelata titubanza disse: “…noi abbiamo l’ufficio dell’agenzia delle Entrate a Corigliano…” beh, caro amico mio, quell’ufficio chiuse 2 anni fa per cui tranquillo che non c’è niente da rubare poiché Corigliano non ha uffici. In merito agli aderenti del movimento No qualche altro disse: “Rossano vuole la fusione? Bene ci sediamo ad un tavolo e scriviamo come dobbiamo dividere gli uffici!” ora, premesso che non saremo noi a decidere l’allocazione degli uffici (secondo la legge Delrio spetta ad un commissario governativo tale scelta, di concerto con i Comuni e spero di non doverlo ripetere ancora), mi chiedo: perché Rossano dovrebbe cedere i propri uffici ad una realtà come Corigliano che a mala pena riesce ad avere un presidio del Giudice di pace? Qualcuno è convinto che Corigliano sia in grado di ricattare qualcuno? Beh vi (ri)darò una notizia bomba, cerchiamo di non tirare troppo la corda dato che sta per spezzarsi, evitando così di perdere anche quei 4 uffici che abbiamo a Rossano e, sia chiaro, che abbiamo bisogno l’uno dell’altro nella stessa misura, non c’è uno in posizione di vantaggio in questa storia che resta sempre quella solita guerra di quartiere tra poveri. In merito allo studio di fattibilità, ribadisco, che la normativa vigente non prevede che venga fatto prima del referendum consultivo (non avrebbe senso spendere soldi per uno studio di fattibilità se il referendum fosse poi negativo) ma, allo stesso tempo, non impedisce ai privati (o ai Comuni) di promuoverlo, pertanto, se questo punto è così rilevante, i vari comitati del No “motu proprio” potrebbero attivarsi in tal senso. Non appena si fa notare come altri Comuni di grandi dimensioni stanno per fondersi (Crotone e Cosenza) la scusa diventa “ma loro hanno contiguità territoriale” scusate ma Strongoli, Isola Capo Rizzuto e Cutro che contiguità hanno? E Cosenza con Castrolibero che contiguità ha? Chi ci capisce è bravo ma chi non è fazioso è ancora più bravo. Tuttavia ho una buona notizia anche per la convenienza delle fusione per i comuni di grandi dimensioni. Il “C.O. Gruppo” su istanza “dell’Unione Reno-Galliera” ha stilato un “estratto dei risultati di studio di fattibilità per la fusione dei Comuni” di: Argelato, Bentivoglio, Castello d’Argile, Castel Maggiore, Galliera, Pieve di Cento, San Giorgio di piano e San Pietro in Casale, in cui specificano come i vantaggi ci saranno a patto che ci siano buoni amministratori (ma questo è ovvio) e specificando anche una acquisizione di importanza a livello regionale grazie ad un numero così elevato di abitanti (71.000, quasi come dovremmo essere noi) ed estensione territoriale (anche qui con scarsa contiguità territoriale), quest’ultimo individuato come beneficio effettivo. Siete invitati a leggere l’estratto. L’ultimo tentativo (in ordine di tempo) di abbattimento del nostro iter di fusione porta i nomi di Franco Sergio ed Orlandino Greco, infatti, a parere di chi scrive, i commenti fatti dai due consiglieri regionali in merito al “caso” Casali del Manco è una piccola apologia per delegittimare il nostro processo di fusione, vi state chiedendo come? Tramite lo strumento del “quorum”. Greco e Sergio avranno sicuramento visto “casualmente” gli ultimi dati sulla affluenza alle urne nella città di Corigliano Calabro per l’elezione a sindaco tra Torchiaro e Geraci, ed avranno capito che se su 40.000 aventi diritto solo 15.000 sono andati al voto nel ballottaggio. Il gioco è fatto, in sostanza anche se metti un quorum al 50% (facendo finta di venirci incontro e di essere un democratico) siamo comunque spacciati. Non tutti i sostenitori del No si sono espressi su questo abominio ma sono sicuro che lo legittimeranno secondo l’antico detto “ti fanno pipì in testa ma si dice che piove”, tutto liscio. A tutti coloro i quali temono che le periferie dei 2 comuni diventino ancora più emarginate in caso di fusione dico di stare tranquilli, senza fusione Corigliano e Rossano saranno loro le periferie della Calabria intera e poi vedremo come si sentiranno gli abitanti di: Fabrizio, Pirro Malena, Cantinella, Petraro, Fossa ecc. ecc. ed ovviamente non ho parlato della figura del Municipio di proposito (che eviterebbe la ghettizzazione della periferia) perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e propina sempre la stessa solfa. Ora come allora sono convinto che la volontà di pochi debba svendere il beneficio di molti, quei pochi: attaccati al loro orticello, al loro gruppetto di votanti per stare attaccati al “carro” della macchina comunale, che temono di scomparire dalla politica, in sostanza, tutti coloro i quali vogliono che queste nostre città non si sviluppino e restino per sempre delle periferie cosentine, insomma quei pochi che pensano ai fatti loro. Vi è di più, mentre Mario Occhiuto (Sindaco di Cosenza), in tutte le salse, sponsorizza la fusione tra Rende, Cosenza e Castrolibero, da noi, gli amministratori, ad eccezione di pochi, sono affetti da mutismo atavico e non spendono una parola in merito. Chissà perché. Concludo specificando che i progetti di “Area Vasta” e di “Unione” dei comuni non avrebbero gli stessi vantaggi e benefici concessi dalla legge nel caso di fusione, non specifico le normative perché è il caso di leggerle, chissà a qualcuno venga finalmente voglia.
Daniele Torchiaro, malfidato sostenitore del Si
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COMUNICATO STAMPA
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