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Quello del 22 ottobre sarà un Sì, in risposta a Mattia Salimbeni
 giovedì 22 giugno 2017 10:18
Quello del 22 ottobre sarà un Sì, in risposta a Mattia Salimbeni Avendo letto un articolo scritto dal signor Salimbeni pubblicato sul blog Corigliano Informa
(Tratto da:
http://www.coriglianoinforma.it/news/mynews.asp?iCODICE=4730&utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm),
mi premono alcune precisazioni e alcuni interrogativi, rispetto ad ogni punto del suo scritto.

‘Che il progetto di fusione avesse un mordente di dubbia interpretazione, è oramai cosa certa e non rappresenta più una mera congettura ma, ahinoi, un triste dato di fatto’
– Quale è ‘il mordente di dubbia interpretazione’?
‘A consolidare l’idea sono proprio i comitati, nati e nascenti, del “Sì”: con motivazioni a mio avviso aleatorie e pressappochiste, ma comunque ferventi sostenitori del tanto atteso fenomeno aggregativo. La cosa, però, che più mi crea fastidio è l’atteggiamento, più volte palesato da alcuni loro componenti, nei confronti di chi ha la colpa di pensarla diversamente. Addirittura, in una nota stampa di uno dei “millanta” comitati, si etichetta il fronte del “No” come “antidemocratico”, “eversivo”, “personalista”, costituito da “veri nemici del territorio”. Insomma, un gran bel modo di cominciare il dibattito sul tema fusione!’
– Quale è il comunicato stampa? E, se i modi non sono stati sempre garbati, è anche vero che a fronte di diciture normative precise, il fronte del No non ha mai offerto contestazioni o fondamenta puntuali alle proprie tesi, in punta di diritto o di altra possibile base, anzi spesso si è scaduti in commenti di bassa lega presso qualsiasi dibattito, almeno sui social, tuttavia concordo con Lei sulla necessità di instaurare un dialogo civile e costruttivo sul tema.

‘Così facendo, il suddetto fronte si candida ufficialmente ad essere un ulteriore incentivo per bocciare il referendum del 22 ottobre’
– In pratica si afferma che l’idea potrebbe anche essere buona, però siccome è stata proposta male da alcune persone non propriamente garbate allora occorrerebbe bocciarla.
‘Per quanto mi riguarda, se prima stazionavo in una posizione baricentrica tra i due fronti, ora, a seguito di un’attenta analisi, specie dei più volte citati “riferimenti normativi”, sono giunto alla conclusione che Corigliano e Rossano sono totalmente decontestualizzati da qualsivoglia forma premiale di matrice Statale o (perché no) provvidenziale derivante dall’atto di confluire in un unico contenitore amministrativo A perorare il rifiuto nei confronti di questo progetto, è il modus operandi di coloro i quali sin da subito lo hanno promosso, colpevoli di aver fatto diventare quella che è nata come un’idea nobile e proposta con i migliori auspici, un postribolo dialettale, portato avanti al fulmicotone, che ha visto più volte lo scontrarsi degli amministratori stessi. Nello specifico: saremo chiamati a votare una fusione che, data la nostra taratura demografica, ci porta ad essere totalmente estranei a quelli che sarebbero gli incentivi statali derivanti da Fusione. La tanto millantata “pioggia di trasferimenti” in realtà è fortemente limitata da un tetto massimo di 2 mln di euro annui che, spalmati su una popolazione che arriverà a contare circa 80mila abitanti, beh… a voi le somme! Mi pare un po’ magra come ambizione quella di fonderci per poter garantire ad ogni cittadino appena due caffè in più al mese!
– Esattamente a quale decontestualizzazione ci si riferisce? L’art. 15 co. 3 DLgs 267/2000 ‘1 - A norma degli articoli 117 e 133 della Costituzione, le regioni possono modificare le circoscrizioni territoriali dei comuni sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalla legge regionale. Salvo i casi di fusione tra più comuni, non possono essere istituiti nuovi comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti o la cui costituzione comporti, come conseguenza, che altri comuni scendano sotto tale limite. [2] 3-Al fine di favorire la fusione dei comuni, oltre ai contributi della Regione, lo Stato eroga, per dieci anni decorrenti dalla fusione stessa, appositi contributi straordinari commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono“ (http://www.altalex.com/documents/news/2014/08/19/ordinamento-istituzionale-soggetti#titolo)
L. 190 del 2014, la quale, all’art. 1 co. 498 lett. b) e’ aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I comuni istituiti a seguito di fusione a decorrere dall’anno 2011 sono soggetti alle regole del patto di stabilita’ interno dal quinto anno successivo a quello della loro istituzione, assumendo quale base di calcolo le risultanze dell’ultimo triennio disponibile» (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/12/29/14G00203/sg ). Insomma, con la deroga al patto di stabilità per cinque anni e contributi ulteriori rispetto a quelli attuali per dieci anni, anche se si trattasse di due milioni di euro (2.000.000), si potrebbero fare investimenti a lungo termine, ad esempio puntando su un migliore impianto di illuminazione che consenta di risparmiare in bolletta oppure riparare il sistema idrico, evitando disagi ai cittadini: limitare la gestione di due milioni di euro annui per dieci anni a due caffè ciascuno appare una riduzione banale della questione.
‘Voteremo una fusione che si pone come obiettivo la riunificazione della Sibaritide, ma che parte col piede sbagliato, tagliando fuori proprio la città di Sibari, centro nevralgico della nostra storia e della nostra cultura. Nonostante il comune di Cassano allo Jonio abbia più volte mostrato interesse ad entrare nell’iter di fusione, Voteremo una fusione che si pone come obiettivo la riunificazione della Sibaritide, ma che parte col piede sbagliato, tagliando fuori proprio la città di Sibari, centro nevralgico della nostra storia e della nostra cultura. Nonostante il comune di Cassano allo Jonio abbia più volte mostrato interesse ad entrare nell’iter di fusione, qualcuno ha ritenuto opportuno non accogliere l’invito ed, anzi, scagliarsi ferocemente contro coloro i quali si sono espressi a favore di un’apertura verso nord, pensando che una fusione a tre sarebbe stata più fruttuosa. In questo modo, perderemmo per sempre l’occasione di riunificare la Sibaritide, dunque, di porre in essere quella che sarebbe una conquista epocale, nonché un brand unico che fungerebbe da volano per la ripresa economica dell’alto Jonio cosentino.’
– L’obiettivo della fusione non è ‘la riunificazione della Sibaritide’, quanto piuttosto una gestione più coesa e lungimirante di due territori contigui che negli anni hanno dimostrato di non saper gestire neanche un palazzetto dello sport. Non solo: ‘Il comune di Cassano allo Jonio abbia più volte mostrato interesse ad entrare nell’iter di fusione’: certo, peccato l’abbia fatto con una delibera consiliare che non solo non equivaleva a quella votata da Rossano e Corigliano, ma è addirittura scaturita dopo che l’iter per Rossano e Corigliano era già in Consiglio Regionale.
‘Qualcuno ha ritenuto opportuno non accogliere l’invito ed, anzi, scagliarsi ferocemente contro coloro i quali si sono espressi a favore di un’apertura verso nord pensando che una fusione a tre sarebbe stata più fruttuosa. In questo modo, perderemmo per sempre l’occasione di riunificare la Sibaritide, dunque, di porre in essere quella che sarebbe una conquista epocale, nonché un brand unico che fungerebbe da volano per la ripresa economica dell’alto Jonio cosentino
– Chi? Quando? E poi l’apertura, come scritto sopra, non è affatto esclusa in un secondo momento. Senza contare che il ‘brand unico che fungerebbe da volano per la ripresa economica dell’alto Jonio cosentino’ è prima di tutto un fattore culturale, a prescindere da fusioni e gestioni della cosa pubblica, deve partire da una coscienza di ciò che siamo stati e possiamo ancora essere in termini di dati storici e culturali, prima ancora di ciò che potremmo fare con la fusione.
‘Confluendo in un contenitore unico, il nuovo comune avrà una popolazione pari ad 80mila abitanti. La convinzione che “più siamo, meno paghiamo”, nella realtà è un falso mito. Secondo uno studio effettuato dall’istituto SOSE, un aumento della popolazione non sempre corrisponde ad un risparmio di spesa, anzi! Nel nostro caso, un aumento così massiccio della popolazione porterebbe inevitabilmente ad un rincaro di spesa pro capite di circa 100 euro per cittadino. Questo peserà come un macigno sulle tasche del piccolo/medio contribuente, in quanto il nuovo comune sarà chiamato ad aumentare la pressione fiscale o (laddove possibile) allargare il margine di indebitamento.’
– In che senso ‘ad un aumento della popolazione non sempre corrisponde ad un risparmio di spesa’? Esattamente qual è lo studio? E’ riuscito già ad anticipare scelte politiche che spetteranno al nuovo comune in termini di aumento o diminuzione della pressione fiscale? Per contro si potrebbero citare altri dati, seppur parziali, derivanti dal CNA (Confederazione dell’Artigianato e della piccola e media impresa) che descrivono Arezzo (99.537 abitanti) come uno dei comuni in cui il Total Tax Rate è tra i più bassi d’Italia (57,8% nel 2014), mentre Biella (44.599 abitanti) come uno dei comuni con il più alto Total Tax Rate d’Italia (69,2% nel 2014) (http://www.cna.it/centro-studi/notizie/comune-che-vai-fisco-che-trovi#.WUrjtGjyjIU)
‘Una fusione che poggia le sue basi sul nulla. Non è stato partorito un progetto, una sorta di programmazione, un prototipo di città unica, niente di niente. Sarà affidato tutto alla provvidenza, e a noi non resta che sperare nella sua clemenza. Non sappiamo se l’armonizzazione dei due bilanci graverà in misura maggiore su una delle due comunità o se questo sia solo fantafinanza. Sappiamo, però, con certezza, che Corigliano si trova con un saldo di tesoreria positivo di 5,5 ml di euro e che, invece, il comune di Rossano ha i conti comunali affetti da una condizione di “febbre alta”, registrando un saldo finale di -862.560,00 euro.’
– Quali sono le fonti dei bilanci cui ci si riferisce? Da Openopolis risulta che dal bilancio 2014 la situazione è leggermente diversa, ossia una parità di spesa per Rossano ed un aumento delle entrate per Corigliano di 719.801 (http://www.openbilanci.it/bilanci/rossano-comune-cs?year=2014&type=consuntivo&cas_com_type=cassa e http://www.openbilanci.it/bilanci/corigliano-calabro-comune-cs?year=2014&type=consuntivo&cas_com_type=cassa), da cui risulta comunque un investimento maggiore sul turismo e sul settore dello sviluppo economico per quanto attiene al Comune di Rossano. A ogni modo, l’art. 1, c. 124, lett. B) della l.n.56/2014 dispone che rimane in carica, dopo lo scioglimento dei due comuni, l’organo di revisione dei conti del comune maggiore per peso demografico, ossia Corigliano: insomma, Corigliano non ha da temere nulla dai conti di Rossano, anzi, potrebbe addirittura ‘controllarli’ mediante i suoi organi fino alla nascita del nuovo comune;
‘Stiamo andando a referendum con le istituzioni che da sempre hanno assunto un atteggiamento ostile nei confronti dei cittadini. Ad ogni richiamo alla fattibilità, le istituzioni ci hanno girato le spalle, forse per paura che questo avrebbe compromesso il tanto ambito esito del referendum. Non avendo ancora intrapreso uno studio di fattibilità, andremo a votare: senza sapere che impatto avrà il fenomeno aggregativo sulla popolazione, sull’economia e sulle istituzioni dei rispettivi comuni; senza avere un quadro preciso delle caratteristiche istituzionali e funzionali degli enti coinvolti; senza valutare eventuali vantaggi e rischi che da un punto di vista socio-economico investono i due comuni nella prospettiva di un comune unico. In barba alla prudenza, alla verità e alla voce del popolo! Saremo chiamati ad esprimerci su una fusione a senso unico, promossa e portata avanti unilateralmente dalla classe dirigente rossanese, senza la benché minima collaborazione di Corigliano. Una fusione che ha visto anche il graduale inasprirsi dei rapporti tra gli amministratori stessi. Durante l’iter di fusione, si sono susseguiti una serie di accadimenti che hanno fatto sorgere non poche divergenze tra gli stessi attori di questo progetto. Questo a causa della presunzione e dell’ arroganza di pochi, ma sicuramente a scapito di tutta la popolazione. Il tutto, coronato anche da forti ingerenze esterne che di certo non hanno aiutato. A mio modesto parere, il momento aggregativo dev’essere affrontato con armonia e spensieratezza, senza tentare di influenzare in malo modo il voto dei cittadini. Evidentemente, ciò non è stato chiaro a tutti. Per questo motivo, non sapremo mai con che regole si gioca. I due consigli, non avendo trovato la quadra, non sono riusciti ad elaborare nemmeno i “principi generali” del nuovo statuto che entrerà in vigore non appena ratificata la fusione, nonostante questo sia contemplato dalla legge Delrio, che asserisce: “Lo statuto del nuovo comune dovrà prevedere che alle comunità dei comuni oggetto della fusione siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi”(Art. 1 - co. 117, Legge 7 aprile 2014, n. 56). Ebbene, ci troviamo in assenza di un riferimento legislativo che vada ad appannaggio delle comunità coinvolte per quanto concerne quello che è un aspetto vitale della fusione, ovvero la dislocazione funzionale dei servizi. Comunque, ancora si osa millantare la certezza di un’entrata paritetica delle due comunità in luogo di Città unica. Sulla base di quali presupposti si afferma ciò, rimane tutt’ora un mistero…’
– In che senso le istituzioni sono ostili ai cittadini? A che pro lo studio di fattibilità? Non è certamente previsto dalla legge.
Le caratteristiche funzionali e istituzionali degli enti coinvolti invece sono descritte dalla legge, in quanto si sciolgono per poi essere indette nuove elezioni per il comune unico. Prima dello scioglimento dei due Comuni, comunque, vi è una fase di passaggio regolata dalla legge (precisamente la L.n.56/2014 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/4/7/14G00069/sg), che, tra le altre cose, regola le funzioni di un Comitato di gestione presieduto da un commissario coadiuvato dai due sindaci (L.n. 56/2014, art. 1, c. 120); invito chiunque a consultare un utile opuscolo riassuntivo del procedimento: http://www.lanservizi.com/newsite/wp-content/uploads/2014/10/Le-fusioni-dopo-la-legge-Delrio-3-ott-14.pdf
Che la fusione sia un fenomeno portato avanti solo dalla classe dirigente rossanese è smentito dal fatto che nella stessa Corigliano fioriscono comitati pro fusione, anche di soli coriglianesi: tutti indotti e sottoposti a coercizione dalla classe dirigente rossanese? Non solo: l’iter per arrivare al referendum prevede che prima di tutto vi sia una delibera da parte dei Comuni coinvolti: la classe dirigente rossanese avrebbe quindi condizionato la maggioranza del consiglio comunale di Corigliano in sede di delibera per la fusione?
A quali ‘ingerenze esterne’ ci si riferisce, esattamente? Chi le ha commesse? A che pro?
L’art. 1, c. 117 della L.n.56/2014 citata nell’articolo dispone che i due comuni ‘possono’ e non che ‘devono’ redigere lo statuto del futuro comune: non è né un passaggio necessario, né un momento obbligato visto che il nuovo comune potrà adottare il suo nuovo statuto. Non solo: all’art. 1, c. 124 della stessa legge si dispone che si adotta, fino alla nascita del nuovo comune, lo Statuto del comune maggiore demograficamente: ancora una volta, le norme e gli organi di Corigliano ‘prevalgono’ su Rossano: non mi sembra che la città ausonica tragga lo svantaggio di cui si scrive nell’articolo, anzi, se proprio manca una situazione paritetica, questa va proprio a favore di Corigliano.

‘Ci sarebbe ancora tanto e tanto altro da dire, ma non ho intenzione di dilungarmi ulteriormente. Quantomeno in questa sede. Spero soltanto che non si scada nel pensare che un rigetto popolare alla fusione sia figlio di una qualche ritrosia nei confronti della popolo Rossanese o, peggio, di campanilismo. Non lo è affatto. Si boccia questa fusione per pensarne, magari, una nuova, che tenga in considerazione gli elementi sopracitati e che si apra alla città di Cassano. Si boccia questa fusione e lo si fa a muso duro, senza farsi condizionare da qualsivoglia timore reverenziale nei confronti dei promotori sfegatati, specie quelli che non perdono tempo a sentenziare sulle opinioni altrui, bollandole come errate, retrograde o prive di contenuto. Perché se ci si oppone ad un avvenimento etichettato come “innovativo”, si riceve la gogna pubblica. Ma qui di innovativo c’è ben poco, oserei dire nulla. La fusione non sarà il deus ex machina di tutti i nostri problemi. Dire “senza fusione questa città non avrà futuro” significa fare del terrorismo becero attorno ad un evento che non ha né capo né coda. Ancor di più se a dirlo sono proprio gli stessi soggetti che hanno portato questo paese nel buio e che adesso giocano a fare i luminari. Gli stessi individui che, essendo dei veri e propri professionisti del mestiere, sanno benissimo che in caso di mancata fusione, gli unici a rimanere “senza futuro” saranno proprio loro! Per questo e per tanto altro ancora, quello del 22 ottobre, sarà un sonoro e corale NO!’
–Per quanto riguarda la città di Cassano, mi sono già espresso. Sebbene sia d’accordo nel sostenere che la fusione, come ogni cosa che merita di essere fatta, deve essere fatta bene, tuttavia mi preme sottolineare due cose: 1) La Fusione è sostenuta da centinaia, migliaia di persone, di Rossano e di Corigliano, e non solo da eventuali ‘professionisti del mestiere’, ma anche imprenditori, associazioni, professionisti, lavoratori, istituzioni; 2) Dal fronte del No, a parte le critiche, non arriva nessuna proposta di crescita, sviluppo: mentre la Fusione rappresenta una seria alternativa per il territorio tutto, con il fronte del No non c’è nulla.

Io voto Sì alla Fusione.
    Francesco Laurenzano
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