Racconto breve di Luigi Visciglia |
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venerdì 17 marzo 2017 14:46 |
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Al tempo degli dei, i popoli guerreggiavano, gli occupati oppressi, schiavizzati, desiderosi di libertà, avevano sempre viva la loro sovranità. La dea Minerva ha perso la saggezza. Il culto di Venere resiste fra glutei levigati e seni che non allattano. Il dio Marte vende fucili e cannoni. Tutto è stato copiato dai sumeri, hanno cambiato i nomi delle divinità. Una tribù nomade, senza terra né patria, gli Ebrei! Ospitati in Egitto, con secoli di libera schiavitù, s’inventarono un dio protettore e guerriero, scrissero favole, racconti eroici, fatti miracolosi da definirle Sacre Scritture. Si promisero una terra di latte e miele, la Palestina! Esodo: come il Regno delle Due Sicilie, invaso e devastato dai piemontesi, gli ebrei occuparono la Palestina. Diaspora: polline vagante fecondò tutta la terra, con ingegno, corruzione, accumularono ricchezze, condizionando la vita sociale, controllando le banche, la finanza, formando una rete planetaria, definita globalizzazione. Gli Stati, piccoli feudi senza sovranità. Da tribù senza terra né patria a padroni della terra, nascono i Bilderberg, il popolo eletto di Dio, per concessione divina, padroni di tutti gli Stati. Una sala immensa, a porte chiuse, per il giubileo planetario; uomini e donne vestiti a festa, una platea interminabile, in prima fila siede il ricco e traditor del popolo, Napolitano. Ride il puparo Monti, gioioso il rugoso volto della Fornero, l’esodatrice. Il relatore prende la parola: “Benvenuti miei sudditi, qui tutto si può ascoltare, fuori nulla deve trapelare. Io sono la vostra divinità, inventata dai miei avi, per regnare sull’umanità. Noi instauriamo governi fantocci, costringendoli a cedere parti di sovranità nazionale ad un livello comunitario, provocando crisi per eliminare i diritti umani. Creiamo miti, stereotipi, star, divinizzandoli. Per modellare la società abbiamo liberalizzato il gioco d’azzardo, slot, gratta e vicini, lotterie, per il vostro divertimento. Noi siamo il potere! Il popolo, animali da cortile per servirci, tutto per volontà del nostro dio dell’alleanza”. Gli dei nauseati dal triste favillar di tant’arroganza umana, dall’Ade richiamarono e catapultarono nell’immenso salone un’anima nobile. I presenti stupiti, impauriti gli asserviti, greve brusio nella folla, solo una voce sonante s’alzò: “Io sono Leonida!”, eterna illusione della libertà. Gl’invitati impauriti si divisero in due ale, l’aria divenne tetra e stagnante; il guerriero impugna la lunga lancia, forte il braccio, lucida la mente, non mira al cuore dell’oratore, con precisione scaglia l’appuntita lancia al simbolo di schiavitù, l’occhio che tutto vede. Il potere umano è destinato a divenire cenere. Come disse un poeta: “Il vento restò senza respiro”.
Luigi Visciglia
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COMUNICATO STAMPA
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