Orlandino GRECO (IDM): le dimissioni di Renzi e la fine dei partiti leaderistici |
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martedì 13 dicembre 2016 17:46 |
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Le dimissioni di Matteo Renzi aprono nuovi scenari politici nel Paese. Con la caduta del governo Renzi, infatti, come era già accaduto per Berlusconi, si dimostra ancora una volta come il destino dei partiti leaderistici sia legato, nel bene e nel male, alle sorti della guida carismatica che li guida. Di fatto, la personalizzazione del referendum operata dal presidente del consiglio dimissionario ha avuto ripercussioni pesanti sul risultato referendario e, di conseguenza, sul Partito Democratico. Si rende quindi evidente come si stiano aprendo ampi spazi di partecipazione per tutte quelle forze politiche in grado di intercettare il malessere diffuso e tramutarlo in una tensione ideale che superi gli schemi dei partiti tradizionali. E’ una riflessione, questa, che ho scritto nel mio ultimo libro, Italie, e che si cala bene nell’attuale contesto politico italiano perché orienta una visione, si identifica nelle peculiarità dei territori e definisce una nuova prospettiva partitica che prescinde da capi carismatici. L’unione delle autonomie rappresenta, in tal senso, una federazione di soggetti territoriali che da tutta l’Italia si uniscono secondo una prospettiva politica innovativa sia rispetto al metodo che al modello di riferimento. Rispetto al metodo perché, al contrario dei partiti tradizionali, le indicazioni periferiche che giungono dai territori orientano le scelte del governo centrale. Rispetto al modello perché è il primo esempio di unione delle unicità che non si ispira alle ideologie di destra e sinistra cancellate dalla storia, ma basa le proprie fondamenta sull’ideale della territorialità. Un metodo e un modello che possono essere utilizzati per riavvicinare quella fetta sempre più ampia di cittadinanza che dissente, ma non trova un proprio riferimento ideale nello spettro politico attuale. Ciò che si sente per strada è un bisogno, una necessità: i cittadini italiani vogliono partecipare, votare e sentirsi rappresentati in un disegno armonico di democrazia partecipata e non a consenso informato. Attraverso il referendum, che ha visto la partecipazione di oltre il 60% degli aventi diritto dopo numerose tornate elettorali con bassissima affluenza, si è evidenziato un segnale chiaro ed inequivocabile: la classe dirigente non è stata in grado di leggere tra le righe di un malessere sociale ormai diffuso, facendo propendere la propria azione verso scelte divisive della società. In questo difficile contesto sociale, il governo Gentiloni dovrà scrivere, insieme a tutte le forze politiche presenti in parlamento, una legge elettorale che superi le lacune dell’Italicum e del Consultellum garantendo governabilità e rappresentanza. Bisognerà tener conto della sentenza della corte costituzionale e introdurre nella nuova legge elettorale un sistema maggioritario che preveda le preferenze alla camera dei deputati e al senato, i collegi uninominali e una quota proporzionale per garantire le minoranze. Si dovrà poi andare subito al voto per ripristinare la sovranità personale mortificata da ben quattro governi tecnici calati dall’alto. Il nuovo parlamento dovrà poi riordinare l’assetto istituzionale per colmare i vulnus causati dall’introduzione della riforma “Delrio” e per superare le criticità della riforma “Madia” evidenziate dalla corte costituzionale. Contestualmente bisognerà ricucire un rapporto serio e credibile tra politica e cittadinanza attraverso politiche orientate dai territori e un rapporto paritario tra le autonomie locali e il governo centrale. Si tratta di temi sui quali i partiti politici devono tornare ad interrogarsi per non essere fagocitati da coloro che cavalcano la tigre del disagio sociale. La malapolitica si combatte con la buona politica e non con l’antipolitica, per usare le parole di Don Antonio Bello: “La politica è arte nobile e difficile. Difficile perché le SUE regole non sono assolute e imperiture. Sicché, proprio per evitare i rischi dell’ideologia, vanno rimesse continuamente in discussione. Difficile, perché esige il saper vivere nella conflittualità dei partiti, contemperando il rispetto e la lotta, l’accoglimento e il rifiuto, la convergenza e la divaricazione.”
Il leader dell’Italia del Meridione Orlandino Greco
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COMUNICATO STAMPA
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