Un italiano su sei ha rinunciato a curarsi per problemi economici |
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giovedì 9 giugno 2016 10:26 |
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In termini ancor piu’ espliciti corrispondono ad 11 milioni di persone.Soprattutto anziani e giovani.Ovvero riguarda quanti dopo una vita di lavoro percepiscono pensioni da fame oppure tutta una generazione di precari che neppure si sognano di arrivare a fine mese,con i loro salari al limite dell’indecenza. Badate bene che la fonte autorevolissima dalla quale provengono questi dati è il CENSIS ,istituto di prestigio della ricerca economica e sociale italiana. Se dovessimo rapportarci al nostro territorio le condizioni sarebbero di assoluto degrado. Dalle nostre parti,dopo le “cure”espresse in tagli e soppressioni,mancano persino le strutture pubbliche in quanto tali. Le ragioni economiche si incrociano curiosamente con un altri dati:il ricorso al privato determinato da due fattori:le liste d’attesa ed il costo dei ticket. In entrambi i casi viene fuori che i costi nel “pubblico”sono quasi sovrapponibili al privato e che “pagando”riesci naturalmente ad avere in tempi adeguati risposta alle esigenze di cura.Non è un ‘assioma ma poco ci manca.Ovvero l’effetto ottenuto assomiglia troppo alla causa per non destare fondati sospetti. E che a differenza di quanto si vuol far credere è stata proprio la propensione alla “privatizzazione”che ha determinato negli anni l’indebolimento del pubblico,con il risultato che il diritto alla cura è diventata una variante legata al portafoglio. Senza girarci attorno è il ritorno alla barbarie. Non i si dica che in una nazione che tollera miliardi di euro di evasione ed elusione fiscale non ci sono fondi per garantire quanto previsto dalla Costituzione,ovvero il diritto alla cura per tutte/i. Sarebbe una buona cosa tra l’altro vincolare la valutazione dei “manager”(strapagati)non solo alla capacità espressa in termini di tagli,bensi alla necessità di abbattere liste d’attesa e ticket sanitari. Ma per giungere a questo è necessario rivedere molte delle nostre abitudini consolidate negli ultimi lustri.I tempi d’attesa nel messia politico che tutto aggiusterà sono miseramente naufragati ,non erriverà nessuno a liberarci dalle crescenti ingiustizie.Siamo noi tutt*il eader che stiamo aspettando.Facciamo dunque in conti,con l’assoluta inerzia a scendere in lotta per riprendere dalle piazze il diritto al protagonismo ,contro una classe dirigente(economica e politica)protesa alla difesa dei privilegi dei pochi a danni dei tanti(ssimi).Per dirla con la parole di Bernie Sanders,”quando è troppo è(davvero) troppo”!!
Angelo Broccolo Sinistra Italiana Calabria
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COMUNICATO STAMPA
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