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RIFLESSIONE IN MERITO AL RUOLO DEI MEDIA NEI RECENTI ATTACCHI TERRORISTICI |
mercoledì 30 marzo 2016 09:35 |
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Specialmente in occasioni come queste, spengo la tv. Spengo la tv per non contribuire a quell’opera criminale di “normalizzazione” del brutto, del terrore e dell’orrore in atto. Si badi bene alla differenza tra la divulgazione di un fatto e l’ostentazione di crudità e crudeltà di ogni genere tramite immagini, filmati, in alcuni casi spudoratamente falsi o riciclati, schiaffati su tutti i canali più volte al giorno per più giorni, fin quando, bombardati e traboccanti, questi, ormai quasi familiari, non ci indignano più; fin quando riusciamo a guardarli senza battere ciglio. Pian piano, gradualmente, inconsciamente, mille decapitazioni, cinquemila attentati, centomila omicidi dopo, non alziamo neanche più la testa per guardare, non spendiamo neanche più una parola, siamo passivi, è già normale. E le generazioni future? Figli, nipoti, futuri nati nel terrore, in questo stato di cose, che giudizio ne avranno? Non ne avranno alcun giudizio, come non abbiamo noi giudizio di una miriade di realtà, situazioni, convenzioni, che osserviamo o pratichiamo per inerzia, di cui non ci chiediamo la provenienza, il perché o di cui semplicemente non maturiamo l’utilità. Catapultati in un mondo già bell’e fatto siamo messi in fila per imparare dal mondo stesso, in diversi casi assumiamo quello che ci circonda e costruiamo la nostra idea di “normalità”. E’ questo il processo, è così che funziona, ma se il mondo continuasse a muoversi in questa direzione, cosa diventeremmo? Possiamo davvero accettare che l’orrore divenga normalità? Circondati dal brutto di ogni genere non possiamo che diventare noi stessi brutti; e chi ha interesse che ciò avvenga? Gli stessi per i quali la bellezza con cui siamo nati, a cui tendiamo per natura, in ogni sua forma, umanità e libertà incluse, costituisce un ostacolo. Per questa ragione dobbiamo preservare quanta più bellezza possiamo, quanta più arte, poesia, umanità, libertà, dignità, quanta più essenza possiamo, perché senza noi stessi qualunque azione atta a cambiare le cose non è possibile. Indignati, sempre. GIAN BATTISTA PIRRO
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