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Poltrone&Gaglioffi... Che fusione ne viene fuori?
 mercoledì 9 agosto 2017 20:45
Poltrone&Gaglioffi... Che fusione ne viene fuori? Credo che, nei miei fin troppo numerosi interventi, di non aver mai utilizzato termini che offendessero le idee di chi non la pensasse come me e, soprattutto, chi le manifestava. Ho sempre cercato di esprimere tre semplici pensieri sulla fusione: 1) non c’è un progetto politico chiaro, messo nero su bianco, che spieghi in ogni singola parte ciò che avverrà in un modello di fusione che non ha precedenti a cui fare riferimento (due città sopra i 35 mila abitanti, non conurbate e con piani di sviluppo urbano che vanno in direzioni opposte e che hanno un saldo demografico praticamente uguale a zero) e non basta dire che lo si è spiegato...bisogna pubblicarlo e leggerlo; 2) manca una legge regionale chiara che eviti spiacevoli sorprese e pericolosi ricorsi alla magistratura amministrativa (ed in particolare esiste una proposta che vuole mettere ordine alla materia); 3) garantire che ci sia la partecipazione consapevole delle due città alla discussione.

Sostenendo ciò non mi sento ne un “gaglioffo” ne un “politicante attaccato alla poltrona” (anche perché l’unica che occupo è quella del mio posto di lavoro che non è ne statale ne politico).

Però alcune cose le continuo a sostenere. Due anni addietro in una agitata, come potrebbe non esserla stata, riunione del centrosinistra sostenni che si stava procedendo all’approvazione di un atto d’impulso alla fusione che non si era ne valutato ne studiato ma che era frutto delle pressioni esterne alla nostra città. Ed infatti una delle risposte più in voga quella sera fu “non possiamo dire di no” e “c’è sempre tempo a tornare indietro”…Oggi, in una città che non discute per nulla di ciò che avviene – intendo che non ne discute nei bar, nei luoghi di lavoro, nei luoghi d’incontro, nelle sedi di partito – e che si limita ad uno scambio di comunicati sfuggendo ad un confronto, ci ritroviamo d’innanzi alla presa d’atto del Consiglio Comunale che qualcosa è cambiato. Se questa presa d’atto, che non è detto porti a qualcosa, diventa oggi il problema democratico della nostra città…beh allora non la capisco veramente più. Riprendendo le parole di Fabio Buonofiglio di qualche giorno addietro: non abbiamo paura, non discutiamo, non ci allarmiamo per il piombo che si usa in un centro commerciale, non lo avvertiamo come pericolo per la città ma ci allarmiamo per l’esercizio dei poteri – nel pieno rispetto delle leggi – che un consiglio comunale esercita? Il 12 agosto potrebbe accadere tanto o non accadere nulla, potrebbe persino cadere un’amministrazione che ha la colpa gravissima di non aver capito, e di conseguenza, guidato la discussione…Ma un minuto dopo la democrazia, imperfetta e traballante per mille ragioni ma non per la fusione di Corigliano e Rossano, sarà ancora li. In questo ci sono poltrone da difendere? Forse…ma non credo che siano quelle di un consigliere comunale o di un sindaco a fine mandato. E, mi sembra, che tutti i notabili politici del territorio siano allineati e coperti sul fronte del SI. Ribaltare la cosa è un pochetto tragicomico.

Dovremmo discutere dei vantaggi. Però vorrei che si mettessero per iscritto: capire dove sono i posti di lavoro (quelli comunali sono bloccati dal divieto di violazione del pareggio di bilancio contenuto nella finanziaria 2016)? Spiegatemi perché un imprenditore di Varese dovrebbe investire a Corigliano-Rossano per il solo fatto che ora sono un unico comune? Qual è la novità che lo attira? Il porto che magicamente torna ad essere funzionante e collegato con Malta e Trieste? Le ZES che ci costringeranno a scannarci con Crotone, con Cosenza, con Catanzaro, con Vibo ecc.? Dovremmo discutere di come si snoderà la nuova mappa degli uffici comunali in un territorio vastissimo e che è diseguale (Rossano baricentrica e raccolta, Corigliano periferica e plurale) e capire come si aiuterà il centro storico che vedrà con il tempo perdere le due grandi forme di entrata economica: l’ospedale e gli uffici comunali (fu questa la tesi che impose la costruzione del Liceo Classico nel centro storico). Invece ci arrovelliamo sul quorum del referendum, su quanto sono cattivi Orlandino Greco e Franco Sergio (eppure loro sono favorevoli ai processi di fusione… propongono solo di farli con una legge…che delinquenti…). Ed il quorum diventa l’oggetto del contendere. Non è più importante cercare di capire cosa sentono le due città, se stanno partecipando, come lo fanno e perché, eventualmente, non lo fanno…è un particolare irrilevante perché la democrazia vuole che ci si esprima ad ogni costo. Ma il referendum non è un’espressione di democrazia pura e semplice ma un modello particolare, di cui si abusa da decenni, che serve a mobilitare sui grandi temi etici, sui grandi cambiamenti, il popolo. E se il popolo non partecipa, non coglie la portata di quella richiesta di cambiamento cosa facciamo? Aboliamo il popolo?

Leggo di uffici INPS, INAIL (che non esiste da anni), ospedali e ASP che così si salveranno. Bene, bravi, bis…Peccato che l’INPS non è legato alla città di Rossano e ne alla nuova ma al territorio della sibaritide e che, se razionalizzano (toh…scelta votata da tutti quei partiti che oggi gridano alla vergogna), non ci sarà fusione che tenga. Peccato che l’ASP e l’ospedale unico non è della città ma è sempre del territorio e che la sede centrale l’abbiamo persa da decenni mentre i ritardi nella costruzione del nuovo nosocomio sono legati alla crisi della ditta appaltante (modello di progettazione e d’appalto sponsorizzato dagli stessi dell’INPS).

Avrei voluto, ed era la proposta che ho sempre portato avanti, si ragionasse su di un’Area Vasta che comprendesse tutta la Sibaritide, che ragionasse su numeri ben più ampi e su potenzialità ben più articolate. Si risponde che “poi si farà”…Ma veramente pensate che chi ora viene escluso e riempito d’insulti (chi scorda le parole indirizzate al Sindaco di Cassano?) un domani scelga di farsi inglobare? Basterebbe un anno, basterebbe uno studio serio (l’UNICAL lo fa gratuitamente) sull’economia di scala che si andrebbe a realizzare, per capirne di più. Magari fare riunioni e incontri nei quartieri e nelle periferie. Magari si potrebbe capire se corrisponda al vero la prospettiva che le nuove fusioni possano non avere più nemmeno quei pochi spiccioli che si versano oggi…Si potrebbe ragionare su di una scommessa e, magari accettarla.

Oggi c’è un processo che è monco, che non vede nessuno in grado di riunire 200 persone ed esporre un progetto. Questo è preoccupante? Secondo me si. Per questo metto al rischio la democrazia? Probabile…Però cos’è la democrazia se è esercitata in solitudine o in piccole cerchie? Sicuramente qualcosa che non mi piacerebbe conoscere e, caro Daniele Torchiaro permettimi la battuta, a Sparta avevano la pessima abitudine di gettare i bimbi deformi dalla rupe…Credo che sia meglio ispirarsi ad Atene o, ancor di più, alla Barcellona di Anna Colau ed al suo modello indipendentista che si basa sulla necessità che ogni trasformazione sia il frutto di una consapevolezza identitaria ampia e partecipata… Noi, credo, non siamo nemmeno alla consapevolezza.

Alberto Laise fate voi per quale cavolo di sigla scrivo…
    COMUNICATO STAMPA
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#corigliano #rossano #fusione #poltrone e gaglioffi
 
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