SIINARDI: Fusione e commissione d’accesso antimafia |
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domenica 16 luglio 2017 17:46 |
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In queste ultime settimane sta tenendo banco, praticamente in ogni dove, il delicato argomento “fusione” e non v’è luogo o occasione in cui non se ne parli, spesso a sproposito. Tuttavia, purtroppo, e relativamente a tale processo in corso, molti sembrano avere dimenticato quello che è il vero “punto” della situazione, almeno qui a Corigliano. Come tutti sappiamo, infatti, lo scorso 7 marzo S.E. Il Sig. Prefetto di Cosenza, Dott. Tomao, ha provveduto a nominare, su delega del Ministero dell’Interno, apposita Commissione d’accesso agli atti al fine di accertare l’eventuale presenza di infiltrazioni mafiose tra le mura di palazzo Garopoli. La Commissione d’accesso terminerà i suoi lavori nel prossimo 7 di agosto con la compilazione di una apposita relazione la quale verrà successivamente inoltrata al Sig. Prefetto. Quest’ultimo, entro 45 giorni, e sentito il comitato provinciale per l’ordine e la Sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica di Castrovillari, provvederà a notiziare debitamente il Ministro dell’Interno Minniti il quale, a sua volta, ed entro il termine perentorio di 90 giorni, proporrà al Consiglio dei Ministri l’eventuale scioglimento del Consiglio Comunale di Corigliano, retto dal Sindaco Geraci, oppure, in alternativa, provvederà ad elaborare apposita relazione negativa. Tale procedura andrà ad esaurirsi, quindi, potenzialmente, ed in caso di massimo sfruttamento dei tempi tecnici, entro il 22 dicembre prossimo, fino a 2 mesi dopo la data del previsto referendum. Molti amici rossanesi e altrettanti coriglianesi, però, sembrano non tenere nella dovuta considerazione tale “piccolo particolare”.
Alla luce di tutto ciò, personalmente, e nella sciagurata e malaugurata ipotesi che l’Amministrazione Geraci dovesse essere eventualmente sciolta per accertate infiltrazioni mafiose, mi pongo alcuni interrogativi in merito:
Premesso come l’Amministrazione Geraci sia stata, come tutti sappiamo, la promotrice dell’atto d’impulso alla fusione con la Città di Rossano, mi chiedo se sia plausibile, ovviamente nella sola ipotesi di scioglimento, che i Cittadini Coriglianesi debbano recarsi alle urne per pronunciarsi sul contenuto di una deliberazione approvata da un Consiglio Comunale successivamente poi sciolto per accertate infiltrazioni mafiose.
L’eventuale scioglimento del Comune di Corigliano, inoltre, comporterebbe l’insediamento di una nuova Commissione Straordinaria la quale reggerebbe le sorti del Comune fino ad un massimo di 24 mesi. Allora, ci si chiede nel merito, nell’eventualità di uno scioglimento del Consiglio e della vittoria del “Sì” al referendum, quale sarà il peso specifico della Città di Corigliano all’interno del processo di fusione, attesa la mancanza di sindaco, giunta e consiglieri comunali (e quindi zero “potere contrattuale”)? Dal punto di vista tecnico, invece, la normativa sulla fusione dei comuni non mi pare preveda da nessuna parte che un comune sciolto per infiltrazioni possa fondersi né, men che meno, è altrettanto previsto da alcuna parte che a gestire tale iter possa essere eventualmente una triade commissariale straordinaria; come verrebbe ipoteticamente superata tale “impasse”?
Sempre in caso di sciagurata ipotesi che il Consiglio Comunale Coriglianese dovesse essere sciolto per accertate infiltrazioni mafiose e che prevalga il “Sì” al referendum; come intenderebbe procedere l’Amministrazione Comunale Rossanese? Per quanto possa valere, sono convinto di come l’Amministrazione Mascaro, compatibilmente con i numerosi problemi finanziari oramai comuni ad una molteplicità di enti pubblici, stia dimostrando di amministrare con serietà e con rigore la Città di Rossano. Premesso ciò, mi domando, in caso di scioglimento anticipato del Consiglio Comunale Coriglianese e di vittoria del “Sì” al referendum, un’amministrazione seria quale quella Rossanese provvederebbe comunque, ed in ogni caso, a finalizzare l’atto d’impulso e a procedere poi a congiungersi (sempre che, ripeto, la normativa possa consentirlo) con la vicina amministrazione eventualmente sciolta per accertate infiltrazioni mafiose? Personalmente sono convinto di no. Tanto più che il referendum è “consultivo” e, dunque, sia che vinca il “Sì” sia che vinca il “No”, il risultato non vincola legalmente ed in alcun modo tanto l’amministrazione Rossanese quanto quella Coriglianese, men che meno la Regione. Del resto, chi potrebbe mai biasimare il Sindaco di Rossano se, preso atto di un eventuale scioglimento del Consiglio Comunale Coriglianese per accertate infiltrazioni mafiose, dovesse ritornare giustamente sui suoi passi, magari ritirando l’atto d’impulso? Quale seria amministrazione pubblica potrebbe mai anelare a fondersi con un comune eventualmente permeato da acclarate influenze mafiose? In tal caso, però, il referendum, rappresenterebbe di certo uno spreco di denaro pubblico, oltre che una perdita di tempo.
Atteso tutto ciò, non sarebbe, forse, una scelta assolutamente auspicabile e razionale quella di annullare di comune accordo la data del referendum del prossimo 22 ottobre e, eventualmente, decidere congiuntamente un nuovo appuntamento in cui potersi recare alle urne successivamente alla decisione del Consiglio dei Ministri circa un eventuale scioglimento del Comune di Corigliano Calabro? Cosa perderebbero, in sostanza, i cittadini di Corigliano e Rossano qualora dovessero recarsi a votare 3, 4 o 5 mesi dopo la decisione del Ministero dell’Interno? Nulla.
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COMUNICATO STAMPA
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