Rese note le prime motivazioni dell’inchiesta “Acheruntia” che vede coinvolto l’ex assessore regionale Michele Trematerra |
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sabato 25 marzo 2017 13:37 |
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E’ stata depositata la motivazione della prima sentenza emessa nell’ambito della maxi-inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro denominata “Acheruntia” per le ipotesi di reato che vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione, concussione, corruzione elettorale, usura, frode informatica e porto abusivo di armi. Dalle indagini sarebbe emerso anche il rapporto di Angelo Gencarelli e Michele Trematerra, per i quali la procura distrettuale ha ipotizzato una condotta di ricerca di favori e scambio di voti. Secondo l’accusa, Gencarelli avrebbe condizionato gli appalti, in particolare nel settore boschivo e quando ciò non avveniva il gruppo avrebbe messo in atto estorsioni chiedendo il “fiore”, oppure con le minacce avrebbe costretto le ditte assegnatarie a lasciare il lavoro. Sempre secondo l’accusa, gli esiti dell’attività investigativa metterebbero in evidenza come Angelo Gencarelli, insieme ad Angelo Cofone e Adolfo D’Ambrosio si siano fattivamente attivati a favore del candidato Trematerra, sostenendone la campagna elettorale anche ricorrendo a metodi intimidatori nel procacciamento dei voti. Il Giudice distrettuale per l’udienza preliminare, alla scorsa udienza del 13 febbraio 2017, ha rinviato a giudizio ventidue imputati a vario titolo, per i quali inizierà il processo di primo grado il prossimo 7 novembre 2017. L’unico imputato che è stato assolto con formula piena, all’esito del giudizio abbreviato, è stato Angelo Cofone difeso dal penalista coriglianese Avv. Pasquale Di Iacovo. Il Procuratore Distrettuale, Dott. Pierpaolo Bruni, aveva chiesto al Giudice catanzarese di condannare Angelo Cofone alla pena di anni 6 di reclusione per i reati di associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il Giudice distrettuale, Dott.ssa Gioia, ha invece emesso nei confronti del Cofone una sentenza di assoluzione “perchè il fatto non sussiste”, in totale accoglimento della richiesta avanzata dall’Avv. Di Iacovo. Dalla motivazione depositata nei giorni scorsi emerge che il Tribunale distrettuale ha accolto integralmente la tesi difensiva dell’Avv. Di Iacovo, affermando che non appare sufficientemente provato il coinvolgimento di Angelo Cofone nella contestata associazione mafiosa ed in particolare che sono insufficienti le prove che lo stesso si sia attivato nella raccolta di consensi elettorali utilizzando modalità mafiose, unitamente a Angelo Gencarelli, in favore di Michele Trematerra. Inoltre la sentenza del Tribunale distrettuale ha condiviso la tesi difensiva dell’Avv. Di Iacovo finalizzata a dimostrare che la condotta di Angelo Cofone emersa dalle indagini, non era finalizzata ad estorcere denaro agli imprenditori operanti nel settore del taglio boschivo e della commercializzazione di materiale legnoso.
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COMUNICATO STAMPA
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