L’inutile pozzo esplorativo dell’ Appenine Energy ai Laghi di Sibari |
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mercoledì 11 gennaio 2017 19:34 |
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Con nota prot. 86/AE/2015/LM/fb del 14 maggio 2015, la società Appenine Energy S.p.A. ha presentato istanza di valutazione di impatto ambientale relativa alla perforazione del pozzo esplorativo “D.R. 74.AP/!-Liuba 1 Or”, da realizzarsi nell’ambito dell’area del permesso di ricerca “D.R.74.AP” - costa antistante il territorio della provincia di Cosenza nel Golfo di Taranto di kmq 63,13 - conferito con Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 09/06/2014 che prevede “entro 3 anni dal conferimento del premesso, previa procedura di VIA, perforazione di un pozzo esplorativo, con postazione a partire dalla terraferma della profondità massima prevista di 1500 m fino ai livelli sabbiosi del Pleistocene e Miocene. L’art. 1 comma 239 della Legge 208/2015 (Legge di stabilità 2016) ha modificato l’art. 6 comma 17 del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii prevedendo per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi: “il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titolo abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata utile del giacimento, le rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”. Stante la normativa novellamente intervenuta, il Ministero dell’ambiente, con nota del 23/12/2015 ha inviato al Ministero dello sviluppo economico un elenco completo dei procedimenti di VIA in corso relativi a tale tipologia di attività, tra cui il progetto sopra menzionato. Il Ministero dello sviluppo economico, con nota prot. 26453 del 29/9/2016, ha rappresentato che, godendo il progetto in argomento di un titolo abilitativo già rilasciato con specifico decreto ministeriale all’atto dell’entrata in vigore della Legge n. 208/2015…”…non susSistono elementi giuridici sostanziali ostativi alla perforazione…”…, ma ha chiarito che alla luce dei limiti imposti dalla normativa non potrà susseguentemente essere conferita, in caso di esito positivo del sondaggio la concessione di coltivazione finalizzata allo sviluppo dell’eventuale giacimento scoperto, atteso che l’area del permesso ricade integralmente in aree vietate dalla Legge 208/2015. Di conseguenza, con nota R.U.U.0027289 del 10/11/2016, il Ministero dell’Ambiente ha comunicato alla Società e alle Amministrazioni interessate la procedibilità dell’istanza di pronuncia di compatibilità ambientale. Le aree in cui dovrebbero essere realizzate le attività di prospezione sono localizzate nei pressi di riserve naturali regionali e di siti di interesse comunitario, a ridosso del litorale che vanta specie di pregio naturalistico quali la tartaruga caretta e il giglio di mare, a due passi dal complesso turistico dei Laghi di Sibari e del Parco Archeologico. Inoltre l’art. 301, secondo comma, D.lgs 152/2006 disciplina l’applicazione del cosiddetto principio di precauzione o principio precauzionale, introdotto dall’art. 174, paragrafo 2, del trattato istitutivo dell’Unione Europea principio secondo il quale, al fine di garantire la protezione di beni fondamentali, come la salute e l’ambiente, è necessaria l’adozione o l’imposizione di determinate misure di cautela, anche in situazioni di incertezza scientifica nelle quali è ipotizzabile soltanto una situazione di rischio. In pratica è ancora in vigore l’autorizzazione ad un pozzo esplorativo che non potrà successivamente dar vita ad una piattaforma di estrazione. L’ennesima contraddizione in termini dei governi a matrice Pd, che non sanno che pesci prendere sul tema delle trivellazioni. La risposta chiara, invece, il M5S ce l’ha ed è stata sottoposta a voto recentemente sulla piattaforma Rousseau: abbandono graduale delle fonti di energia fossile. Il governo incespica nelle contraddizioni sulle trivellazioni in Calabria ed a farne le spese potrebbero essere l’ambiente, l’economia e la salute dei cittadini dell’alto ionio cosentino. Ho interrogato a riguardo i Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. Nell’atto di sindacato ispettivo ho chiesto ai ministri interessati se non considerino inopportuno autorizzare la costruzione di un pozzo esplorativo lì dove non potrà, ai sensi della legge di stabilità, essere sfruttato l’eventuale giacimento scoperto anche in considerazione dei danni ai fondali e alla fauna marina, alle risorse paesaggistico-culturali e al turismo. Non si può concedere ad una società privata di devastare il territorio, soprattutto per mero fine di ricerca. Il governo faccia chiarezza interna sulle politiche energetiche che vuole perseguire e la Regione Calabria, attraverso l’assessore Rizzo e il Governatore Oliverio si svegli dal lungo letargo sul tema e faccia seguire alle parole i fatti, nella speranza che gli interessi tutelati, per una volta, siano quelli dei cittadini calabresi e non quelle delle multinazionali del fossile.
Paolo Parentela M5S
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COMUNICATO STAMPA
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