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Le ragiorni della rabbia. Sanità e dintorni
 giovedì 15 dicembre 2016 12:42
Le ragiorni della rabbia. Sanità e dintorni L’odio, o meglio, la rabbia sono sentimenti che non nascono spontanei. Hanno le proprie ragioni, non sempre giustificabili e non sempre condivisibili, che andrebbero per lo meno comprese, soprattutto se si tratta di “rivolte di popolo”.
Gli atti contro il sindaco di Rossano, il consigliere Calabrò ed il dirigente ASP Giudiceandrea, a cui va la nostra solidarietà, sono certamente non giustificabili. Però dovrebbero, prima di essere catalogati come atti violenti sic et simpliciter, inquadrati nella situazione generale che vive il nostro territorio e, in maniera più generale, il Paese intero.
A Rossano era atteso il Presidente della Regione per parlare di Sanità. La questione è vissuta drammaticamente da tutto il nostro territorio e, in un clima di sfiducia generale, ogni progetto, ogni possibile soluzione, viene percepita come una promessa elettorale che non verrà mantenuta. E questo avviene perché, fino ad ora, così è sempre stato. L’ospedale unico, Shangri-La e terra promessa che avrebbe dovuto alleviare le nostre sofferenze, è in ritardo di dieci anni. E l’accordo preso con gli amministratori dell’epoca, cioè che nessun ospedale nel frattempo sarebbe stato chiuso, è diventato cartastraccia.
Immagino che il consiglio comunale e la presenza di Mario Oliverio fosse attesa con ansia…ma come spesso succede, finita la campagna elettorale, il Presidente s’ammala e si dimentica dell’esistenza della sibaritide. E, ce ne perdoni Pacenza, il sostituto non è la stessa cosa: è come se io invitassi ad uscire Valentina Lodovini e lei mandasse al ristorante la madre…certamente sarà una bellissima donna…ma non è la stessa cosa.
Naturalmente è anche curioso come si insista a parlare di “responsabile alla Sanità regionale” quando – e lo sanno anche le pietre del Patire – la nostra Sanità è commissariata…Uno dei tanti misteri del regno di Oliverio…Magari, prima o poi, aprirà una commissione d’inchiesta per indagare su quest’indagine…
Tornando seri, è facilmente immaginabile quindi che i cittadini siano presi dallo sconforto e dalla sfiducia. E, visti i venti di populismo che spirano in tutto il mondo occidentale, è facile immaginare come la risposta possa arrivare dal suggeritore peggiore. E questo dovremmo impedirlo. Ma come fare? Magari iniziando ad assumerci la responsabilità per non aver compreso appieno il senso d’abbandono che vivono i cittadini. Un senso d’abbandono che si manifesta in ogni singola questione, dalla sanità all’accoglienza, dal lavoro ai rapporti con le istituzioni. Ed è una frattura che va guarita anche con l’ascolto. E’ dovere di chi guida un Paese (che sia un comune o l’Italia) ascoltare quello che il popolo ti dice: che siano richieste d’aiuto, suggerimenti e, finanche, gli insulti perché, chi attende mesi per una TAC ha il diritto di perdere la pazienza. Dovrebbe essere nostro compito non fargli perdere la speranza. Ed invece ho come l’impressione che la preoccupazione principale sia, ancora, la spartizione dei posti, l’occupazione delle poltrone e la gestione del potere.
Ed allora ci sfugge anche il senso del No al referendum: un No che – per chi vive la politica anche come “spettatore interessato” – è stato per difendere la Costituzione ma per tanti cittadini è stato un No contro un sistema di potere. Ed ecco che gli “utili idioti”di Renzi tirano fuori il “abbiamo il 40%” dimenticando che, se si votasse oggi per il referendum, i Si sarebbero al massimo il 20% (è la regola dei flussi elettorali post voto). Non sarebbe stato più saggio ammettere che “non abbiamo capito cosa volesse il Paese”? Ed allora, in Calabria e nella Sibaritide, si continua a non cogliere la disaffezione del cittadino, la sua rabbia e lo sconforto. Si sceglie di proseguire nell’arrogante teatrino che vede sempre in scena gli stessi protagonisti. Protagonisti che, oggi, sono credibili come sarebbe Malesani alla guida del Barcellona.
E cosa accadrà se a marzo non avverrà la posa della prima pietra dell’ospedale? Cosa accadrà se qualcuno capirà che – anche ad ospedale finito – i posti letto nella sanità sibarita saranno inferiori a quelli di 10 anni fa? Risponderemo che è “colpa dell’Europa”? Che è colpa dei cittadini che non capiscono qual è il loro bene? Che è colpa dello spreed? Che è colpa dell’aver votato NO?
Non sarebbe il caso di mettersi seduti e discutere, almeno nell’ambito dell’ex centrosinistra, del fallimento di un sistema liberista a cui, il mondo, sta dando una risposta con l’uscita a destra? Non sarebbe il caso, quindi, di ammettere il fallimento di dieci anni di politiche incentrate sul “blairismo” che hanno prodotto solo macerie?
Invece si sceglie di difendere con i denti il “renzismo”. Di proseguire verso il dirupo. E, se fosse solo lo sfascio di un partito, magari di tutti i partiti, sarebbe poca cosa…Il problema è che s’è sfasciato un Paese…e quelle urla, quel sangue e quella disperazione dovrebbero essere più “urgenti” di qualunque “vaff…” urlato in piazza.

Alberto Laise coordinamento provinciale Sinistra italiana Cosenza
    COMUNICATO STAMPA
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#Rabbia #Sanità #Alberto Laise #Sinistra Italiana
 
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