PORTO DI CORIGLIANO: L’ADSP È UN VANTAGGIO? |
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venerdì 22 gennaio 2016 21:27 |
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La riorganizzazione del sistema portuale nazionale, che prevede una serie di accorpamenti delle attuali Autorità Portuali, può essere una utile occasione per riposizionare il Porto di Corigliano in un contesto di sviluppo e di rilancio. In forza della Riforma Del Rio, le Autorità Portuali passeranno dalle attuali 24 a 15. In particolare, per quello che ci riguarda, la nuova “Autorità di Sistema Portuale dello Stretto” avrebbe sede a Gioia Tauro, ed includerebbe, oltre ai Porti di Gioia Tauro, Crotone, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Vibo Valentia, Reggio Calabria (già compresi nella preesistente Autorità Portuale di Gioia Tauro), anche i Porti siciliani di Messina, Milazzo e Tremestieri. C’è, purtroppo, da prendere atto che l’appartenenza all’Autorità Portuale di Gioia Tauro, finora non ha prodotto per il Porto di Corigliano, risultati positivi. La movimentazione di cippato, che fino a qualche anno fa muoveva fino a 1.000.000 di tonnellate all’anno di merce destinata alle centrali elettriche a biomasse di Cutro, si è esaurita a tutto vantaggio del Porto di Crotone; il clinker per la Cementeria di Castrovillari non viene più movimentato; non hanno mai preso vigore l’Autostrada del Mare, l’utilizzo del Porto a fini turistici, e la piattaforma del freddo. Anche la linea marittima Corigliano-Catania, effettuata per circa un anno tra il 2009 e il 2010, ha miseramente fallito il suo obiettivo, che era quello di stabilizzare e rendere permanente una linea alternativa al trasporto su gomma, in modo da bypassare tutto il tratto autostradale calabrese della Salerno-Reggio e il traghettamento sullo Stretto di Messina. In questo decennio di appartenenza all’Autorità Portuale di Gioia Tauro, purtroppo il Porto di Corigliano non solo non ha fatto registrare progressi, ma, come si scriveva, ha perso opportunità e occasioni. Complice anche la concomitante concorrenza del Porto di Crotone, che ha gli stessi obiettivi di Corigliano e che però ha saputo sfruttare meglio le occasioni: scarico di biomasse sfuse, trasferite da Corigliano a Crotone, attracco di navi da crociera, minori costi dei servizi portuali. Giova a Corigliano la permanenza nelle competenze dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro, o meglio nella nuova Autorità di Sistema Portuale dello Stretto? Riteniamo di no, e per più motivi. Intanto va considerata la strutturazione geografica del sito portuale nostrano, che si colloca naturalmente nel più ampio Golfo di Taranto. Corigliano è prospiciente alle coste greche e albanesi, e si trova sulla linea del corridoio adriatico. Gioia Tauro, collocato sul versante tirrenico, ha prospettive diverse, commercialmente e geograficamente, rispetto a Corigliano: infatti, nonostante la fase congiunturale abbastanza negativa,Gioia guarda ai grandi traffici commerciali internazionali, ha una movimentazione di containers che lo pone in una posizione di tutto rispetto, attrae per i costi dei servizi portuali molto vantaggiosi. Le attività diverse, come la crocieristica, sono preferibilmente appannaggio di Crotone, che offre anch’esso prezzi più vantaggiosi. Lodevoli le iniziative promozionali dei Tours Operators del nostro Territorio, che promuovono le attrattive del nostro comprensorio e puntano molto sul Porto, ma restano pur sempre iniziative sporadiche. L’attività del Porto di Corigliano, essendo residuale, determina nessuna attenzione da parte dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro, la quale di fatto è assente anche fisicamente da Corigliano. È vero altresì che questa assenza fisica si combina anche con l’assenza più completa dell’Amministrazione Comunale di Corigliano, per la quale il Porto è vissuto più come fastidio che risorsa. In tale contesto, nessuna ipotesi di investimenti produttivi prende corpo. Eppure, sino a qualche anno fa si discuteva della piattaforma logistica agro-alimentare, a servizio delle piane di Sibari e del Metapontino; si prospettavano collegamenti intermodali tra il Porto, la S.S. 106 e la Ferrovia; si pensava a ipotesi di rilancio attraverso una dettagliata e martellante campagna pubblicitaria per attrarre compagnie di navigazione, favorire l’attracco di navi da crociera, servire da stazione per il corridoio adriatico per l’arrivo e la partenza di traffico pesante, sviluppare il traffico commerciale, favorire lo spostamento di persone e merci per tutto il corridoio adriatico. Di tutto questo, a distanza di dieci anni, restano solo i proclami, ma non una azione che sia andata nella direzione di quanto programmato. Nella nuova organizzazione, non ci convince, altresì, il nuovo ruolo strategico, affidato all’Autorità di Sistema Portuale dalla Riforma Del Rio, con funzioni di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei Porti ricadenti nell’area di competenza: quale programmazione, quale indirizzo strategico si ipotizza per il Porto di Corigliano, se l’asse si sposta ulteriormente sull’area dello Stretto? Così come non ci convincono le funzioni, affidate all’AdSP, di “attrattore degli investimenti sui diversi Scali e di raccordo delle Amministrazioni Pubbliche”: Corigliano ha bisogno di potenziare gli investimenti in funzione della sua economia interna (l’entroterra), e delle sue risorse turistiche e archeologiche, mentre l’AdSP dello Stretto si troverà a programmare e attrarre investimenti che le pervengono in forza del suo collocamento geografico, che favorisce il transito nel Mediterraneo e l’attraversamento dello Stretto. Riteniamo, a questo punto, che sia giunto il momento di ripensare la collocazione amministrativa del Porto di Corigliano, anche in funzione del suo posizionamento geografico. Come si scriveva più sopra, il Golfo di Corigliano fa parte del più ampio bacino del Golfo di Taranto. Anzi, c’è da precisare che il Porto nostrano è distante da quello di Taranto, solo 50 miglia marittime. Come Taranto, il Porto di Corigliano è sulla stessa direttrice del corridoio adriatico, ma ha il vantaggio di avere piazzali ancora inutilizzati, che possono essere impiegati a servizio dell’agro-alimentare ed essere quindi di supporto alla agricoltura dell’entroterra, risultando complementari alle attività commerciali di Taranto. Non solo: gravando sulla stessa area interna dal punto di vista geografico, Corigliano potrebbe essere il punto di riferimento della crocieristica, che dalla Sibaritide si potrebbe diramare su tutta l’area storicamente e archeologicamente omogenea. Né ci freni l’appartenenza ad altra Regione: le nuove AdSP, infatti, non badano ai confini regionali, ma a rendere più snelli i procedimenti amministrativi e dimezzare i tempi di sdoganamento, secondo gli intendimenti del Ministro Del Rio. Il quale Ministro aggiunge, in una sua intervista, che le inefficienze logistiche di Taranto si vanno colmando in virtù degli investimenti messi recentemente in campo; mentre per Gioia Tauro, continua il Ministro, “l’obiettivo è fare in modo che in due anni le merci che sbarcano nel Porto calabrese (di Gioia) possano prendere la via adriatica in treno”. Anche in questa prospettiva, pertanto, Corigliano sarebbe tagliato fuori dall’idea di complementarità con il Porto di Gioia. Riteniamo utile un confronto ad ampio raggio sui temi sin qui esposti, evitando contrapposizioni ma anche sterili ragionamenti di appartenenza regionalistica, perché questi hanno portato Corigliano ad assumere un ruolo sempre più marginale nelle politiche degli investimenti. È ormai necessario valorizzare il Porto nostrano come vero motore di nuova economia, come soggetto propulsore di uno sviluppo che è stato sempre negato, ma che può passare attraverso le vie del mare anche in alternativa al trasporto su gomma. Il territorio va difeso, con le sacrosante lotte contro le trivellazioni, che rischiano di inquinare i mari e i territori retrostanti, ma anche dimostrando la possibilità di uno sviluppo eco-compatibile, che tenga conto delle infrastrutture a nostra disposizione e che le metta in linea con la produzione di nuova ricchezza.
Vincenzo Casciaro – Segretario Generale FILT-CGIL Comprensoriale
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COMUNICATO STAMPA
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