Una sala Conferenza del Museo della Sibaritide gremita come nelle grandi occasioni, per ascoltare le relazioni dei qualificati studiosi che hanno preso parte all’incontro culturale organizzato dalla SIPBC-Onlus CALABRIA in collaborazione con la Direzione del Museo e il patrocinio della Deputazione Regionale di Storia Patria.
Ha avuto un’ottima riuscita l’incontro culturale del 1° aprile u.s., organizzato dalla Sezione Calabria della SIPBC Onlus, con la collaborazione della Direzione del Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide e il patrocinio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. La sala-conferenze del Museo era gremita di pubblico come in poche altre occasioni, per lo più persone di cultura, presidenti e soci di varie associazioni culturali del territorio (Associazione Speleologica Liocorno di Cassano, Gestore Infosibari.it, Circolo Culturale “U. Zanotti Bianco” di Mirto, Rotary Club Terra Brettia di Cariati, Rotary Club Corigliano Rossano Sybaris) ma anche pubblici amministratori (i sindaci di Terravecchia e di Paludi, comuni con evidenze archeologiche brettie) ed inoltre, un nutrito gruppo di studenti dell’Università della Calabria, che seguono i corsi di Topografia antica e di Archeologia Classica, accompagnati dai loro docenti (Armando Taliano Grasso, Antonio La Marca, Antonio Zumbo). A introdurre e coordinare i lavori del convegno è stato il prof. Franco Liguori, presidente della SIPBC-Calabria ed organizzatore dell’iniziativa. Liguori, nel suo intervento introduttivo, ha detto che “il grande patrimonio di beni culturali di cui dispone la nostra regione rappresenta il fulcro della nostra identità e merita la nostra massima considerazione e il nostro deciso impegno a difenderlo, salvaguardarlo e tutelarlo”. “I migliori guardiani della nostra eredità culturale -egli ha continuato - devono essere i cittadini, in particolare i giovani. I beni culturali (archeologici, storico-artistici) sono i segni del nostro passato, da cui noi dobbiamo partire se vogliamo diventare architetti del nostro futuro”. E’ seguito l’intervento della dott.ssa Adele Bonofiglio, direttore del Museo della Sibaritide, che ha salutato i relatori e tutti i convenuti, ringraziando il prof. Liguori e l’associazione che lui rappresenta, la SIPBC-Calabria, per aver organizzato l’interessante incontro di studio sull’antico popolo dei Bretti, di cui il museo da lei diretto,conserva una delle più importanti testimonianze archeologiche: il corredo della Tomba brezia di Cariati, scoperto in località Salto nel 1978. Significativo e importante è stato, poi, il breve intervento del capitano Carmine Gesualdo, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, che ha rimarcato la ricchezza dei beni culturali in Calabria e la necessità di difendere e tutelare questo prezioso patrimonio, trasmettendone la conoscenza alle nuove generazioni, che devono percepirlo come una grande eredità da difendere. Sono seguiti gli interventi specialistici dei docenti universitari Gian Piero Givigliano e Armando Taliano Grasso. Il prof. Gian Piero Givigliano, ordinario di Storia Romana all’Unical, ha tracciato un ampio e lucido profilo dei Brettii, inquadrando l’antico popolo anellenico della Calabria antica, nello scenario storico delle popolazioni osche del Mezzogiorno d’Italia in epoca preromana. I Brettii - ha detto lo studioso dell’Unical - furono genti di tradizioni eminentemente pastorali e la loro roccaforte fu l’altopiano della Sila, del quale conoscevano tutti i transumi ; le fonti storiche ne fanno menzione a partire dal IV secolo a.C. in poi, nel periodo in cui le città greche sono fatte oggetto di attacchi sempre più pressanti da parte dei Brettii stessi, considerati una filiazione delle genti lucane. Ampio e ricco di informazioni inedite è stato l’intervento dell’archeologo cariatese Armando Taliano Grasso che ha relazionato sul tema: “Città fortificate brettie tra Thurii e Kroton”. Nell’ampio territorio compreso tra Thurii e Kroton - egli ha detto- sono presenti una serie di micro-città fortificate brettie, che presidiavano il fianco orientale del massiccio silano. “Questi centri forti (Castiglione di Paludi, Muraglie di Pietrapaola, Pruìia di Terravecchia, Petelia…) si pongono sulla sommità, pianeggiante o in pendìo costante, di alture naturalmente difese e sono quasi sempre in rapporto topografico con le monumentali tombe a camera ipogee destinate ai vertici dell’aristocrazia brettia”. Essi rappresentano “la spina dorsale” del sistema difensivo dei Brettii, organizzati in unità cantonali. Queste strutture fortificate, per Taliano Grasso, “controllavano e difendevano il contesto territoriale fittamente disseminato da unità rurali la cui base economica era incentrata sullo sfruttamento delle risorse agro-silvo-pastorali”. L’archeologo cariatese ha illustrato con l’ausilio di un power-point tutti i siti archeologici brettii tra Thurii e Crotone, con particolare attenzione ai siti di Petelia e Murgie, nel territorio comunale dell’odierna Strongoli, siti che hanno restituito recentemente “chiare testimonianze di cinte fortificate”, Petelia in special modo, definita da Strabone “metropoli dei Lucani”, il cui abitato è stato individuato in località Pianette. La dott.ssa Cerzoso, direttore del Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza, si è occupata, nel suo intervento, di “Cosenza, metropoli dei Brettii”, illustrando con dovizia di particolari e l’ausilio di molte immagini, tutte le aree archeologiche della città bruzia, con particolare riferimento a quelle di età brettio-ellenistica. Commentando l’espressione straboniana “Cosenza, metròpolis Brettìon”, l’archeologa cosentina ha detto che l’espressione del geografo greco “lascia intendere che il centro doveva essere il più importante del comprensorio e che quindi doveva avere una posizione di dominio e guida sui villaggi vicini, i quali erano posti a controllo dell’area, su piccole alture a vista reciproca, e si dedicavano alla pastorizia, all’agricoltura e alla silvicoltura”. In ultimo ha ripreso la parola, la dott.ssa Adele Bonofiglio, direttore del Museo della Sibaritide, che ha illustrato l’importanza della struttura museale da lei diretta, che non raccoglie soltanto i reperti riferibili alle tre città sovrapposte che si sono succedute nella Piana del Crati (Sybaris, Thurii e Copia), ma tante altre testimonianze provenienti dal vasto territorio della Sibaritide, di quel territorio che costituì il cosiddetto “impero di Sibari” e che andava dallo Jonio al Tirreno cosentino. Delle testimonianze brettie presenti nel Museo della Sibaritide, con particolare riferimento al corredo della tomba brezia di Cariati, ha parlato il dott. Damiano Pisarra, illustrando con la proiezione di molte immagini i numerosi reperti della celebre tomba a camera di località Salto. In conclusione è intervenuto il coordinatore dell’incontro culturale, prof. Franco Liguori, che ha ringraziato i relatori e tutti gli intervenuti per aver onorato, con la loro presenza, l’associazione SIPBC Onlus- Calabria, che con grande impegno e sacrifici si è fatta carico di realizzare l’importante iniziativa. |