Caro Presidente,
sono stato tra coloro che hanno sostenuto la sua corsa a Presidente della Regione Calabria. L’ho fatto consapevole che c’era da mandare a casa una destra che tanti guasti aveva prodotto e che era stata incapace di governare l’enorme complessità calabrese. L’ho fatto anche perché da militante e dirigente di un partito che sta dalla sua stessa parte politica era un mio preciso dovere e l’ho fatto soprattutto perché convinto che la sua enorme esperienza politica fosse una ricchezza, al netto di stimoli neorinnovatori.
Pensavo che, essendo lei uno di quei politici con una longeva attività politica alle spalle, non avesse il problema della carriera politica e che avrebbe avuto la determinazione necessaria a rompere il consociativismo della politica calabrese. Inoltre pensavo che avrebbe affrontato di petto gli atavici problemi di una terra con potenzialità enormi rimaste, purtroppo, per troppo tempo inespresse.
Penso, che qualcosa sia stata fatta, ma la sensazione che ho quotidianamente, parlando con la gente comune, è che oltre al fatto che forse ci aspettiamo troppo dalla politica, di fatto, manca la fiducia nella classe politica e in chi rappresenta le istituzioni e bisogna avere il coraggio di uscire da tutti quei comportamenti che inficiano la fiducia dei cittadini verso le istituzioni stesse. Oggi la gente di Calabria ha perso pure il coraggio dell’indignazione. Ci s’indigna e si fa bene, per la barbara uccisione di un cane e troppo spesso non ci s’indigna, però, per le notevoli ingiustizie che esseri umani perpetrano ogni giorno verso altri essere umani e non ci s’indigna più perché la gente è così rassegnata dal “così vanno le cose”, che molto spesso preferisce il silenzio nell’ottica del “tanto, non cambia niente lo stesso e meglio in silenzio, almeno se ‘scappa’ qualcosa, magari ne beneficio io”. Ed io caro presidente in una terra così non voglio vivere. Tempo fa, un ministro tedesco si dimise per aver copiato in rete due righe della sua tesi di laurea, oggi abbiamo, invece, una Regione che vede al suo governo un assessore che non conosce le competenze del suo assessorato ed è quasi all’oscuro di quelle questioni sociali da cui si misura il grado di civiltà di un popolo.
Sa, Presidente, tanti calabresi sono convinti che la classe politica nostrana viva solo per tutelare se stessa. Io so che non è vero e so bene che ci sono politici e amministratori onesti che quotidianamente svolgono in maniera trasparente il loro dovere ed è arrivato il momento di dimostrarlo.
Vede Presidente, tempo fa partecipai a un’iniziativa dell’Assessora. Già allora venne fuori tutta la sua inadeguatezza, tant’è che preso lo smartphone per fare un post su uno dei social network che ha invaso la nostra vita, mi trattenni poiché colpito dalla sua voglia di fare e dalla giovane età. Avevo visto in lei me stesso o il mio compagno di banco della scuola o il mio coinquilino dell’università che aveva avuto l’occasione di essere protagonista nel progettare il nostro futuro ma oggi me ne sono pentito e me ne sono pentito perché non credo che l’uomo della strada, né tantomeno il primo curriculum che passa, possa svolgere ruoli di governo e/o politici senza apparire inutile, superficiale e inadeguato. La politica, mai come oggi (viste le sfide che si hanno di fronte e che mai avevamo affrontato prima) ha il dovere di riscoprire la selezione della classe dirigente. Non amo l’idea di affidare la politica ai tecnici (così come non amo il giornalismo fatto in una certa maniera cui troppo spesso la nostra parte politica ha strizzato l’occhio) così come non amo la politica nella maniera fatta negli ultimi anni. Sandro Pertini, in un congresso socialista del 1948 ebbe a dichiarare: “Quando voi abituate i giovani a girare intorno alla vostra persona, non avrete fatto dei socialisti, ma li avrete umiliati come li umiliò il fascismo” e che credo che Lei, caro Presidente, abbia tutta l’autorevolezza necessaria per lanciare questo messaggio alla politica e ai giovani calabresi.
La politica ha il compito di risolvere problemi o almeno di tentare di rispondervi a prescindere che siano del comune, della regione o dello stato e per poterlo fare ha bisogno di persone che di quei problemi ne hanno coscienza. E penso che quella coscienza si formi nei partiti, coscienza che quando poi diventa collettiva denota i valori di riferimento di una civiltà e sono altresì convinto che la politica e i partiti, oggi, abbiano rinunciato a forgiare quelle coscienze. Infatti, credo che si potrà essere il più grande ingegnere aerospaziale o medico o scienziato del mondo, si potrà essere fine giurista o illustre professore. Si potrà essere anche Dio sceso in terra, ma se non si ha coscienza e conoscenza di quei problemi si apparirà sempre inutili e inadeguati.
Sono anche convinto che la politica non possegga soluzioni o risposte con uno schiocco delle dita ne ritengo che la politica da sola (e in Calabria è sempre più sola) possa risolvere questioni divenute ormai problemi ancestrali. Penso, però, che possa almeno provare a salvare la forma e la faccia e che debba in ogni caso avere rispetto dei militanti, degli attivisti e dei dirigenti che quella politica hanno sostenuto.
Non credo (ancora più nello specifico di quanto riguarda la nostra terra) che ai problemi della Calabria si possa dare risposte con la bacchetta magica, ma di certo si può fare in modo che chi ha sostenuto un progetto, resti convinto della scelta.
Buon Lavoro
Francesco Meringolo Consiglio Nazionale PSI Resp. Nazionale Federalismo Regionale |