Città del Codex/San Nilo, si è svolta ieri (lunedì 26 settembre) in un’affollata Piazza Steri la simbolica consegna delle chiavi della Città da parte del Sindaco Stefano Mascaro al Patrono. Dopo la celebrazione della Messa in Cattedrale da parte del Vescovo Monsignor Giuseppe SATRIANO, per l’occasione, nelle vie della Città Alta, una processione ha visto sfilare gli sbandieratori di Bisignano e tantissimi cittadini.
La laicità delle Istituzioni si manifesta nel favore per la libertà della professione di fede e per la netta distinzione dei campi di intervento, ma certo non impedisce all’Autorità civile la convinta partecipazione alle celebrazioni religiose, ancor più se si tratta del Sindaco ed il momento religioso riguarda il Patrono della città. Le radici cristiane – d’altra parte - sono fonte di ispirazione dell’ Ordinamento politico-giuridico del nostro Paese; mentre la realtà e la crudezza dei fatti, cioè tutto quanto sta accadendo oggi attorno a noi e le contraddizioni che stanno esplodendo, hanno aperto una nuova riflessione sull’esigenza di porre le radici cristiane anche alla base delle ragioni fondanti dell’Europa, negativamente declinata qualche anno fa un po’ frettolosamente. Dopo l’appello di Papa Giovanni Paolo II° del 1988 ed il richiamo di Benedetto XVI°, è ancora vivo il ricordo del discorso di Papa Francesco del 25 novembre 2014 al Parlamento Europeo contro il relativismo ed il soggettivismo, frutti del rifiuto di riconoscere le radici cristiane e dell’abbandono della verità. Il contributo della Chiesa – è stato ricordato - non costituisce mai un pericolo per la laicità degli Stati e l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, ma un arricchimento. Questo vale per ogni livello di Governo. Peraltro, a fronte di Istituzioni laiche, la Chiesa Cattolica va sempre più segnando la sua presenza con azioni concrete che incidono nel sociale, perseguendo valori universali come la lotta alle disuguaglianze ed alla povertà, la vicinanza ai deboli ed agli emarginati; ovvero conducendo una decisa promozione culturale dei propri beni che reca beneficio alla città intera. In questo senso l’azione delle Istituzioni civili e quella della Chiesa concorrono a soddisfare bisogni comuni ed a perseguire obiettivi generali e- bisogna dirlo – a volte la Chiesa è avanti rispetto alle Istituzioni e svolge addirittura una funzione di supplenza. Da qui la gratitudine dell’intera Comunità, sia dei credenti che di chi non professa alcuna fede. Celebrare la festa patronale è un modo radicato nella tradizione perché la Comunità si ritrovi, riscopra lo spirito dello stare insieme, si faccia coraggio, ricerchi i motivi di serenità e felicità, anche mettendo da parte per un momento le angustie quotidiane determinate dai motivi più vari. Quest’anno ricorrono i 30 anni dal Congresso Internazionale su San Nilo svoltosi nei giorni 28 settembre/1 ottobre 1986, sulla spinta della vivacità culturale dell’Università Popolare che ha trovato pronti sia l’Amministrazione comunale del tempo che la Diocesi, capaci di coinvolgere il mondo accademico e studiosi di ogni parte del mondo : il segno evidente dell’assoluta importanza di quel momento è dato dall’Alto Patronato concesso all’iniziativa dalla Presidenza della Repubblica, dal messaggio augurale inviato da Papa Giovani Paolo II° per il tramite del Segretario di Stato Vaticano Cardinale Casaroli, dalla partecipazione al Comitato d’Onore: del Presidente del Senato, del Presidente del Consiglio dei Ministri. Nel 1989 gli atti del convegno sono stati pubblicati e restano intangibile testimonianza del valore e della preziosità dei contributi dati dagli insigni studiosi e dalle personalità intervenute. A me, qui, preme sottolineare l’aspetto speculare dell’evento: cioè la straordinaria importanza della figura di San Nilo che appartiene non solo alla Chiesa ma al patrimonio culturale dell’Umanità, alla sua Storia. In questo senso le mie parole prima pronunciate sulla laicità assumono il loro esatto e pregnante valore. Insomma San Nilo, per la complessità e completezza della figura, è probabilmente il Patrono che ogni Comunità desidererebbe avere. Non solo Santo ma anche tante altre cose che servono ad una Comunità ed in virtù delle quali è divenuto Santo. Il suo pensiero che contiene chiari messaggi sociali ed è pervaso da una forte tensione morale, è di grande attualità nella nostra epoca caratterizzata dalla perdita dei valori e dalle ingiustizie. Ma Nilo fu anche uomo d’azione. Come quando intervenne con successo per mediare con il Maestro Niceforo, che aveva in animo una rappresaglia contro il popolo rossanese, colpevole di aver ucciso i capitani e distrutto le navi che avevano costruito su suo ordine per preparare una spedizione contro gli Arabi di Sicilia, cui con sdegno intendevano ribellarsi. In quell’occasione San Nilo – secondo le fonti storiche – evitò con la sua intercessione una uccisione di massa in cambio del pagamento di una somma di denaro. Oppure quando accorse a Rossano alla notizia del terremoto che la colpì tra il 973 ed il 975, senza fare vittime e, in particolare, senza danni per la Cattedrale : cosa per la quale ringraziò in preghiera la Vergine Achiropita. Insieme a San Nilo la città onora il suo discepolo San Bartolomeo, altra espressione di un monacheismo protagonista della fertilità della civiltà occidentale. Santi dei quali, per la loro grandezza, l’Episcopato Calabro già nel 1958 proponeva che venissero dichiarati compatroni della Calabria insieme a San Francesco di Paola. Eppure, di fronte a tutto ciò abbiamo dovuto registrare nel tempo una sorta di oblio della memoria proprio qui tra noi rossanesi, omettendo i dovuti riconoscimenti ed assumendo atteggiamenti di sufficienza, che tanto male hanno fatto allo spirito di questa Città. E’ per questo che esprimo la mia gratitudine a Monsignor Satriano per lo sforzo che ha compiuto e compie nella direzione di una rivalutazione del significato della presenza di San Nilo per Rossano, introducendo anche nei festeggiamenti delle modificazioni che travalicano il momento religioso e tendono a recuperare e rinsaldare il legame tra la Città intera ed il suo Patrono. Insomma, siamo di fronte ad esempi di testimonianza non solo di fede religiosa ma anche civica e di impegno sociale. Ad essi occorre ispirarsi. La consegna delle chiavi della Città al Santo Patrono, quindi, non può non essere accompagnata da una esortazione che si fa preghiera : ravvivi la speranza dei cittadini rossanesi in un futuro migliore; restituisca loro la forza di combattere per il riscatto della propria città; illumini i suoi Governanti distogliendoli dalle piccole miserie della politica dei nostri giorni votandoli esclusivamente al bene comune, in concordia e con onestà e spirito di servizio. Solo così ce la potremo fare a superare le difficoltà di questo nostro difficile Tempo.
(Fonte: Lenin MONTESANTO– Comunicazione & Lobbying) |