«Lo avevamo detto in tutte le sedi e in tutte le salse: il rischio di farci trovare impreparati al momento dell’arrivo del vaccino anti-Covid era più che una preoccupazione. Purtroppo, non siamo stati smentiti e d’altronde non ci voleva Nostradamus per capire che anche per il piano vaccini sarebbe andata a finire così: tra caos amministrativo, lentezze e inefficienze». Teodora Gagliardi e Francesco Masotti, rispettivamente segretaria generale Fp Cgil Cosenza e segretario Fp Cgil Medici Calabria, sottolineano le lentezze dell’Asp di Cosenza, cui «non deve essere arrivato il messaggio» inviato dal ministero della Salute, che «ha indicato una serie di passaggi per l’individuazione di sedi e di personale dedicato» alla somministrazione dei vaccini. O, se il messaggio è arrivato, «non si capisce chi doveva recepirlo e metterlo in atto». «La mancanza di governance in una delle più grandi Aziende sanitarie del Paese – proseguono Gagliardi e Masotti – è totale ed è causa della mancata attivazione del piano vaccinale. Una parte importante di responsabilità, anche in questo caso, è della commissaria Bettelini che non avendo provveduto a nominare i direttori sanitari e amministrativi, nel corso della sua reggenza ha agito di fatto da “organo monocratico” all’interno dell’Asp lasciando una vacatio estremamente problematica al momento della scadenza del suo mandato. In attesa che si insedino i nuovi commissari nominati e approvati in extremis giusto qualche ora fa, l’Asp di Cosenza è in balia degli eventi senza un governo legittimato». La Cgil non risparmia neppure il commissario alla Sanità Guido Longo, perché considera il suo intervano «tardivo e accompagnato ad una dichiarazione sulla campagna vaccinale che consideriamo del tutto irricevibile (Longo ha successivamente spiegato meglio il proprio pensiero, ndr). In questa fase i medici non hanno alcuna responsabilità e il tentativo di addebitare le inefficienze e le lentezze del piano vaccini ad una ipotetica e non provata indisponibilità dei sanitari, è infondato e gravemente lesivo dell’immagine di una categoria che sta affrontando dalle trincee degli ospedali e degli ambulatori una emergenza sanitaria straordinaria con armi spuntate e senza che, chi governa la Sanità in Calabria, sia stato in grado di attrezzare il sistema con il personale necessario e con le infrastrutture previste dalle direttive ministeriali. Al commissario Longo diciamo chiaramente di non essere più disponibili ad ascoltare le parole di chi ha risorse e ruolo per intervenire ed invece si rifugia nel più classico e usurato degli scaricabarili». La situazione «è seria e le difficoltà della campagna vaccinale non sono riconducibili esclusivamente alla carenza di camici bianchi: mancano infermieri, medici, Oss e personale amministrativo e c’è, inoltre, un non trascurabile problema con le sedi vaccinali che dovrebbero rispondere ai criteri strutturali richiamati dal ministero della Salute». Per Gagliardi e Masotti «queste strutture non sono state individuate e gli attuali uffici per le vaccinazioni, non potendo garantire i percorsi separati, non sono compatibili col Piano Covid. Come si vede confusione, ritardi e inefficienze continuano a dominare la scena sanitaria». Eppure, gli strumenti per mettere un argine al dilagare della crisi ci sarebbero. «A quanto ci risulta – continua la nota –, recentemente era stato fatto un bando per assumere a tempo determinato 135 infermieri da utilizzare nelle scuole per l’emergenza Covid. La graduatoria è stata pubblicata e anche se le scuole sono state chiuse, il personale in graduatoria potrebbe essere utilizzato nei centri vaccinali. Perché non si fa? Presumibilmente mancano fondi per pagare dipendenti di nuova assunzione dal momento che le risorse disponibili si stanno impiegando per retribuire numerose ore di straordinario e prestazioni aggiuntive». Questi, per la Cgil, «sono fatti e i fatti sono inoppugnabili. Dal momento in cui non si è attivato per verificare la sussistenza delle condizioni per avviare e portare a compimento la campagna vaccinale nel modo più celere ed efficace, Longo sta venendo meno ai doveri di vigilanza e controllo propri del ruolo di commissario alla Sanità. Tutto ciò ripropone, in maniera drammatica, l’eterna e irrisolta questione della mancata programmazione sanitaria che in una regione sottoposta a Piano di rientro è in capo alla struttura commissariale. Purtroppo, cambiano i commissari ma le dinamiche, le azioni e i risultati rimangono sempre gli stessi. Ci auguriamo di sbagliarci e speriamo che il commissario Longo faccia al più presto ciò che tutti i calabresi perbene si aspettano da lui».
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