Una vera leggenda calcistica la SANDEMETRESE degli anni sessanta. Una squadra costruita per primeggiare, dopo la vittoria del campionato di seconda categoria. I dirigenti di allora non badarono a spese. Ingaggiarono un allenatore di esperienza (Leonetti, ex Cosenza) e fecero una campagna acquisti di calciatori già noti alle cronache calcistiche dilettantistiche: D’Angelo, Aceti e poi ancora Curcio, Magnelli, Caputo, Salatino, Feraco, Bruno, De Luca, Olivito, Anastasi…. I giocatori, quasi tutti di Cosenza, , si affiancarono a quelli locali: Serra, Tocci, Chimenti, Altimari F, Altimari A., Scura, Gabriele, Bellucci N., Solano F., Tarantino, Sposato G., Macrì, Luzzi D., Luzzi A. Canadè G. … Dopo due campionati, a mister Leonetti subentrò Callisto Bacillieri (ex Bologna). San Demetrio Corone era diventato -come per incanto- il centro del calcio dilettantistico calabrese. I risultati non tardarono ad arrivare. Si vinceva sempre o quasi sempre, si gareggiava alla pari con squadre come la Morrone, il corigliano, la Rossanese, la Silana, l’Acri, il Nicastro, il Trebisacce, la Paolana, il Praia Mare e in coppa con il Portici e l’ Avigliano. Si militava in prima categoria, ma come se si giocasse in Eccellenza, considerato che in quel periodo i campionati calcistici prevedevano la seconda, la prima e poi la serie D. Furono cinque anni di intensa passione calcistica. Non solo la domenica gli spalti del Civetteria, si chiamava anche così il Marcello Marchianò, ma pure il martedì e il giovedì erano un via vai di tifosi per seguire i propri beniamini, che arrivavano con un macchina noleggio da Cosenza. Il solo Corrado Aceti, il mitico portiere che emulava Anzolin della Juventus, pernottava in albergo (Hotel Serra) e pranzava al ristorante (trattoria La Rosa). La stessa trattoria ospitava di domenica la squadra per il pranzo pre-partita. Era un vero rito anche perché, subito dopo, il mister convocava i calciatori per illustrare la formazione e la tattica da seguire durante la partita. Nella memoria collettiva dei tifosi si ricordano ancora oggi i momenti esaltanti della squadra, come per esempio il gol del centrocampista D’Angelo dai quaranta metri all’incrocio dei pali del portiere Menotti del corigliano di Artoni e di altri campioni; non si dimenticano - però- gli ingiustificati motivi che spinsero ad inveire contro il malcapitato arbitro della partita persa in casa per 1 a 0 con la Morrone di Cosenza . Fu quella una brutta parentesi, con strascichi giudiziari, che costò al campo sportivo cinque giornate di squalifica ed una multa molto salata alla società. L’ultimo anno (campionato 1969/70) . allenatori prima Prantera e poi Cosimo Ieno - a cui io ed altri giovani promesse locali partecipammo, fu un vero tormento. Per una serie di circostanze il giocattolo calcistico si inceppò. Riuscimmo sul campo ad evitare la retrocessione in seconda categoria, non riuscimmo –però- ad evitare il fallimento totale del magico sogno calcistico. Al risveglio gli sportivi si ritrovarono un backout calcistico totale, che durò per molti anni. |