La vicenda degli usi civici relativi ad una piccola quota di terreni contigui al Villaggio VASCELLERO, sito nell’omonima località a Cariati e di cui sono amministratore è stata riesumata ad hoc e riportata sulla stampa in modo non soltanto parziale ed inesatto ma tendenzioso e strumentale ad altre finalità.
Dovendo pertanto ristabilire la verità dei fatti e, con essa, l’onorabilità e l’immagine mie personali, di imprenditore e di uomo pubblico, smentendo ogni altra allusione reiteratasi sui media, si precisa quanto segue:
- nelle ricostruzioni giornalistiche diffuse in questi ultimi giorni si fa capziosamente riferimento ad una vertenza giudiziaria, iniziata nel 1997 e conclusasi il 2013, tra il sottoscritto ed il Comune di Cariati;
- oggetto della sentenza che nel 2013 ha concluso quell’iter giudiziario non era affatto, così come si è strumentalmente fatto intendere, tutto il terreno (otto ettari, tutti legittimamente acquistati) sul quale sorge la struttura turistica, ma soltanto una minima pertinenza, documentatamente marginale del Villaggio;
- nel 2013, all’esito della sentenza, non vi è stata, perché non doveva esserci, alcuna restituzione del terreno in questione, da parte del VASCELLERO al Comune di Cariati perché nel frattempo, nel 2007, era intervenuta una legge regionale (la N.18) che prevedeva per tutti i numerosi casi analoghi in Calabria una sanatoria dietro corrispettivo;
- nello stesso anno, infatti, il sottoscritto ha presentato al Comune la relativa domanda di legittimazione del terreno, versando il corrispettivo al Comune;
- pratiche analoghe a quella del VASCELLERO son state avviate da centinaia di cittadini di Cariati, così come in altri territori, atteso che la vertenza in oggetto, di lunga data, ha coinvolto, a Cariati, la quasi totalità dei terreni al di sotto della linea ferroviaria;
- contrariamente, in ogni caso, a quanto argomentato in questi giorni sulla base di ricostruzioni parziali e indotte in errore, anche una eventuale vertenza col Comune non sarebbe stata motivo di ineleggibilità ma di incompatibilità e, come tale, dunque, sempre eventualmente rimovibile dopo un’elezione. |