Corruzione in atti giudiziari e concorso esterno in associazione mafiosa. Sono le accuse, a vario titolo, contestate dalla Dda di Catanzaro all’avvocato del foro di Palmi, Armando Veneto ed alcuni esponenti della cosca di ‘ndrangheta “Bellocco” di Rosarno. La Dda di Catanzaro, competente per i reati commessi da magistrati operanti nel distretto giudiziario di Reggio Calabria, ritiene che l’avvocato Armando Veneto abbia fatto da tramite con il giudice suicida Giancarlo Giusti, all’epoca dei fatti relatore del Riesame di Reggio Calabria, per scarcerare esponenti del clan rosarnese operante in Calabria e in alcune regioni italiane. Veneto, secondo l’ufficio antimafia coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri, avrebbe agito insieme a Domenico Puntoriero. Giusti, sulla base delle indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro, avrebbe accettato complessivamente la somma di 120mila euro in cambio della libertà, favorendo Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco. Nel ruolo di intermediari ci sono anche Vincenzo Albanese, Giuseppe Consiglio e Rosario Marcellino. |