A qualche giorno dell’inaugurazione del cantiere sul Terzo Megalotto, come attivisti dell’alto Jonio, ci sentiamo in dovere di ribadire la nostra posizione. Una strada nuova sul tratto Roseto-Sibari era certamente necessaria, ma per “nuova” non intendevamo di sicuro una terza statale, una SS. 106 ter (!), piuttosto chiedevamo di mettere in sicurezza e ammodernare la strada già presente, la 106 bis. Questa poteva essere raddoppiata laddove possibile, con lavori dimezzati rispetto al Terzo Megalotto, minor tempo e meno sperpero di soldi. Forse nessun boss sarebbe stato ammazzato facendo una strada “ex novo“. Come il M5S è solito fare, i presupposti per promuove l’alternativa al Terzo Megalotto erano fondati e concreti, e non erano basati sullo sbandieramento di 1500 posti di lavoro, che sarebbero stati ottenuti a discapito del territorio, distruggendo le nostre bellezze e le nostre ricchezze. Il tutto è stato pubblicizzato mediante una propaganda ingannevole, perché non solo il Terzo Megalotto avrebbe rilanciato l’occupazione, ma anche il recupero e la messa in sicurezza della SS. 106 bis avrebbero generato ugualmente posti di lavoro! Ci sentiamo profondamente mortificati da alcuni esponenti del M5S per i loro post sui social in cui si fregiano di aver dato avvio a quest’opera. Noi, come attivisti dell’Alto Jonio e amanti del territorio, ci dissociamo dai loro festeggiamenti e da tutti coloro che hanno mostrato approvazione. Ricordiamo bene le videoconferenze, gli incontri aperti al pubblico, gli incontri con associazioni ambientaliste per dirci che eravate dalla NOSTRA parte, dalla parte del territorio, dell’ambiente – ricordiamolo, una delle nostre stelle. Costoro hanno poi il coraggio di definirlo “un lavoro certosino“ svolto dall’ex ministro Toninelli e proseguito dall’attuale viceministro Cancelleri. Ci parlano poi di ecobonus mentre festeggiano trafori tra le montagne per guadagnare 6 Km. Noi saremo in ogni caso vigili su questo assurdo progetto e non lasceremo che eventuali speculazioni passino inosservate. L’amara consapevolezza che coloro che hanno ideato questo progetto e coloro che lo hanno sostenuto non si siano fermati davanti a nulla ci fa domandare: fin dove il denaro può spingere ad annientare un territorio? Fin dove i politici locali e nazionali sono disposti a mettere da parte gli ideali eil bene del territorio per poter dare mano libera al partito trasversale del cemento e della distruzione? Fin dove siamo disposti a subire ancora? La prima pietra l’avrete anche posata, ma noi non abbasseremo la guardia. Speriamo che l’ultima pietra non venga posata fra 30 anni, come per la Salerno-Reggio Calabria!
Dalila Di Lazzaro Giovanna De Vita Per: Gli attivisti dell’alto Jonio
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