Inserire il rapporto secolare e di tradizione che lega la comunità di Canna nell’alto jonio, in provincia di Cosenza, ai riti ed eventi collegati alla figura di Sant’Antonio nella preziosa ricerca IL FUOCO DI SANT’ANTONIO. STORIA, TRADIZIONI E MEDICINA, di Carlo GELMETTI, docente di fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti presso l’Università degli Studi di Milano. È, quanto è contenuto nella lettera trasmessa nei giorni scorsi dal Sindaco del borgo dei portali Giovanna PANARACE, con un’ambizione più grande: contribuire a migliorare ed a promuovere su scala regionale ed extra regionale una di quelle tradizione identitarie ereditate dalla Storia, di cui sono ricchi tutti i comuni calabresi e sulle quali è possibile, anche per un ente locale, insieme ad associazioni ed esperti, costruire efficaci strategie di marketing territoriale, comunicazione turistica ed incoming. Nella lettera al Prof. GELMETTI il Primo Cittadino usa parole di elogio per l’accurato lavoro di ricerca scientifica e ricostruzione storica contenuti nel libro. La PANARACE coglie anche l’occasione per invitare l’Autore a CANNA, con l’obiettivo - scrive - di far conoscere di persona centro storico, tradizioni e marcatori identitari, permettendo così al ricercatore di scoprire e vivere direttamente l’humus nel quale per secoli si è consolidato il particolare rito locale della Festa del fuoco, con la benedizione dell’olio, del grano e degli animali che, accompagnata dal suono degli zampognari, si è ritornata anche lo scorso 17 gennaio. Ciò che il Sindaco vuole portare all’attenzione del Prof. GELMETTI, nel cui volume vengono citate le tradizioni dei comuni calabresi di S.Marco Argentano, Roggiano Gravina e Gerace, è quella che, di fatto, rappresenta, in tutto il territorio, la prima Festa d’inverno di ogni anno. Il momento più singolare e caratteristico, infatti, nella versione di CANNA del Fuoco di S.Antonio - spiga il Sindaco nella lettera - resta la sfilata delle maschere brutte, simboli e rappresentazioni negative da purificare con le fiamme. Lo spettacolo ha indubbi sapori ancestrali ed è particolarmente suggestivo. Di fatto, ed è questa la curiosità forse più attraente, si anticipa il Carnevale: durante la serata del fuoco (il giorno antecedente alla ricorrenza di S.Antonio) acceso in piazza nel centro storico, sfilano le maschere brutte, con abiti scuri , ricoperti di campanacci e pelli di animali. L’indomani, a far loro da contraltare, dopo la catarsi del fuoco purificatore, sono le maschere belle, con capi bianchi, cappelli ornati di fiori e nastri. Senza dimenticare - conclude PANARACE, sollecitando il Prof. GELMETTI ad inserire anche CANNA nell’elenco dei comuni citati nella sua ricerca - l’usanza di raccogliere cenere e tozzi di carbone ardente da portare a casa per benedire le mura domestiche, come vuole la tradizione.
(Fonte MONTESANTO Sas Comunicazione & Lobbying). |