L’economia «non osservata» in Italia si stima sia intorno ai 210 miliardi di euro, mentre il lavoro irregolare vale 77 miliardi (37,3% del totale). Lavoro irregolare che incide per circa il 20 % sul valore aggiunto del settore agricolo. Nel dettaglio, il lavoro non contrattualizzato insieme al caporalato rappresentano un business che, in Italia, vale ben 4,8 miliardi di euro, mentre 1,8 miliardi vengono dall’evasione contributiva. Questi dati – secondo il prof. Domenico Marino (Economista - Unniversità Mediterranea- Responsabile scientifico Commissione Emersione Calabria) sono preoccupanti soprattutto nella Fase 2, perché avremo persone che hanno perso un lavoro e anche la speranza. Far emergere il sommerso– dice Benedetto Di Iacovo – Segretario Gen. della Confial non è solo un obiettivo economico per lo stato, ma soprattutto un modo per restituire dignità e diritti ai lavoratori e dare legalità al mercato del lavoro. Inoltre le politiche di contrasto all’emersione e al lavoro nero portano risorse aggiuntive in termini di gettito erariale, fiscale, previdenziale. Ogni unità che emerge, porta a solo titolo di addizionali Irpef circa 1.300 € annui nelle casse di regioni e Comuni. Un Piano straordinario per l’emersione L’emersione del lavoro non regolare e la promozione del lavoro sicuro sono un dovere morale in questa fase della vita del paese, parimenti, l’investimento in politiche di contrasto al sommerso può essere un passo importante per contribuire a risollevare le imprese dalla crisi prodotta dal Covid 19. Facendo proprio l’invito autorevole del Presidente Sergio Mattarella, la Confial propone un Piano Straordinario per l’Emersione come uno dei pilastri per la ricostruzione economica del paese. Un piano basato su tre strumenti: sanatoria, regolarizzazione, incentivi. Occorre in primo luogo permettere l’emersione, sanando tutte le irregolarità commesse e per aiutare le imprese a autodenunciare il sommerso bisognerà procedere alla depenalizzazione del reato e alla disapplicazione della maxi sanzione. Una volta che l’impresa si autodenuncia, si passa alla regolarizzazione di quei rapporti di lavoro, prima in nero, attraverso l’assunzione secondo CCNL di riferimento. Il Ministero del lavoro attraverso l’Inps assicura il riconoscimento dei contributi figurativi, quindi la ricostruzione delle carriere previdenziali dei lavoratori prima a nero. Quindi incentivi per il sostegno alle imprese con crediti di imposta, defiscalizzazioni e contributi a fondo perduto finalizzati all’emersione. In questo modo si raggiungono più obiettivi.
Il lavoratore, ci guadagna l’applicazione del contratto, la paga a tariffa sindacale e soprattutto la dignità del lavoro, quindi il riconoscimento dei contributi del periodo a nero. L’Azienda, esce dall’illegalità e dai rischi dell’applicazione delle maxi sanzioni e dei procedimenti penali conseguenti, non si fa carico del versamento dei contributi del periodo a nero dei lavoratori in quanto vengono riconosciuti i contributi figurativi, quindi con nessun costo a carico dell’azienda, alla sola condizione di assumere quei lavoratori a tempo indeterminato e non saranno licenziabili per almeno 36 mesi. Lo Stato, ci guadagna perché a far data dalla emersione, per quei lavoratori le aziende prima sommerse e illegali verseranno tributi a titolo di Irpef, Irap, Iva, Contributi previdenziali, ecc. . Soprattutto acquisisce una condizione di legalità e regolarità nel mercato del lavoro, affermando la dignità e il valore del lavoro, in uno con l’aumento del gettito erariale complessivo. Il nostro Piano per l’emersione fa raggiungere tre grandi obiettivi, ma soprattutto punta all’affermazione dei diritti, della dignitaà per i lavoratori e l’affermazione della cultura della legalità e regolarità nel mercato del lavoro. ANCHE IL SINDACATO DEVE CAMBIARE Niente sarà più come prima. Se questo sarà vero, come è vero, dovrà cambiare anche il sindacato e il sistema legislativo di riferimento. La Confial sostiene l’esigenza di una “legge sindacale”, che stabilisca l’effettiva rappresentatività delle singole organizzazioni, superando quella di tipo presuntivo, legata a un quadro sindacale non più attuale, con il ricorso al criterio cosiddetto “comparato”, ai fini della partecipazione alla sottoscrizione dei contratti nazionali, in violazione della libertà sindacale, garantita dall’art. 39 della Costituzione. E nelle more dell’approvazione della “legge sindacale”, serve la revisione dell’art 19 della legge 300, superando il sistema della nomina delle R.S.A. con la elezione diretta delle R.S.U., da parte di tutti i lavoratori su liste presentate dagli stessi o da ogni sindacato presente in azienda o ufficio pubblico, a prescindere se firmatario o meno del CCNL. Elezioni “aperte” rispettose proprio dei principi di libertà e pluralismo sindacali costituzionali. Insomma, per citare “La fattoria degli animali” di George Orwell, in campo sindacale nel nostro paese non è più consentito ancora, che qualcuno sia “più eguale degli altri”.
Benedetto Di Iacovo Segretario Generale Confial
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