«Il dibattito registrato ieri in Consiglio regionale ha messo in risalto, nuovamente, distorsioni già note della macchina regionale. Il Presidente della giunta regionale, Jole Santelli, ha sfondato una porta già aperta da tempo, affrontando questioni già discusse e mai risolte». Questo quanto affermato in una nota congiunta dai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Sposato, Russo e Biondo. «Nessuna novità, dunque. Da diversi anni – scrivono – come Sindacato Confederale denunciamo unitariamente le storture del bilancio regionale, evidenziate dalla numerose relazioni della Corte dei conti. Un bilancio ingessato, ombroso , che ha bisogno di essere messo in ordine per capire quanti e quali siano i crediti esigibili e quali e quanti siano i debiti contabilizzati da parte della Regione. Possiamo dire, senza tema di essere smentiti, che la politica regionale ieri, ha scoperto l’acqua calda. Lo ha fatto sul bilancio regionale, lo ha fatto sulla necessità di mettere ordine agli enti sub regionali. Lo ha fatto puntando il dito sulla vasta zona grigia operante negli uffici regionali, sul precariato diffuso e sui criteri di selezione, sulla necessità di riformare gli enti sub regionali e, in generale il mondo della partecipazione pubblica». «Raccogliamo – scrivono ancora i tre segretari – con piacere questa rinnovata intenzione di cambiamento. Non possiamo, però, non evidenziare che, rispetto al passato, non è stato fatto un passo in avanti. Aspettiamo che le intenzioni di rinnovamento, per il momento annunciate, si risolvano in azioni concrete di mutamento. Sino ad oggi, infatti, tutti i governi regionali che si sono susseguiti hanno messo al primo punto della loro agenda politica gli stessi problemi evidenziati dalla Presidente Santelli. Il fatto stesso che anche l’undicesima legislatura regionale si sia aperta nel solco di quelle passate, è chiara espressione che nulla sino ad oggi c’è di innovativo.Da parte nostra, se a queste intenzioni seguiranno i fatti, siamo pronti a dare un contributo per il rinnovamento della Calabria». «Per la nostra regione – si legge nella nota – quello attuale è un momento particolarmente delicato, che necessita degli sforzi congiunti di tutte le istituzioni per raggiungere l’obiettivo di una svolta necessaria, attesa ed epocale. Dalla discussione e dall’approvazione del bilancio regionale, però, si evince chiaramente che le uniche Risorse sulle quali potrà fare affidamento la Regione per rilanciare l’economia e l’occupazione calabrese, duramente colpiti dall’emergenza Coronavirus che ha stravolto completamente lo scenario, sono quelle della Programmazione europea 2014/2020. Questa, però, è una disponibilità limitata sulla quale è necessario intervenire con prontezza e determinazione per evitare il drenaggio delle Risorse in mille rivoli. Solo se si avvia, in tempi certi e contingentati, un’analisi seria sul come impegnare queste Risorse si potrà perseguire un reale cambiamento economico e sociale del nostro territorio. Prima di iniziare a redistribuire serve innanzitutto un Protocollo sulla tracciabilità della spesa». «In questo senso, Cgil Cisl Uil da tempo avanziamo proposte chiare e di facile applicazione. Gli assi di investimento delle Risorse relative alla riprogrammazione del Por 2014/2020 dovranno essere quelli del lavoro, dell’istruzione, della sanità e delle infrastrutture. E contestualmente puntare su un piano di rilancio, su settori strategici regionali quali ambiente, turismo, agricoltura e sviluppo tecnologico. Non è possibile poi rinunciare alla opportunità di avviare una stagione di politica industriale regionale che sappia puntare sul potenziamento della Zes, strumento fondamentale per attrarre in Calabria filiere produttive sostenibili che negli anni passati sono stati delocalizzati in India, Cina ed Est Europa. Produzioni di beni e servizi, rispetto alle quali il Paese si è visto sprovvisto, nell’affrontare l’emergenza sanitaria. Per fare tutto questo però è fondamentale il confronto. E nessuno può pensare di riuscire a spendere efficacemente le Risorse, facendo qualcosa di diverso, magari riallocando provvidenze pubbliche senza l’avvio di un confronto e l’attivazione di quel Dialogo sociale previsto dai Regolamenti Comunitari». «Allo stesso tempo – scrivono i tre segretari regionali – siamo convinti che non sia più rinviabile il confronto sulla programmazione dei fondi europei 2021/2027. La Calabria non può più aspettare e il prossimo mese di maggio rappresenta una scadenza determinante in questa direzione. Nessuno, però, pensi di poter riporre nella cassetta degli attrezzi il dialogo sociale e il confronto istituzionale con le forse sociali e produttive, in rappresentanza del modo del lavoro, a cui quelle Risorse sono destinate. La costruzione del Por, quella dei Piani di sviluppo e coesione, si può realizzare correttamente ed efficacemente solo attraverso il costruttivo confronto sociale fra la Regione e gli stakeholder sociali. In assenza del confronto con il Sindacato Confederale, con i rappresentanti del mondo datoriale, del terzo settore, dei Comuni la programmazione non sarà mai attinente alle reali necessità rappresentate dal territorio. Nessuno, infatti, può pensare di poter gestire il governo di queste Risorse mettendo da parte questo confronto, che è lo strumento principe sul quale si fondano le politiche di coesione sociale». «Oggi – concludono – a tre mesi dall’insediamento della nuova Giunta regionale, ancora una volta ribadiamo la necessità di aprire il confronto all’interno della task force regionale sull’economia per avviare il confronto sulla riprogrammazione del Por 2024/2020 e sulle linee principali di indirizzo di quella 2021/2027. In quanto sino ad oggi in Calabria, si è più guardato a Roma, e invece, si è agito poco nell’obiettivo di andare incontro alle esigenze di ripartenza del tessuto economico e occupazionale calabrese. Nulla si è fatto in tema di sociale e welfare per i più bisognosi e i più colpiti dall’emergenza sanitaria. E di più si sarebbe e si deve fare in tema di contrasto e prevenzione al Coronavirus in ambito sanitario. Confidiamo nel buon senso di tutta la politica calabrese ma, soprattutto, della Giunta regionale. Nessuno pensi di poter salvare da solo la Calabria».
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