«La Regione Calabria è ancora in grave ritardo rispetto alle attività di prevenzione anti-Covid19 da mettere in atto in ambienti di vita e di lavoro». Cgil, Cisl e Uil affidano a una nota dei segretari regionali – Angelo Sposato, Franco Russo e Santo Biondo – le considerazioni sulle azioni messe in campo dall’amministrazione regionale per contrastare la diffusione della pandemia. E pongono l’accento su quelle che considerano urgenze, come «avviare in maniera tempestiva e propedeutica l’esecuzione dei tamponi nei luoghi di lavoro più esposti alla pandemia, a partire dai lavoratori della Sanità pubblica, privata e del Settore socio-sanitario, compresi i lavoratori operanti nei settori degli appalti (Vigilanza, Pulizia, Sanificazione, Ristorazione collettiva e Manutenzione) nelle Rsa, nei supermercati ed in tutte le attività ritenute essenziali dalle attuali disposizioni». Uno studio epidemiologico dal quale non possono essere escluse «tutta una serie di categorie di persone che risultano più vulnerabili, quali gli anziani, i disabili, ammalati cronici. Tale rivendicazione e la relativa attuazione – si legge in una nota – deve essere considerata come l’attività precipua di prevenzione rispetto al diritto alla salute dei calabresi, a partire dalla necessità per l’attuale fase pandemica, di riconoscere un ruolo primario alla medicina territoriale, che va riorganizzata e rilanciata e incardinata in un sistema sanitario regionale in grado di dare concrete risposte in termini di salute alla cittadinanza». I sindacati chiedono al governo regionale «un confronto urgente, tempestivo e permanente, secondo le modalità atte a garantire il distanziamento sociale (anche in videoconferenza), sulle emergenze socio-sanitarie della Calabria, che con il contagio da Covid19 si sono aggravate, al fine di determinare, già in questa fase straordinaria, le azioni utili per un cambio radicale della programmazione sanitaria e sociale nella nostra regione». L’attenzione è sulle risposte da dare in questa fase e sui progetti da avviare per la ripartenza. Bisogna, poi, «verificare le tante situazioni che già da prima non erano chiare e trasparenti e che, con l’avvento della pandemia, si sono rivelate in tutta la loro drammaticità».
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