SINDACATO: “RUSSO “LA CISL CALABRESE SEGUE CON PREOCCUPAZIONE L’ATTUALE FASE“
Lo afferma in una nota il segretario regionale Tonino Russo
venerdì 10 aprile 2020 15:50
 
Sindacato: “Russo “La Cisl calabrese segue con preoccupazione l’attuale fase“

La Cisl calabrese segue con preoccupazione e con speranza l’evoluzione dei dati del contagio da coronavirus «sappiamo – dichiara il Segretario generale Tonino Russo – che è necessario prepararsi con senso di responsabilità ad una ripresa che sarà tutt’altro che facile». Per la sigla sindacale è giunto il tempo di guardare avanti e di costruire uno scenario in cui non ci siano inutili protagonismi, ma una seria e convinta condivisione di un impegno a camminare insieme. «Dobbiamo dire con franchezza – prosegue Russo – che, se in queste settimane stiamo purtroppo affrontando l’emergenza Covid-19, la Calabria è tuttavia affetta anche da altri virus che conosciamo bene, per i quali è compito nostro scoprire al più presto il vaccino. Le difficoltà del Paese al Sud e in Calabria si amplificano. I problemi non risolti, i gap infrastrutturali, gli indicatori economici mandano inequivocabili allarmi sulla non più procrastinabile inversione di tendenza cui dobbiamo pensare oggi per il dopo emergenza sanitaria». La paura della Cisl è quella di dover fare il conto con una crisi drammatica: «sono in gioco aziende, turismo, agroalimentare, zootecnia, servizi sociali offerti dalle realtà del Terzo settore. Dati di fine 2019 ci parlavano per la Calabria di occupazione al 40% e di disoccupazione al 21,5%; di un tasso di disoccupazione giovanile al 52%; di crescita zero in un Paese sempre più diseguale tra Nord e Sud. È aumentato l’esodo di giovani (e meno giovani) verso il Nord o l’estero: il Rapporto 2019 della Svimez ci dice che, dal Sud, tra il 2002 e il 2017 si sono registrati oltre 2 milioni di emigrati, di cui 132.187 nel solo 2017. Di questi ultimi, 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33% laureati). Spostarsi per cercare altrove il lavoro che qui non si trova è un diritto, ma non dev’essere un obbligo». Come se ne esce? Ecco la ricetta proposta: «È necessaria una visione condivisa, che può nascere solo se ci si siede tutti intorno ad un tavolo – politica, istituzioni, mondo del lavoro, imprese – con la determinazione di ricomporre un quadro sociale ed economico troppo frammentato. Non è più tempo di strappare il tessuto o di mettere toppe. Ci vuole una stoffa nuova. Perciò, ogni attore sociale deve sentirsi partecipe di un percorso comune, con la sua specificità, che non va ignorata, ma al contrario valorizzata: e sarà valorizzata solo se integrata in una visione d’insieme, in cui ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Anche le urgenze vanno affrontate con lo sguardo lungo di chi sa che quel che avviene oggi avrà conseguenze positive o negative sui processi futuri».

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