Nelle ultime ore il Consiglio dei ministri ha messo a punto il nuovo decreto scuola, presentato dal ministro all’Istruzione Lucia Azzolina e che, in piena emergenza coronavirus, introduce misure “urgenti” relative alla conclusione dell’anno scolastico in corso e lo svolgimento degli esami di Stato. E tra lo stop alle bocciature e le soluzioni in caso non si rientrasse in classe prima del 18 maggio, non mancano certo le polemiche. L’attuale emergenza ha imposto anche una rivoluzione drastica nel mondo scolastico e dell’insegnamento. Tra le tante misure previste, infatti, c’è la didattica a distanza, strumento metodologico che può essere di ausilio alla vera didattica in presenza e non sostitutiva della stessa. Ciò che suggeriscono i vari DPCM e le successive note del Miur è di mantenere il contatto con gli alunni e le loro famiglie cosa che i docenti svolgono in modo encomiabile, con spirito civico e grande senso di responsabilità. Soluzioni che, dicono i sindacati del settore, pongono diverse questioni. «Si porta a conoscenza – scrive FLC Cgil Cosenza – che, per quanto riguarda il telelavoro, non esiste alcun obbligo contrattuale da parte dei docenti a rispettare le circolari che vengono quotidianamente emesse da parte dei dirigenti scolastici, sollecitando il corpo docente a lavori spesso fuori da ogni impegno contrattuale. Registriamo spesso, nel lavoro sulla didattica a distanza, un aggravio burocratico relativo alla compilazione di modulistica, aggiornamenti in tempo reale di dati, di verifiche, di assenze degli alunni, svolgimento delle stesse attività che sottraggono molto tempo al lavoro dei docenti e che spesso tutto si traduce in attività parimenti svolte nelle aule scolastiche, intimando, successivamente, i docenti a valutare non si sa bene quale merito o quale comportamento degli studenti. Riteniamo che siano illegittime le indicazioni didattiche unilaterali da parte dei DS e gli inviti, a volte pressanti, ad organizzare interventi valutabili con modalità differenti da quelle previste dal PTOF e nelle linee didattiche formulate dalla scuola e condivise dalle famiglie». «Pertanto – scrivono ancora – chiediamo che vengano rispettate le funzioni del docente e della libertà di insegnamento che può essere minata anche attraverso la definizione di programmi minimi delle tecniche di insegnamento e addirittura del conteggio delle ore effettuate in remoto». «É bene precisare che i docenti operano in regime di sospensione delle attività rimarcando che non solo non vi sono norme che legittimano tali attività ma addirittura sono in vigore disposizioni governative che impongono addirittura il contrario.Alla luce di ciò vigileremo a tutela dei docenti riservandoci di patrocinare eventuali ricorsi legali e invitiamo e diffidiamo i dirigenti scolastici dall’applicazione di provvedimenti che siano diversi dai dispositivi dei DPCM e delle norme legislative e contrattuali». «Nel frattempo – conclude FLC Cgil – sarà nostro compito denunciare tutte quelle anomalie che finora abbiamo registrato, invitando l’USR della Calabria, a prendere i dovuti provvedimenti nei confronti dei DS che hanno avviato procedure non previste da alcuna normativa vigente».
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