Da Acquaformosa a Zumpano, torna a levarsi la voce dei sindaci della provincia di Cosenza. Ancora una volta, cento amministratori locali del Cosentino – ancora assente la firma di Mario occhiuto a nome del capoluogo – scrivono al Governo. E invocano «atti concreti e tempi consoni per scongiurare che l’emergenza del momento domani volga in tragedia». I sindaci sono sempre più sconfortati dall’aumento dei casi di contagio. E temono che fuori dalla Calabria non siano chiari i problemi che i loro territori vivono negli ultimi tempi: «carenza di medici e personale sanitario; inadeguatezza di molte strutture ospedaliere, insufficienza di posti letto, macchinari e strumentazioni idonee; totale mancanza di presidi sanitari di protezione utili al personale per operare in sicurezza». Ad acuire le difficoltà il «silenzio assordante» dei parlamentari locali. Ingiustificabile a loro avviso, tanto quanto i ritardi della Regione nel rendere operatvi Consiglio e Giunta. Il decreto Cura Italia, invece di alleviare le sofferenze, ha aumentato le preoccupazioni. I sindaci lamentano «l’abbandono al proprio destino del Sud e della Calabria». Nelle misure adottate non trovano traccia di fondi e risorse per i Comuni che stanno affrontando l’emergenza. Né scorgono alcun «impegno preciso, definito e congruo» per risollevare le sorti della sanità locale. E così avvertono l’obbligo di chiedere al Governo di agire al più presto per tutelare le loro comunità. L’appello a Conte contiene richieste precise: l’invio delle «necessarie ed indispensabili dotazioni sanitarie per medici e paramedici», innanzitutto. Ma il Governo deve anche «destinare agli ospedali calabresi -sin da subito- uomini, mezzi e strumenti idonei, aumentando i posti di rianimazione». Un intervento, quest’ultimo, da accompagnare alla «riapertura degli ospedali chiusi, delle strutture dismesse e di quelle inutilmente riconvertite, così da aumentare i posti letto in terapia intensiva». E se ciò non bastasse, perché non valutare anche «la messa a disposizione di strutture, medici e paramedici, offerta da imprenditori privati che operano nel campo della sanità calabrese»? I cento pretendono che il Governo «coadiuvi e supporti i Comuni, le forze dell’ordine ed i volontari di Protezione civile, con nuove risorse, adeguati mezzi e dispositivi di protezione individuale, di cui – ancora oggi – risultano totalmente sforniti». «La Calabria – concludono – attende le dovute risposte; la nostra gente non può essere abbandonata al proprio destino». |