LA LETTERA DEL PRESIDENTE DELLA CEC, BERTOLONE, ALLA CHIESA CALABRESE
Bertolone: “vi invito ad elevare insieme una preghiera verso l’alto dei cieli“
lunedì 9 marzo 2020 20:08
 
La lettera del presidente della Cec, Bertolone, alla Chiesa calabrese

Pubblichiamo la lettera dell’arcivescovo di Catanzaro nonché presidente della Cec (Conferenza Episcopale Calabra), Vincenzo Bertolone, alla comunità ecclesiale sull’emergenza Coronavirus.

Fedeli carissimi,
il verificarsi nella nostra vita quotidiana di scene, che fino a ieri
ritenevamo possibili solo al cinema, sta provocando dolore e sofferenza, condivisi con il resto d’Italia e le altre Nazioni coinvolte nella diffusione epidemica da Coronavirus.
In questi giorni avrei dovuto compiere la Visita pastorale nella forania di Chiaravalle ed una serie di altre attività pastorali (visite e celebrazioni nel carcere, negli ospedali, scuole, convegni). L’emergenza presente, sempre più stressante, e la necessità di rispettare le stringenti norme dettate a tutela della salute pubblica in quest’ora grave e difficile, suggeriscono un prudente rinvio. Ma se pure non potrò essere fisicamente tra voi, continuerò ad esserlo con il cuore. Mi torna alla mente l’immagine di don Camillo, che in uno dei tanti film tratti dai libri di Guareschi dopo un’alluvione del Po, alla gente di Brescello costretta ad abbandonare le case, rivolge l’invito ad affrontare con fede le grandi difficoltà del momento ed a non perdere la fiducia in Dio, prima di tornare lui solo nel paese ormai inondato, per poter continuare a celebrare messa e diffondere ogni giorno per i campi e le valli il suono delle campane.
Abbiate fiducia, non perdete la fede: accogliete le mie parole come un delicato segno di affetto da parte di un Pastore che si propone di camminare davanti, accanto e dietro al gregge che il Signore gli ha affidato, e di sostenerlo soprattutto nei momenti della difficoltà e della prova.
Con queste righe, anzitutto, esprimo vicinanza ai malati, agli anziani e, in particolare, a chi, in questo momento, nei nostri ospedali, sta lottando contro l’infezione del coronavirus, oppure è in quarantena nelle abitazioni private. A voi dico di lasciare, con docilità d’animo, che sia la luce della fede in Gesù risorto, che dona salute e salvezza al mondo, a sanare le ferite delle sofferenze, umane e spirituali.
Gratitudine, riconoscenza e ammirazione manifesto poi per il personale sanitario e parasanitario, i medici e gli infermieri che in queste ore convulse stanno assicurando, con grande umanità ed in molti casi sprezzo del pericolo, un prezioso servizio di professionalità e di dono oblativo per tutti noi. Un pensiero affettuoso rivolgo anche alle forze dell’ordine ed agli uomini ed alle donne delle istituzioni impegnati nella gestione dell’emergenza: compito non facile, il loro, che per essere svolto al meglio necessita adesso della collaborazione, della disponibilità e di un forte senso di responsabilità di tutti noi.
Tornerà il tempo dell’allegria, dello stare insieme nelle piazze e nelle chiese, e perché possa tornare al più presto per tutti, dobbiamo fare fino in fondo la nostra parte e a rispettare la normativa emanata, senza aspettare che ci venga imposta: di fronte a ciò che sta accadendo, un cambiamento nello stile di vita è indispensabile. Per questo confido che accoglierete con comprensione anche le restrizioni liturgiche adottate per circoscrivere il contagio: sappiate che esse sono state prese esclusivamente a difesa del bene supremo della vita, individuale e sociale.
Trasformiamo uno stato di crisi in opportunità: sia questo il momento, per tutti noi, di intensificare la preghiera quotidiana, da soli e con i nostri familiari. Possano le nostre case diventare cenacoli di preghiera, dove sperimentare la misericordia di Dio, il cui desiderio eucaristico ci spinge ad una più intensa comunione spirituale, con il Signore e con i nostri fratelli. È davvero “forte” la Quaresima che siamo chiamati a vivere, ma auspico che queste limitazioni alle nostre usuali libertà siano anche occasione privilegiata per riflettere sulla nostra umana fragilità e sul senso della vita, nonché per valorizzare gli affetti familiari.
Ancora, come don Camillo, vi invito ad elevare insieme una preghiera verso l’alto dei cieli: non è la prima volta che l’umanità si trova a far di conto con il male, a patire la sofferenza, in molti casi ad abbandonare affetti e case. Un giorno, però, come dopo ogni alluvione, il sole tornerà a splendere. Ed allora ci ricorderemo della fratellanza che ci ha unito in questi terribili frangenti, e con la tenacia che Dio ci ha donato ricominceremo a lottare perché il sole sia più splendente, i fiori più belli ed il dolore di queste ore sparisca dai nostri cuori e dalle nostre città e paesi.
Non siete soli: il vostro Vescovo sarà con voi. Vi chiedo di segnalarmi casi di marginalizzazione sociale, di persone e di famiglie bisognose di aiuto, materiale o spirituale, in quanto proverò a dare il conforto e l’aiuto necessario.
Non smettiamo mai d’invocare il Signore della vita e medico delle anime e dei corpi, nostro Signore Cristo Gesù! Chiediamo l’intercessione di Maria, Salute degli infermi e dei malati! Invochiamo il patrocinio del santo nostro, Francesco di Paola e di tutti i santi Patroni della Diocesi e delle Parrocchie!
Vi benedico tutte e tutti nel Signore, chiedendoVi un ricordo nella preghiera. A presto!


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