In merito ad un articolo apparso sulla stampa dal titolo ‘10 dubbi su una fusione frettolosa’, da cittadino con a cuore le sorti di questo territorio mi premono alcune precisazioni in merito ai punti riportati in tale articolo. Il titolo parla di ‘fusione frettolosa’: mi domando che concezione si abbia di ‘fretta’, visto che si parla di comune unico da decenni; visto che la prima delibera approvata a Rossano risale a due anni e mezzo fa, mentre la delibera coriglianese sia stata approvata con tutta calma l’anno successivo, ormai un anno e mezzo fa. Andando al merito dell’articolo, personalmente condivido pienamente l’invito fatto a che si sviluppi un dibattito civile, pacato, partecipato e clemente sulla Fusione, il quale deve essere un’occasione di crescita, un volano di sviluppo sul terreno stesso della democrazia. Secondariamente, sono il primo e non l’unico tra i sostenitori della Fusione a supportare l’idea che la Fusione non rappresenti una panacea per tutti i mali: come tutte le cose, che si tratti di due amministrazioni divise (com’è stato finora, oggettivamente senza risultati lusinghieri) o che si tratti di una sola amministrazione, occorre che sia fatta bene, in modo pensato, lungimirante. Tuttavia, la Fusione di per sé è un punto di partenza forte dal quale poter partire con più sicurezza, per poter parlare in Regione e a Roma con una unica voce, forte e chiara; per poter indirizzare questo territorio in una sola direzione, in modo convinto, e non in maniera divisa e debole com’è accaduto fino ad oggi. Dunque, non posso esimermi dal dire che le ragioni a favore del No addotte nella restante parte dell’articolo purtroppo rappresentano solo una parziale verità, per non dire motivazioni con fondamenta poco solide. Riportando i titoli dei punti dell’articolo originale, spiego perché: 1) Finanziamenti statali: tanti dubbi e poche certezze Nell’articolo si parla di un tetto di 2 milioni di euro annui per dieci anni, per un totale di 20 milioni di euro, derubricando il tutto a ‘due euro a cittadino’: alla faccia! Non sarà un miliardo di euro, ma sapere di avere una liquidità tale per un decennio permetterebbe al nuovo comune unico di far fronte con più serenità alla spesa corrente da una parte e di pensare a degli investimenti dall’altra. Inoltre i vantaggi deriveranno anche dalla deroga del Patto di Stabilità: in pratica il nuovo comune unico potrà investire risorse più di quanto non possa fare adesso con due comuni divisi, per via dei vincoli di bilancio, così come disposto dalla Legge Delrio (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/4/7/14G00069/sg). Si mette in dubbio inoltre che quelle risorse ci siano, in realtà questi dubbi sono fugati dai fatti: in Emilia si sono nati dalla fusione otto comuni i quali hanno ricevuto in un anno quasi dieci milioni di euro e il solo comune di Valsamoggia (nuovo comune di circa 30.000 abitanti) ha ricevuto dallo Stato 2 milioni di euro (http://poleis.biz/2017/02/21/fusioni-di-comuni-aumentano-gli-incentivi-statali/); 2) Non votiamo una fusione che poggia le sue basi sul nulla Invitando gli autori dell’articolo e i cittadini tutti a leggere le delibere approvate dai due comuni, i quali segnano chiaramente i loro intenti (scaricabili dai siti http://www.rossano.eu/ e http://www.comune.coriglianocalabro.cs.it/) il progetto concreto manca per ragioni ovvie: a) Se il referendum non passa, a che pro progettare una città unica con costi esorbitanti? Insomma, prima si dice di volere una casa e poi dopo si progetta, non il contrario; b) Anche se ci fosse un piano, questo potrebbe essere completamente disatteso da una eventuale nuova amministrazione, la quale potrebbe legittimamente seguire un proprio programma a prescindere da quanto deciso, ragionato e pensato dalle precedenti due amministrazioni; 3) Più siamo, più paghiamo (effetto diseconomie di scala) Questo punto poggia le sue basi su uno studio dell’Istituto SOSE, con ogni probabilità quello facente riferimento a questo link: http://www.camera.it/temiap/temi17/2014_05_Relazione_SOSE_Unione_Fusione_Comuni.pdf, il quale parla anche di ‘efficienza tecnica’, dicendo testualmente: Dalla Figura 8 e dalla Figura 9 si evince come il minimo della spesa media pro capite per le funzioni/servizi analizzati si posizioni nella classe di popolazione che va dai 5.000 ai 20.000 abitanti. Il livello quantitativo delle prestazioni pro capite, mostra una diminuzione simile alla spesa, ma tende a stabilizzarsi una volta raggiunta la classe dimensionale che va dai 5.000 ai 20.000 abitanti. Nei piccoli comuni è molto elevata la % di inefficienza tecnica. Al crescere della dimensione del comune migliora l’efficienza tecnica. In pratica ci dice che essendo noi comuni più grandi di 20.000 abitanti (42mila abitanti Corigliano, 38mila Rossano), abbiamo già superato il minimo di spesa pro capite e che all’aumentare di dimensioni dei comuni, aumenta anche l’efficienza tecnica, ossia quanto è possibile produrre in termini di servizi rispetto alle risorse utilizzate. In termini più semplicistici, la Storia ci insegna che le popolazioni si sono sempre mosse dai centri più piccoli a quelli più grandi, perché è lì che hanno sede i servizi ed è lì che fioriscono le opportunità di crescita economica e sociale. 4) Una fusione si propone, non si propina In questo punto si accusa la classe dirigente rossanese di aver portato avanti unilateralmente il progetto della fusione. Ma come? E i comitati spontanei nati come funghi a Schiavonea e a Corigliano? E, prima ancora, la delibera approvata a maggioranza in consiglio comunale a Corigliano (dopo un anno da quella rossanese)? Parliamo di centinaia di uomini e di donne, professionisti, imprenditori, impiegati e operai che scendono in piazza e nelle strade per dire con voce chiara di volere la fusione. Tutti costretti dalla brutta e cattiva classe dirigente rossanese? Si sostiene inoltre che il progetto non abbia voluto includere anche Cassano. Peccato che la delibera del consiglio comunale di Cassano sia stata approvata dopo che le delibere di Corigliano e Rossano fossero già in Regione per essere valutate. Non solo, nulla esclude che Cassano possa essere inclusa dopo, come un prosieguo naturale della fusione. 5) Vogliamo più garanzie In questo punto gli autori dell’articolo chiedono l’approvazione dello Statuto del comune unico, dimenticando che in realtà la normativa nazionale prevede la ‘possibilità’ di approvarlo e non ‘il dovere’ In mancanza, si adotta provvisoriamente quello del comune più popoloso, ossia Corigliano (art. 1, c. 124, l.n.56/2014). Con buona pace di chi sostiene che Corigliano abbia una posizione di subalternità in questo percorso. 6) Bilanci: oggetto misterioso Invocando a gran forza di vedere il bilancio del comune di Rossano, gli autori dell’articolo sembrano quasi offesi dal fatto che non sia stato fornito lo stato dei conti rossanesi dall’assessore al Bilancio. Vorrei informarli che per legge il bilancio e pubblico e scaricabile sul sito del comune di Rossano. Non solo: sembrano sapere con esattezza i conti dei due comuni, allora perché chiederlo così insistentemente? Inoltre, facendo riferimento alla Corte dei Conti sono andato a spulciare sul sito ufficiale e ho trovato, come ultimo documento relativo a Rossano, un atto datato 2009 (http://www.corteconti.it/cerca_nel_sito/risultato.html), mentre le ultime dichiarazioni dell’assessore Candiano parlano di un bilancio più forte, sebbene non florido (http://ildispaccio.it/cosenza/152068-sessione-estiva-di-bilancio-a-rossano-l-assessore-candiano-lavoro-onesto), di cosa parliamo? 7) Territori vasti e diversi Si dice che il territorio sarà più grande di quello di Milano e con una popolazione di molto inferiore: e allora? Cosenza fa circa 67mila abitanti a fronte di 37 km/q: penso che quello sia un bel problema, non la vastità del territorio. Si tratta inoltre della baricentricità del nucleo abitativo rossanese e della frammentarietà del territorio coriglianese posti come un problema: perché? Quali questioni sorgono in merito alla amministrazione di un territorio così conformato? 8) Referendum consultivo che ha trasformato il suo ruolo Quello del referendum è sia un punto di arrivo che un punto di partenza, arrivando al Sì per dare il via all’iter di Fusione: chi sostiene il contrario? Si propone inoltre la reintroduzione del quorum: a che pro? Questo non è presente né per l’elezione del sindaco sopra i 15.000 abitanti, ossia della massima autorità amministrativa, sanitaria e di sicurezza pubblica, né per i referendum costituzionali, i quali modificherebbero la carta fondamentale della Nazione. Perché reintrodurlo, visto che le percentuali di votanti alle elezioni, come noto, sono sempre più basse del 50% (a Corigliano, le ultime amministrative hanno visto il 44% dei votanti, ad esempio)? Perché invece non invitare i cittadini a votare, che sia per un Sì o per un No, a che possano esprimersi mediante il diritto e il dovere verso il loro territorio? Che il processo sia sentito e forte tra la popolazione lo diranno le popolazioni andando a votare, non certo i quorum. 9) Legge quadro regionale incompleta e pericolosa, urge uno stop&go Ma come, fino al 2016, anno di approvazione della delibera, la legge sulle fusioni andava bene e ora invece non è più adatta? Quali modifiche sarebbe necessario fare? A che pro? Cosa non è chiaro agli autori dell’articolo? 10) Siamo una comunità coesa e convinta? In questo punto si sostiene che la fusione sia un discorso ristretto a poche decine di cittadini: ma come? Poco sopra si era scritto che era un discorso ormai di primo piano tra le piazze ed il web, ed ora? Non è di incertezza che si tratta, qui siamo davanti a due comunità che da decenni hanno già tolto il lenzuolo dal Patire per confrontarsi, con coriglianesi e rossanesi che si sposano, fanno scambi commerciali e culturali, lavorano e si divertono ognuno nella città dell’altro. E’arrivato il momento di parlare con un’unica voce, capace di parlare a nome di una comunità sola di 80mila abitanti e non più solo di due città che amministrativamente hanno sempre agito in ordine sparso quando non contrapposto. E’ arrivato il momento di dire Sì al futuro di questa terra. |